Santa Lucia

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Avevamo a disposizione due risultati e mezzo su tre. La cosa poteva anche indurre ad un cauto ottimismo. Come non detto. Bastien ci fu contrario. Noi siamo poca cosa. E così sfuma l’accattivante possibilità di un derby Uefa. Uscire con l’Olympiakos brucia. Inutile nasconderlo. Ma non è che mi abbia mandato in bancarotta. Intendo la bancarotta di un’anima che spende troppo in speranze e aspettative. Niente è scontato per questa squadra e questo allenatore, che hanno un’idea molto vaga di cosa sia il gioco del calcio. L’eliminazione, comunque, ci toglie il fardello di altre partite al Giovedì. Un peso che non saremmo stati in grado di sostenere. Potremo passare la settimana a Milanello, ripassando schemi e movimenti. Mi sorge, però, un dubbio. Rino, a cosa li alleni tu? A fare i retropassaggi e a cercare di salire lentamente dal bassissimo? Tutte le altre squadre , anche quelle con grossi limiti tecnici, sono più spicce, più determinate, più aggressive, più organizzate, più scafate di noi. Inoltre, quando siamo sull’orlo del burrone, troviamo sempre qualche maledetto che ci dà una spinta malevola. E così il calice amaro della sconfitta diventa una nostra bevanda abituale. Dall’Arsenal all’Olympiakos continua la storia dei rigori inventati. E in mezzo c’è il clamoroso rigore scippatoci con il Betis. Pure in casa con il Dudelange l’arbitraggio fu molto discutibile. Solo sfortunate casualità? Non credo. Penso all’occhio lungo dei parrucconi dell’Uefa, che trovano terreno fertile nella nostra pochezza. Già, perché, quando eravamo forti, non ci fermarono neppure negandoci gol con palle entrate di metri in quel di Belgrado e Brema. O annullandoci per fuorigioco reti segnate da chi arrivava da dietro su un passaggio orizzontale come a Madrid. Già, allora eravamo tutt’altra cosa. Ora rientriamo a testa bassa nei recinti nostrani in attesa della sanzione che ci commineranno. Bene ha fatto Leonardo ad alzare educatamente la voce. E, in caso di punizione troppo pesante, bisogna ribellarsi, scoperchiando gli scheletri nell’armadio di Paris, City e Inter.

Cara Santa Lucia, molti non lo sanno, mai tu porti i regali ai bambini dalle mie parti. Sei stata brava a farmi un dono utile e libidinoso nella prima notte di Champions. Ho apprezzato pure quello della seconda, anche se inutile. Però non dovevi portarmi il carbone della nostra eliminazione. Dici che sono stata cattiva? Ho gioito troppo per le disgrazie altrui? Non è vero. Non ho neppure esultato per la sconfitta dei Gobbi… Sostieni che la squadra e il suo allenatore avrebbero dovuto aiutarsi , per agevolare il tuo compito? Hai ragione. Ti perdono. E perdonami anche tu, se adesso sono costretta ad esautorarti, cercando un interlocutore straniero: Babbo Natale. D’accordo, lui non ha competenze territoriali nel mio caso. Ma, a mali estremi, estremi rimedi. Gli scriverò una bella letterina. Gli chiederò in dono un Milan che, al di là dei risultati, sappia giocare un tantinello a calcio e si lasci guardare senza far venire il latte alle ginocchia. Mi spiace, S. Lucia. Tu hai fallito in questa missione. Natale, comunque, è lontano. Mancano ancora quattro partite. Saranno durissime. Noi veniamo messi in difficoltà da chiunque sappia correre in modo un minimello organizzato. Faticheremo pure con Bologna e Frosinone. E non è detto che riusciremo a vincere. Speriamo di sì, dai. Aspettiamo una gara tranquilla, in cui il risultato sia acquisito nella prima parte, per far riassaporare a Conti il gusto del campo? Ciao Peppina.

Calha, che delusione.

La mia delusione più grande ha un nome e un cognome: Hakan Calhanoglou. Io ho sempre creduto in questo ragazzo, vedendo in lui doti tecniche fuori dal comune. E gli ho sempre trovato qualche giustificazione. Secondo me, per esempio, viene impiegato fuori ruolo. Anche nel pre mi dicevo. “ Dato che manca Suso, giocherei finalmente con il 4-3-1-2, mettendo Laxalt mezz’ala sinistra. Figuriamoci. Con te, Rino, è inutile ragionare.” Poi, però, a suon di prestazioni imbarazzanti, fatte di passaggi spesso sbagliati, dribbling mai riusciti, tiretti alla mozzarella, anche la fiducia più solida vacilla. E una si ritrova disarmata. Il suo “ Mi piacerebbe vedere Calha e Kessie in mano ad un allenatore capace” perde forza.

Volendo farmi male, ripenso ai tre gol presi in situazioni singolari, atipiche. Il primo è comico, nella sua unicità. Dunque, abbiamo un nostro calciatore piazzato davanti alla bandierina. Il loro la tocca forse due volte.  Fatto sta che  una beffarda palletta rasoterra passa tranquilla, parallela alla linea di fondo, mentre noi dormiamo il sonno dei polli. Il secondo è un’autorete sfortunata. Il terzo è una truffa dell’arbitro. Abbiamo rischiato di capitolare altre volte, per carità. A dieci secondi dal fischio di inizio un uomo si è presentato da solo davanti a Reina. E non saprei che dire di quel nostro corner, di cui non ho capito bene la dinamica. Forse palla toccata due volte da Casti. Punizione per loro e contropiede feroce sul quale si è immolato Zapata, quando il gol sembrava inevitabile. Una roba incredibile. Sta di fatto che gli altri pensano ad andare velocemente in verticale. Noi, invece, giochiamo lentamente in orizzontale. Bah! In realtà saprei cosa dire. Ma sono cose brutte e me le tengo per me. A dire il vero, potevamo anche segnare più gol. Come non detto. Lì davanti sbagliamo sempre tutto. Sembriamo educande che temono di far male all’avversario. La prestazione di Zapata mi è piaciuta. E non mi è dispiaciuta quella di Abate. Davvero un peccato che il gol di Zap non sia servito. Colpi di testa vincenti da corner per noi sono rarità. Anzi, eventi unici. Sarà vero che ci alleniamo puntigliosamente nell’esercizio specifico in settimana? Bah! Avevamo riacciuffato la qualificazione per i capelli. Poi è arrivata la truffa, per carità. Ma tu, Rino, hai dato un pessimo segnale di insicurezza e paura, sostituendo Cutrone con Laxalt. Calha o Casti, autori di bruttissime prove, dovevi togliere! Alla fine abbiamo dovuto tentare la disperata rimonta con Halilovic. A me non sembra una cosa normale.

Spero sia vero che solo chi ha il coraggio di affrontare grandi insuccessi può ottenere grandi successi. Saremmo a cavallo, ragazzi. In ogni caso, è inutilmente dannoso mangiarsi il fegato, rimuginando sulla nostra pochezza. Bisogna andare avanti e guardare a Bologna. Lì siede in panca un altro che non è un fine stratega. Vediamo di non far resuscitare pure lui. Noi siamo dei veri e propri specialisti in queste imprese. Poche storie, Gonzalo. D’accordo, la nostra tipologia di non gioco rende durissima la vita del centravanti. Però ci stai mettendo anche del tuo. Qualche occasione l’hai avuta. Voglio i tuoi gol. Senza se e senza ma. Rino, tra me e te c’è dell’incomunicabilità. Forse è anche colpa mia. Un merito, comunque, ce l’hai. Mi hai fatto capire quale sia il mio allenatore ideale. Uno con idee tattiche opposte alle tue. Leo e Paolo, vedete quel che potete e dovete fare. Io al quarto posto ci credo ancora, eh! Parrucconi dell’Uefa, attendo il vostro verdetto. Proprietà, fair play o non fair play, Paquetà non può bastare. Non ho capito bene il suo ruolo. Temo che, anziché una risorsa, diventi una complicazione per Gattuso. Ho l’impressione che tatticamente Rino non ne sappia molto più di me. Per chi non ha giuste le competenze e le idee chiare le opportunità possono trasformarsi in problemi. Cappero, neppure gli Orrendi posso sfottere. Neanche questo sottile piacere mi viene concesso. Guarda un po’ come sono ridotta…. Santa Lucia, potevi essere più brava. Che emozione, quando ti aspettavo da bimba. Preparavo la crusca e i pezzettini di pane per il tuo asinello, prima di andare a letto. Mi sa che un po’ di crusca si potrebbe portare anche a Milanello. Società, noi siamo quel che siamo, ma ci trattano sempre a pesci in faccia con arbitraggi vomitevoli. Altro che bidoni della spazzatura. Quelli hanno discariche intere al posto del cuore. Vedi di affrontare entrambi i problemi. Santa Lucia, tu sei accecata a causa dei tuoi aguzzini. Io lo sono per via del mio amore per il Milan. Tra tutte e due non siamo riuscite ad ottenere la qualificazione. Dovrei arrendermi adesso? Mai! Io credo al quarto posto. Senza se e senza ma! Forza Milan!

Chiara

P. S. Avevo scritto il pezzo prima della sentenza Uefa. Commento.

a) Riduzione della rosa a 21 elementi. La cosa non ci tocca. Le nostre rose sono state composte sempre da molto meno di 21 calciatori decenti.

b) Multa da 12 milioni. Una nullità come Montolivo ci è costata molto di più.

c) Pareggio di bilancio entro il 2021. Qui entri in ballo tu, Ivan. Se non aumentiamo i ricavi, siamo destinati all’anonimato. Certo, l’eliminazione di ieri sera non è un buon viatico.

Da qualunque lato la guardiamo, la situazione è durissima, ragazzi. Inutile nasconderlo. Ma mai disperarsi. Io sono fatta in modo tale che più botte prendo, più cresce la mia voglia di rimettermi in piedi e di restituire i cazzotti. Nessuno può toglierci la capacità di lottare, se noi non glielo permettiamo. Vedremo di che pasta è fatta la nuova Società. Io non mollo di certo. Dimenticavo una cosa importante. Grazie, Silvio! E un’altra. Uefa, guarda che ci hai già punito due volte, mandandoci dei sicari in giacchetta nera. Tas o non Tas, non ci vuoi proprio nelle tue competizioni, eh! Maramaldo a te fa un baffo!

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.