Sono di passaggio, bisogna aspettare

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Anche questa settimana non si può stare tranquilli, quando pensi che almeno per qualche giorno potrai goderti un pò di “bombe” di mercato, sparate a caso, arriva la notizia della cessione di Tonali al Newcastle. Sono stupito? No. Sono incazzato? No. Finisce il Mondo? No. Queste sono le tre domande che mi sono posto, al netto dell’importanza in campo e fuori di una figura come Tonali. Un bravo ragazzo, milanista, arrivato al Milan nel momento storico peggiore. Questo mi dispiace, veramente molto. Ma razionalmente, mi chiedo, se questi qui hanno cacciato Maldini (con tutto quello che rappresenta per il tifo), che scrupoli si faranno per un qualsiasi altro componente della rosa o della società? Quindi la partenza di Tonali è solo un’altra tappa del percorso che è iniziato da molto tempo ma che lo scudetto della stagione scorsa aveva parzialmente rallentato. Per tutti i fanfaroni, dal muezzin al lollipop, che stanno scaricando già la colpa su Tonali, chiedo almeno la decenza di raccontare la verità che, almeno a Milano, sanno tutti. Tonali è stato gentilmente accompagnato alla porta, andrà a guadgnare molto di più? Non è certo colpa sua, visto che si sarebbe incatenato ai cancelli di Milanello per rimanere. Il bel tacer… Chi continua a non condividere ciò che scrivo ha tutte le ragioni del Mondo, peccato che non si accetti mai il contradditorio e soprattutto, peccato che, quando scrivevo le stesse identiche cose, nel febbraio del 2020, c’era gente che sorrideva o criticava perchè si vedeva sempre tutto “nero”. Il post di allora, è di fatto passata un’epoca, si chiamava “due mondi che non si incontreranno mai”.

Questo quello che scrivevo il 13 febbraio 2020, poche settimane prima dell’arrivo della Pandemia. Con un Milan ancora zoppicante e con le figure di Maldini e Boban che avevano preso Giampaolo in estate, poi esonerato per prendere Trentadenari. Non c’era idea di poter arrivare ad un posto in Champions e men che meno ad uno scudetto.

…Eppure se l’esperienza americana, economicamente parlando è un trionfo, non è certo un esempio di successo sportivo come lo si potrebbe pensare. Chris Anderson che è un esperto conoscitore dei “compratori” americani e che ha fatto spesso da consulente in questi passaggi di proprietà, interrogato sull’argomento un paio di anni fa disse: “…molti hanno riscontrato difficoltà con le dinamiche del gioco e dell’industria. Non riescono a comprendere la natura della “bestia”…”. Questo è un punto importante, immaginatevi il Fondo Elliott che entra nel Milan, in Italia, con tutti gli scenari che conosciamo e pensa di capirci qualcosa…

E ancora

Ma il punto più interessante lo si trova nello stralcio di un’altra intervista a Hendrik Almstadt, tedesco che ha lavorato in ruoli dirigenziali per le proprietà americane di Aston Villa ed Arsenal (toh chi rivede): “…Questi signori sono per lo più professionisti provenienti dal mondo della finanza. Sono abituati ad un mondo fatto di vestiti costosi su misura e dentature perfette. In America ogni settore, anche il più piccolo è altamente qualificato e professionale.  I nuovi proprietari non capiscono che in Europa non sempre è così e quanto l’ambiente sportivo sia molto più informale e basato su reti di contatti personali…”

Ancora

Sempre Almstadt “…Loro vorrebbero modellare l’ambiente a proprio piacimento senza conoscere però il territorio e le dinamiche di uno uno sport poco familiare… In America tradizionalmente il proprietario dà le chiavi dell’azienda al manager di turno e se dopo sei mesi le cose non sono andate come ci si aspettava questo viene mandato via… Questo approccio, che è l’opposto di quello inglese dove avere un manager di lunga durata è una virtù per portare risultati a lungo termine, ha portato ad un numero lunghissimo e senza fine  di figure di dubbia utilità in società ed il fatto che essendo tutti contingenti e sostituibili, ci siano meno responsabilità, vengano prese decisioni povere e spesso si crei il panico…”. Sono parole di un dirigente che ha lavorato anche a stretto contatto con questo tipo di proprietà e che dovrebbero far riflettere. Purtroppo chi viene da un mondo come quello di Wall Street, dove i numeri e il guadagno vanno a braccetto, non potrà mai andare d’accordo con un mondo dove la “fede” e la “passione” sono legate alle vittorie, ai risultati sportivi e agli idoli che vanno in campo indossando i colori di quella tifoseria. Gli americani privilegiano sempre la stabilità economica di un assett rispetto alla parte sportiva. Ovvio che Boban e Maldini, con tutti i loro limiti, non potranno mai avere la stessa visione del dott. Gazidis…

Questa ultima parte è fondamentale per capire i miei ultimi scritti e le ultime azioni di RedBird/Cardinale. Purtroppo, il lutto io l’avevo già metabolizzato nel 2020. Per quello che le tragedie (sportive) per Maldini o Tonali le vivo diversamente, ma non vuol dire che le condivida. Il calcio è cambiato e in tutti questi anni le uniche cose che sono rimaste uguali sono i nomi delle squadre (neanche tutti), il resto è tutto di passaggio. Qui la Storia non conta più, siamo in una nuova fase, quella economica/speculativa e di showbiz. I fondi come RedBird e gli sceicchi arabi, o qatarioti che siano, non hanno un cuore rossonero pulsante come il nostro, come avete potuto leggere qualche riga sopra, hanno un solo credo il dio $. Sono il primo al quale non piace per nulla, ma è così. Non da oggi. Fino a quando qualcuno non ci porterà l’imprenditore Brambilla-Fumagalli della situazione che dalla Brianza verserà decine di milioni di euro (a perdere). Questi non amano perdere, o meglio, non amano perdere i loro soldi, sul campo sono più aperti alla sconfitta. Questa situazione era scritta nella storia (lo disse Berlusconi circa 15 anni fa, arriveranno arabi e fondi e sarà tutto diverso), inoltre tutto è andato come in queste interviste che alcuni dirigenti sportivi in contatto con le proprietà americane avevano anticipato anni fa. Molti pensano che io giustifichi e appoggi la politica di Cardinale ma non è così, semplicemente la comprendo, perchè è il loro modo di pensare e di lavorare, ci sono a contatto ogni giorno e gli americani ragionano così. Comprendere questa mentalità non vuol dire condividerla, ma sicuramente mi fa essere meno incattivito perchè so che non cambieranno il loro modus perché i social sono in guerra totale. Inoltre, visto tutto il tempo, il sangue e le parole che ho sprecato in passato per scagliarmi contro Elliott, senza risultati, non ho proprio voglia di cominciare una battaglia contro una situazione che non può essere cambiata. Sono ancora qui e ci stanno tenendo in ostaggio. Questa politica americana porterà risultati sportivi importanti? Non lo so, ma ma è inutile darsi patenti tra noi tifosi. Il Milan è sempre la nostra squadra e la seguiremo sempre, perchè è una brownsugar per la quale non possiamo stare senza. Ma proprio come la brownsugar ci fa stare male e ci fa contorcere le budella, ma ci fa stare anche tanto bene. Questa purga non sarà eterna, ha una scadenza, speriamo breve, ma ha una scadenza, il tempo di sistemare la questione stadio e se ne andranno con le tasche piene di soldi e con i dividendi che hanno garantito ai loro azionisti e investitori. Bisogna aspettare, criticare se necessario ma non schierarsi gli uni contro gli altri. Perchè il “Divide et Impera” dei Romani, è sempre di grande attualità anche oggi. Tanto, purtroppo, fino a quando non andranno via, il Milan rimarrà un asset per loro, sarà una Fede per noi, ma sostanzialmente rimarranno “due mondi che non si incotreranno mai”.

FORZA MILAN

Johnson

P.S. Se qualcuno volesse leggere il vecchio post, cliccate qui

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.