Il calcio europeo di Pep

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Mi vedo costretto a scrivere rintanato nel mio esilio di Canouan, a causa del fuoco incrociato che sto subendo ormai da settimane dal duo lazialigure, ma nonostante tutto la temperatura mite e la brezza serale riescono a stemperare la mia nostalgia dell’Italia. Dopo aver preso un comodo volo privato interno e un United via New York e Londra, sono arrivato in tempo a Milano per vedere dal vivo, allo stadio, Milan-Bologna. Uno spettacolo di rara bruttezza, nel quale ho potuto proprio gustare il disarmo tattico di questa squadra. Come anticipato dal coach in conferenza il giorno prima della partita, “A noi del centracampo non ce ne frega niente”. Questo il succo del discorso.

Come sempre monsieur Trentadenari conferma di essere più fortunato che bravo, infatti lo scempio visto dal dischetto di Giroud e di Theo ha mandato in cavalleria le sue scelte folli pre e durante la partita. Mi permetto di sottolineare questo scempio perchè da alcune settimane sento uno strano clima intorno a questo improvvisato, ovvero che sarebbe quasi giusto riconfermarlo. Ma non scherziamo. Questa squadra ha disimparato a giocare a calcio, gioca qualcosa di simile tra il rugby e il calcio fiorentino, mixato con la corsa campestre e il triathlon. Non sa difendere, non sa attaccare e l’unico schema è palla a Leao, che triangola con Theo, tiro o palla in mezzo e preghiera annessa. Senza dimenticare i missili aria/aria che spara Maignan per raggiungere Giroud dopo un giro palla soporifero tra i due centrali di difesa (tra l’altro gli unici difendenti di una squadra leggermente sbialnciata). Questo non è “calcio europeo”, questo è calcio primordiale, ovvero lo si può vedere nelle partite dei pulcini con dieci giocatori in attacco e poi dieci in difesa, correndo dietro alla palla come dei ciuchini. Mettiamo in chiaro questa cosa, da subito. Questa guida tecnica, in caso di riconferma segnerà il mio contemporaneo ed istantaneo abbandono dal tifo, perchè non sono mai stato un fan degli horror.

Sabato sera ho potuto assistere a Kjaer che riconcorreva a tutto campo Zirkzee. Già così farebbe ridere solo a pensarlo, pensate a metterlo in pratica in campo. Come Kjaer possa aver finito la partita senza passare direttamente dalla rianimazione del San Carlo, rimane un mistero. O forse la buona notizia della serata, almeno non si è rotto. Quello che si è visto sullo 0-1, credetemi, io non lo vedevo su un campo di calcio dai tempi di Zemanlandia, voragini immense, praterie incontaminate nelle quali Gabbia e Kjaer devono coprire, in due, 60 metri di campo. Il resto della squadra a bivaccare nella metà campo avversaria, impegnata in un pressing insulso e senza risultati.

Siamo sullo 0-0…Ma si può?!?!

Come dico da anni, le squadre avversarie, qualsiasi esse siano, ci affrontano sapendo benissimo che prima o poi, nell’arco dei 90 minuti, qualche bella minchiata la concediamo. Ragione per la quale, ormai incutiamo il timore che incute un chihuahua ad una tigre. Il problema più grande è che il 90% degli allenatori avversari, prepara le partite, al contrario nostro. Ma non solo, le prepara proprio su queste praterie che concediamo, su questo centrocampo che non c’è e sulla nostra fascia sinistra dove tanto Theo va un pò dove cazzo gli pare e Leao torna solo se sente un beat underground sul quale fare qualche rima gangsta.

Difendere questa roba qui non è sinonimo di incomepetenza, come si pensa, è collusione. Si tratta di difendere la mediocrità e l’improvvisazione, Furly e altri elementi della società che continuano a fare il diavolo a quattro per tenere questo coach, sono semplicemente complici di un modo di agire che preferisce non gestire un problema per evitare di portarsi a casa gente competente. Cardinale, vorrei che fosse strachiaro, non ha colpe, se non quella di aver chiesto un prestito ad Elliott, che non solo ha imposto i suoi tassi d’interesse e i suoi uomini in ruoli chiave ma ha anche imposto il modus operandi, fallimentare oserei dire. Qualsiasi persona non in malafede non può più accettare una cosa così, perchè non si tratta di vincere o perdere, si tratta di fare uno sport diverso dagli altri che non ha nulla a vedere con il calcio. Trentadenari ha dato il suo meglio anche nei cambi, nei quali, per l’ennesima volta è riuscito a peggiorare la squadra e, per l’ennesima volta, è riuscito a perdere altri punti. I due rigori sono una roba indecente ma sono delle variabili che in una partita possono farti vincere o perdere, le minchiate che combina questo allenatore non possono essere un’ulteriore variabile e nel 90% dei casi ti fanno solo perdere.

Chiudo il post per non essere troppo ripetitivo, mi appresto a tornare in spiaggia, nel mio esilio, in attesa di tempi migliori. Sia in campo che in Italia, quando verranno colpiti e condannati i bullizzatori e non i bullizzati.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.