Io mi ricordo ancora …

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Scrivere del Milan che stiamo vedendo in questo periodo non farebbe che aumentare la depressione e, comunque, credo abbiamo già scritto e detto tutto quello che c’era da dire, inutile dilungarsi oltre visto che non abbiamo neppure la cronaca causa pausa nazionali. Come spesso mi accade nei periodi neri e quando non c’è la contingenza da commentare, mi tornano in mente vecchi ricordi dolci ed indelebili. Oggi vi parlerò di quando e come scoprii di essere rossonero…

Da bambino, ai tempi di asilo e scuole elementari, i miei genitori lavoravano ambedue e durante il giorno si occupava di me una vicina di casa. Questi signori avevano a loro volta un figlio, Angelo, che aveva 6 anni più di me il quale spesso mi portava con lui ai giardinetti insegandomi i primi rudimenti del calcio… Potete immaginare l’eroe che questo bambino più grande fosse ai miei occhi. Angelo (così come il padre, lo zio Carlo) era rossonero fino al midollo e mi ricordo ancora la sua cameretta ricoperta da poster e bandiere rossonere. Mettiamola così, il viatico sarebbe stato buono ma, di contro, avevo un nonno interista che faceva di tutto per cercare di portarmi dall’altra parte della barricata…

Al di là del tifo, da quando diedi i primi calci ad un pallone quel gioco mi conquistò irresistibilmente. Per me esisteva solo quello e cominciai a tormentare mi padre perché mi portasse a San Siro per vedere una partita dal vivo non specificando se di Milan o Inter, non avevo ancora le idee chiare preso in mezzo tra Angelo e nonno. Il mio vecchio, che aveva tutt’altre passioni sportive, appassionato di vela (è stato uno skipper internazionale con tanto di medaglie e insignito del titolo onorifico di commodoro del lago maggiore) e nuoto e che avrebbe dato un braccio purchè ereditassi le sue passioni, non si capacitava di questa mia sconfinata e pervicace passione ma si sa, quando si puntano su una cosa i bambini sono letteralmente incontenibili; Più insistenti di uno stalker professionista…

A quei tempi la prefettura di Milano aveva a disposizione un certo numero di biglietti omaggio per tutte le partite che si giocavano a San Siro. Il mio vecchio, fedele servitore dello stato e come sottufficiale anziano di pubblica sicurezza, aveva diritto a chiedere… arriva finalmente la sera di Sabato 12 Aprile 1969 quando il vecchio arriva a casa con il sorriso dei momenti migliori. “Preparati Roby, domani abbiamo un impegno… andiamo a San Siro a vedere Milan-Juve.”
Provate ad immaginare, quel bimbo di neanche 7 anni, a San Siro, in tribuna (i biglietti della prefettura erano “preferenziali”) per vedere i suoi beniamini e per di più contro quelli che erano già allora  (così erano visti sia da Angelo che dalla buonanima del nonno) “gli odiati gobbi”… Inutile dire che passai la notte insonne a fantasticare su quel meraviglioso regalo ma anche per la paura che si poteva anche… perdere? Contro i gobbacci? Proprio quella domenica? Proprio al mio esordio? Naaaa, non era possibile ma fatto sta che non dormii… e poi, poter vedere finalmente una partita intera, non gli highlights di 90°minuto (allora non c’erano le TV satellitari. Le partite le vedevi allo stadio o non le vedevi) era un pensiero meraviglioso ed io allora ero stato solo al Braglia (lo stadio del Modena, allora in serie B se non ricordo male), dove mi aveva portato il nonno.

La mattina di domenica ero gia in piedi prestissimo. I miei dormivano ancora e non avevo il coraggio di svegliarli ma alle 8 sarei già uscito di casa per il timore di arrivare in ritardo. Era la mia “prima” a San Siro, non potevo sprecare nemmeno un secondo…

Non ricordo molto di quella giornata è passato ahimè troppo tempo, solo mi è rimasto stampato in testa l’emozione di quando uscimmo da casa e, finalmente, arrivammo allo stadio. Quando entrai in quel tempio sacro, di come giravo la testa di qua e di là per imprimermi nella memoria tutto quello a cui stavo assistendo. Ricordo che tutta la mattina diedi il tormento al vecchio per andare ed infatti, pur di farmi smettere, ci avviammo presto ed ci accomodammo ai nostri posti ben prima dell’inizio. Il tempo sembrava essersi bloccato e la partita non iniziare mai.

Poi, dopo un tempo che mi parse infinito, finalmente lo speaker… “Cudicini, Anquilletti, Rosato, Maldera, Malatrasi, Trapattoni, Petrini, Lodetti, Sormani, Rivera, Prati” allenatore “Nereo Rocco”, il Paron ! Le squadre stavano per entrare in campo. Si cominciava. Non ricordo nulla di quella partita se non che andammo in vantaggio con un gol di Pierino la peste ad inizio partita e che passai il resto del tempo a contare i secondi e che mi rimase impresso cosa faceva tale “Gianni Rivera” quando il pallone gli capitava tra i piedi. Non ne capivo molto ma sembrava che ballasse non che giocasse a calcio…  quel gol l’ho cercato e l’ho rivisto, un sinistro incrociato al volo da dentro l’area dopo un batti e ribatti al ventesimo…

Che finisse comunque, il prima possibile. Dopo un tempo che sembrò altrettanto infinito, nel quale immagino la squadra del Paron passò il resto della partita a traccheggiare per far passare il tempo e portare a casa i due punti (allora le vittorie valevano due punti non tre come ora) finalmente Lo Bello (si proprio lui) fischiò… Era finita avevamo vinto… Ed Io non volevo più uscire da San Siro ed il vecchio dovette aspettare che lo stadio si svuotasse per convincermi. Finalmente uscimmo recuperammo l’auto e ci avviammo verso casa ma non spiccicai una parola. Ero incantato da quello a cui avevo assistito. Il Milan, a San Siro, che aveva battuto i gobbacci.

Quella domenica segno la mia vita per sempre. Nonno o non nonno la mia cameretta si riempi di poster, bandiere e ninnoli rossoneri e fui soddisfatto solo il giorno in cui, sfiniti da pianti e capricci a dirotto, i miei mi comprarono le mitiche “Tepa Sport” (quelle che indossava Prati) e la maglia nera con il colletto rosso di Cudicini (già allora giocavo in porta che era costituita da due pini nel praticello sotto casa). Ero Milanista, lo ero sempre stato, probabilmente questione di DNA, solo che in quella giornata l’avevo capito e da li in poi non ci furono tentennamenti ne tentazioni devianti.

Il calcio in tutti questi anni è profondamente cambiato. Allora era poesia, sogno, un pensiero che ti accompagnava durante le giornate, ti faceva sognare di essere il tuo idolo preferito (per me era Cudicini svsd) durante le partitelle nei giardini della scuola o nel campetto a sette dell’oratorio… Oggi il calcio sta diventando sempre più business ma, a parte i ragionamenti logici, le previsioni ed i relativi pensieri che facciamo cercando di prevedere cosa succederà in futuro, quando gioca il Milan, che sia la finale di champions che sia un allenamento in periodo di preparazione contro la Pergolettese è uguale. L’aspettativa che sento rimane la stessa. La stessa che provai nei minuti prima del fischio d’inizio in quella magica Domenica.

In questo momento non ho davvero la voglia di filosofeggiare su quanto sta facendo la squadra, le scelte a volte cervellotiche di Pioli (la difesa a tre non la sopporto tanto per fare un esempio), l’approccio sul campo che sembra più quello di un manipolo di educande che di una squadra che dovrebbe (avrebbe dovuto almeno) lottare per lo scudetto della seconda stella, della gestione a stelle e strisce che non possiamo sapere dove ci porterà e soprattutto come. Preferisco rifugiarmi nel ricordo di quei momenti, quando ho scoperto di essere rossonero, quando il caso, che evidentemente ci aveva visto giusto, fece avere proprio quei biglietti e proprio quel giorno al mio vecchio, quando ho scoperto la magia di quei colori, quando mi sono sentito tutt’uno con questa cosa grande e pensare che qualsiasi cosa accada la magia non potrà sparire del tutto; prima o poi tornerà e noi saremo qui per gustarla nuovamente…

E Voi ? quando  e come avete scoperto ? raccontateci…

FVCR

Axel

Puoi cambiare tutto nella vita. La fidanzata, la moglie, l'amante, la casa, il lavoro, la macchina, la moto e qualsiasi altra cosa che ti viene in mente. Solo una cosa non potrai mai cambiare. La passione per questi due colori. "il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari". Grazie mamma che mi hai fatto milanista, il resto sono dettagli.