Solo noi

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Ehi, ragazzi, oltre allo scudetto del bilancio adesso possiamo festeggiare il clean sheet di Torino. Che bello! Che libidine! Sono orgogliosa della nostra perla di Società, che spicca per la sua unicità. Solo noi possiamo avere un’addetta alla comunicazione interista, che si vanta sui social di aver convinto la figlia a non diventare milanista. Naturale, visto che è pure moglie del simpaticissimo Garlando, noto per i suoi pezzi adoranti, che grondano di passione nerazzurra e di odio rossonero. Solo noi possiamo avere un direttore amministrativo, portato da Blue Skye, con la quale è in corso un lungo e rovente contenzioso giudiziario. Ci si può meravigliare se poi lui cinguetta amorevolmente con una procura in cui si annidano interisti doc, nemici giurati del Milan? Solo noi possiamo pensare di prendere Lopetegui. Conte no. Figuriamoci. Lui è uno che vuole vincere. E neppure Sarri va bene. Piacciono i Lopetegui et similia, tipo Fonseca. Fortunatamente abbiamo una Società che sa il fatto suo. Meno male! Chissà cosa succederebbe altrimenti.

Un bijou di proprietario

Solo noi abbiamo un proprietario, o simil tale, come l’ecclesiastico. Lui è decoubertiniano. Di più. Ecumenico. Non possiamo vincere sempre. Non bisogna mortificare gli altri. Il suo motto? Più stadi per tutti. Da che abbiamo avuto il non piacere di conoscerlo ci sono stati 6 derbies. Tutti persi. Fino a che resterà non vinceremo mai nulla. Comunque lui e il suo Uccello Padulo mi renderanno felice. Molto felice. Quando se ne andranno. Già, ma quando?

Cappero, che presidente!

Solo noi abbiamo un presidente che, quando parla, fa venire voglia di rifilargli calci nel sedere a due a due fino a che non diventano dispari. La sua intelligenza, la sua empatia, il suo amore per il Milan sono un unicum nel panorama calcistico. Nazionale e internazionale. Solo dei buzzurri, e io mi dissocio da costoro, hanno dei dubbi sul fatto che possa essere un idiota. Poi lui apre la sua onorabile bocca e spazza ogni dubbio. Se la sciacqui, prima di parlare di Maldini. Solo uno in malafede può pensare che non gli interessi vincere. Lui, poverino, vorrebbe farlo nel derby. Sì, ogni tanto. Che il troppo stroppia. Pioli è un allenatore vincente. E lui lo confermerebbe a vita, alla faccia dei beoti del Pioli out. A proposito, sapete qual è l’origine del termine beota? Affonda le sue radici nell’antica Grecia, in quanto gli Ateniesi ritenevano rozzi e stupidi gli abitanti della Beozia. Io, però, mi ribello. Non credo che i poveri Beoti abbiano mai raggiunto i livelli dei nostri capataz.

Una perla di Ad

Solo noi abbiamo un Ad preparato, adorabile, fine intenditore di calcio, innamorato dei suoi colori, come Furlani. Lui ha sempre voluto e vorrebbe confermare quel genio di Pioli. Peccato che questo Aprile devastante ostacoli i suoi meravigliosi progetti. Da un po’ di tempo parla pure, eh! Sì, ci illustra le meraviglie della collegialità. Siamo democratici, noi. Mica come quell’asociale di Maldini, che voleva comandare. La splendida armonia con cui lavora il mitico GLI è la panacea per ottenere mirabili risultati sportivi. Ah, no, che dei risultati sportivi non gliene frega quasi niente. Dico quasi, perché a lui, come agli altri compagni di merende, interessa solo della qualificazione Champions. Cosa dire? Lo preferivo quando era laconico. A proposito, anche l’etimologia di laconico deriva dall’antica Grecia. Si, perché gli Spartani, gente rude e di poche parole, abitavano nella Laconia. A dire il vero, la tipica conformazione somatica dello Spartano ce l’ha Ibra. Non certo Furlani. E qui giungono le dolenti note. Zlatan, io ti ho sempre adorato. Per me sei nell’iperuranio. Mi ha fatto male vederti sghignazzare in tribuna vicino all’Ad di ‘sta ceppa. Non ti perdonerò, se mi costringerai a smettere di amarti e a doverti insultare. Non accetto che tu sia complice di questi profanatori di un luogo dell’anima chiamato Milan.

Un allenatore nel pallone

Solo noi abbiamo un allenatore come Pioli, finissimo stratega che si circonda di ottimi preparatori, abilissimi nella sfasciare i giocatori. Il suo è un calcio fluido, che si disinteressa di mettere i calciatori nei loro ruoli. A cosa servono posizioni e schemi di gioco codificati? A nulla! Questa è roba vecchia, obsoleta. Solo noi retrogradi non lo capiamo. Solo noi buzzurri pensiamo che avrebbe dovuto essere cacciato da molto tempo, anche solo per le sue dichiarazioni deliranti. Per i derbies dominati nei primi 7 e 4 minuti, per esempio. Chi non capisce niente dice che è di coccio, perché fa sempre gli stessi errori. Non è vero. L’avete sentito nel pre Juve? A ben 5 giornate dalla fine del campionato ha capito che dobbiamo stare più attenti alla fase difensiva, perché ultimamente abbiamo subito qualche gol di troppo. E l’Inter, che è la squadra più forte del campionato da 4 anni, in fondo ha vinto poco. Solo 2 scudetti. Quindi tu, che ne hai vinto uno con un modesto materiale a disposizione, sei più bravo di Inzaghi. Ecco, qui rispunta la bella persona che molti, non so perché, vedono in lui. Saranno contenti i giocatori di sentirsi considerare scarsi rispetto ai dirimpettai del Naviglio. Tranquilli, queste sono considerazioni di uno che non possiede nemmeno le competenze per allenare il Canicattì, con tutto il rispetto per il Canicattì. E sappilo, stratega dei miei stivali. Lo scudetto l’abbiamo vinto grazie a Ibra e Maldini. L’abbiamo vinto, e meritatamente, nonostante te. Non scoraggiarti, Terracciano. Il fatto di essere inviso all’incapace mi fa pensare che tu possa essere un buon calciatore.

Solo noi possiamo avere una curva così. Una curva canterina. Praticamente un jukebox. Mai una benchè minima contestazione contro questa perla di Società. Noi, che diventavamo matti, vedendo il disastro, l’abisso in cui stavamo precipitando, venivamo bollati con disprezzo come tifosotti da divano e da tastiera. Come gente che non ama il Milan. Che tifa contro. Questa moltitudine infame non si azzardi poi salire sul carro, dicevano. Verrebbe immediatamente buttata giù e marcata con la lettera scarlatta, che non è la A di adultera del romanzo. E’ la I di indegni. Io e quelli come me, che amano immensamente il Milan e soffrono da cani per il trattamento riservato all’oggetto della loro passione, abbiamo un po’ di risentimento verso i cosiddetti, miopi, tifosi di serie A. E non si tratta dei risentimenti muscolari da cui sono sistematicamente afflitti i nostri ragazzi. I comunicati della curva? Bene. Come insegnava il maestro Manzi, non è mai troppo tardi. Però non so se fidarmi. Temo si tratti di prese di posizione fini a se stesse, buttate lì per salvare la faccia. Aspetto di vedere se ci saranno davvero dure contestazioni allo stadio e sotto casa Milan. In questo caso sarò pronta a voltare pagina, a cancellare ogni mio rancore e a combattere insieme alla Sud. Non è ancora troppo tardi, anche se il tempo sta scadendo. Abbiamo una missione. Salvare un amore di nome Milan dal limbo della mediocrità. Non accettiamo tutto passivamente! Non lasciamo comodi e sereni coloro che vilipendono i nostri colori, la nostra Storia! Sferriamo robuste spallate, per liberarcene. Voglio aprire una carta di credito alla curva, perché, senza di lei, non ce la possiamo fare. Anche se io continuerò, comunque, a battermi con vigore. Fossi pure un Don Chisciotte. Niente più Aventino per me. Solo prima linea. E, se qualche improvvido e patetico menestrello cerca scarafaggi, guardi in casa sua. Forza Milan!

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.