Lo “step” lo dobbiamo fare noi tifosi

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Sono passati molti mesi, non so nemmeno io quanti. Per diversi motivi, principalmente lavorativi, mi è sempre stato impossibile dedicare qualche minuto alla scrittura rossonera. Mentre sto scrivendo, non so i risultati dei cuginastri, nè del Napoli, ma il pensiero che vorrei articolare, viaggia distaccato da quello che accadrà nelle due partite, pertanto mi permetto di condividerlo. Dopo il pareggio di Salerno, mi sono messo a leggere diversi commenti qui sul blog ma anche su varie pagine sportive. Molti pensieri condivisibili e tante posizioni più che lecite, soprattutto coloro che continuano a vivere quest’amore in maniera irrazionale, per me, hanno ragione di esistere e di continuare a portare avanti l’amore per il Milan. La mia conclusione è semplice e lapidaria allo stesso tempo, il problema siamo noi. Noi tifosi che non riusciamo a staccare la spina da questa passione, noi tifosi che quando ci confrontiamo, mettiamo sempre in prima posizione la voglia di Milan e, soprattutto, di un Milan vincente. Viviamo male perchè la fame di rossonero è talmente tanta che basta una dose, anche due, di Milan spumeggiante che ci inebriamo di questi colori ma, purtroppo, il nostro amore non viene spesso corrisposto.

Partiamo da un assunto iniziale e fondamentale. Chi mi sa dire qual è il reale obiettivo di questa squadra? La proprietà ha sempre dichiarato, più volte e decisamente, che si deve entrare nei 4 posti utili all’ingresso in Champions League. Comprensibile e assolutamente fondamentale per la sopravvivenza del club ma questo è un disco che, a memoria sentiamo da circa 15 anni, malcontati, e ha portato ad uno scudetto e a 2 Supercoppa Italiana. Comunque, in conclusione, di certo tutto ciò che riguarda una vittoria finale, al momento, non è contemplato. Vittoria certamente gradita in caso di successo ma non necessaria. La dirigenza, e mi riferisco principalmente a Maldini e Massara, si sono sempre, saggiamente coperti dichiarando che il miglioramento di anno in anno è l’obiettivo di questo Milan. Il che vuole dire che migliorare la posizione in campionato, rispetto all’anno scorso porta ad un certo ragionamento ma questa stagione, se consideriamo la Champions League e la Coppa Italia (aspettando l’esito della semifinale), il miglioramento rispetto alla scorsa stagione c’è stato. Infine la squadra è quella che forse ha le idee più confuse di tutti. Non per colpa loro, o meglio non solo per colpa loro, ma di sicuro sono quelli che in base ai mesi tendono a settare obiettivi diversi. Più di un giocatore si è sbilanciato con lo scudetto, qualcuno ha preferito tenere una posizione più filo-societaria con un generico “miglioramento” e si arriva all’ultimo obiettivo che circola da qualche settimana: “Migliorare il punteggio dell’anno scorso”. Di per sè un “non” obiettivo ma pur sempre un punto di arrivo. Attenzione che in un’iperbole dell’assurdo e provocatorio, fare 80 punti ed avere 4 squadre davanti tra 82 e 81 punti, significherebbe Europa League, quindi un passo indietro. Insomma, già provando a codificare questo quadretto, appare evidente che non possiamo predenrcela con questa squadra che sta facendo il massimo ma che evidentemente, non ha un obiettivo chiaro in testa. Personalmente non ritengo questa squadra così forte da poter vincere lo scudetto ma è anche vero che se ti ritrovi con certi vantaggi in classifica (parlo di punti), l’appetito vien mangiando e la storia racconta di squadre non favorite che possono arrivare davanti a tutti a fine stagione. Serviva la capacità di gestione del vantaggio, ma questo è un altro discorso.

Comunque, sbagliamo noi tifosi a caricarci di responsabilità pensando che questa squadra “deve fare il salto di qualità”. Questa squadra è questa. Non può fare un salto in un territorio sconosciuto al 90% dell’intera società. Esclusi Paolo Maldini, Giroud ed Ibra, tutti gli altri, in qualsiasi posizione, non hanno la più pallida idea di come si vinca con continuità. Non sanno come fare, non si sono trovati a dover affrontare certe situazioni. Questa è la base sulla quale settare le nostre aspettative. Tutto ciò che arriva in più, ben venga, ma allo stato attuale è normale che ci siano le partite con il Sassuolo o con lo Spezia, con sempre questa logorante attesa “dello step”. Lo step non c’è e non ci sarà a breve, perchè la società non ha l’urgenza di farlo, perchè la dirigenza lo farebbe anche ma ha le mani legate tra bilanci e contabilità e la squadra non sa come fare con i mezzi attuali. Se non vinci, non imparerai mai a vincere. Quindi un circolo vizioso. Non significa essere pessimisti o “cagacazzi” come definisce un uomo stipendiato dalla società, su una pagina quasi ufficiale del Milan su Facebook dove, tutti coloro che esprimono dubbi in merito vengono additati con questi simpatici epiteti. Non significa essere “tafazziani” perchè, anzi, vivere con distacco, come sta facendo la proprietà, ci permetterebbe di non bestemmiare tutti i santi ogni “momento decisivo” della stagione. Soprattutto, avere ambizione vincente coccia fortemente con l’indole tafazziana. Ma la mia domanda è: come possiamo essere ghettizzati se i momenti “per fare il salto” sono stati puntualmente falliti?

Firenze, Udine, Sassuolo, Spezia e Salernitana solo in questa stagione. Ma ci metto anche Genoa in Coppa Italia, che personalmente ha rappresentato la mia svolta psicologica intorno a questo Milan. Tutti esempi di come l’assenza di quella che io chiamo “droga della vittoria” ci ha giocato brutti scherzi. Solo nelle 5 partite di campionato elencate ci sono 2 punti fatti, per diversi motivi. Certo è che le ultime 3, con situazione di vantaggio sono decisamente logoranti. Abbiamo bisogno, per fare il famoso step che tutti si aspettano, di una società che “muore” del non vincere, di un allenatore che mentalmente è un martello pneumatico sulla vittoria e di una squadra che deve vivere con il disonore (positivo) della non vittoria. Queste componenti, per me, escono dal discorso degli investimenti, certo servono ma non sono la componente fondamentale, soprattutto nel contesto storico che stiamo vivendo. Serve l’ossessione della vittoria, serve passare il messaggio continuo che la vittoria si conquista ogni singola partita, contro chiunque. La politica di non caricare la squadra di responsabilità è già, di per sè, una sconfitta. Perchè poi entra in gioco il solito discorso “speriamo serva da lezione”. Da un paio di anni di lezioni ne avremmo dovute imparare a iosa ma, come scritto prima, se non sai cosa ti stai perdendo (la vittoria finale), ovviamente aspetti sempre che qualcosa ti aiuti a “cavartela”.

Non incazziamoci, non rimaniamo delusi. Prendiamo quello che viene con positività perchè questa è la situazione, non aspettiamoci una squadra tritasassi. Voi direte, mi basterebbe una che va a Salerno e non fa figure, vero ma come lo spieghereste voi a questi ragazzotti come si fa a vincere uno scudetto se non avete mai giocato seriamente per poterlo conquistare? Anche perchè, noi, il piano B non lo abbiamo mai, purtroppo, quindi quando le cose cominciano a complicarsi, riusciamo solo a farle andare peggio, e in questo l’esempio più fulgido è lo Spezia in casa. Stiamo vicini a questa squadra, che se lo merita, esultiamo quando c’è da festeggiare ma non aspettiamo cose che non possiamo avere, anche perchè, se dovessero arrivare, il godimento sarebbe di gran lunga superiore.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.