Vittoria da titolo

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Una vittoria, quella di sabato a Cagliari, verrebbe da dire da “titolo”, si una di quelle vittorie che determinano il successo di una stagione, di un progetto, di un obiettivo. Partita durissima per via dell’ambiente, della pioggia e della squadra sarda che, in mano a Mazzarri, è una compagine arcigna e difficile da superare tra le mura amiche. Beh…amiche per loro, ma non tanto per noi, visto che, per colpa di alcuni sciagurati, nel finale c’è scappata la rissa. Purtroppo i giocatori del Cagliari, anziché consolare il povero Maignan offeso ripetutamente da alcuni invasati, hanno preferito metterla sul piano dello scontro. Faceva veramente ridere la scena di Ibra contro tutti, un’immagine veramente tragicomica. Peccato, i giocatori sardi hanno perso una bella occasione per fare la differenza. E’ inutile fare spot, magliette e inni contro il razzismo, quando poi, al momento dei fatti…rimangono solo belle intenzioni. Spero che la procura federale faccia il resto e duramente.

Si diceva di una vittoria importante e aggiungerei “nonostante Calabria” che Pioli continua a preferire ad un Florenzi nettamente più in forma. Calabria si è mangiato un gol incredibile a pochi metri dalla porta e pochi minuti dopo il Cagliari ha preso una traversa e poi un rocambolesco salvataggio dei nostri ha impedito un pareggio pressoché fatto. Cosa sarebbe successo se avessero segnato? Cosa diremmo adesso? Certe partite bisogna chiuderle, con le buone o con le cattive: ecco a molti dei nostri mancano le “cattive”, è inaccettabile che sbagliamo certi gol; questa fa il paio con un errore simile di Salamelekko con un contropiede che doveva essere letale.

Quante partite abbiamo pareggiato con le cosiddette “piccole”, proprio perché ci è mancata questa determinazione? Perché dobbiamo complicarci la vita? Anche nel primo tempo abbiamo sbagliato gol praticamente fatti; ragazzi miei, quando si dice che abbiamo il destino nelle nostre mani…che vuol dire? Vuol dire che ogni mezza occasione deve diventare la più importante. Riguardando la splendida meta degli azzurri del rugby a Cardiff, c’è un particolare che avrò rivisto dieci volte: il prodigioso Capuozzo, dopo due finte stupende, vola in meta, ma a pochi metri dalla linea la passa ad un compagno meglio piazzato. A noi sta mancando questo, spesso non la passiamo a compagni che hanno una possibilità maggiore, spesso facciamo dei cross senza senso. Se vogliamo veramente avere il destino nelle nostre mani dobbiamo passare da questo: passare la palla e chiuderla con determinazione.

Quella determinazione che il buon Kalulu sta mettendo in ogni palla che passa nel suo raggio d’azione; qui Pioli ha il merito di insistere su questo ragazzo che è in forma straripante, con una concentrazione veramente ferrea. Certo, nulla di comparabile all’attuale Hernandez, che, diciamolo pure, è il nostro trascinatore. L’ho spesso criticato nelle prestazioni e negli atteggiamenti, adesso sembra francamente inarrestabile con una quantità unita ad una qualità veramente impressionante. Lo setto dicasi di Benaccer, sta giocando veramente bene e il gol lo ha premiato giustamente.

Chi invece ha steccato la prova è Diaz, per l’ennesima volta ci fa giocare in 10; non è nemmeno svogliato, è che proprio è improponibile a certi livelli. Male male anche Leao, non è in forma e quando il fisico non lo sorregge sembra che ti faccia un piacere. Purtroppo chi dovrebbe sostituirlo, Rebic, vive in un mondo fatato tutto suo, con Peter Pan, Biancaneve e altri personaggi del mondo della fantasia. Io lo vedo completamente avulso dalla partita, dalla squadra e dal resto. Ahimè questi ultimi due servono eccome, visto che mancano ancora troppe partite, devono entrare in forma, devono dare il loro contributo. Sta a Pioli compiere l’ennesimo capolavoro, recuperarli alla causa è un must! Godiamoci questi giorni di riposo fratelli rossoneri, godiamoceli da primi in classifica mentre gli altri hanno i loro bei problemi. Forza Milan!

Gianclint

Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.