La strana vita del tifoso rossonero al giorno d’oggi

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Mi risulta molto difficile scrivere in questo periodo perchè, a mio modo di vedere, la stagione ha ancora ben poco da dare e l’appiglio della Europa League non lo vedo come un traguardo raggiungibile, anche se mi piacerebbe molto poter alzare il trofeo, sempre troppo snobbato dal Milan, dalla società e dagli stessi tifosi rossoneri. È difficile scrivere perchè non ho la memoria corta e accontentarmi delle statistiche che escono puntualmente per ricordarci lo score di questa stagione, paragonabile a quello dello scudetto, non mi danno nessuna minima illusione e non mi fanno dimenticare lo scempio visto in precedenza. I numeri hanno sempre ragione, pertanto lo score è assolutamente di riguardo ma non possiamo cancellare che, esattemente come l’anno scorso, siamo fuori concorso da settimane, praticamente da tutte le competizioni.

Penso che ci sia modo e modo per chiudere una stagione. Chiuderla a gennaio, l’anno scorso, e a novembre quest’anno, non è certamente il modo migliore. Poco importa se poi si trova sempre un appiglio per arrivare a maggio/giugno ma il capo di imputazione che porto davanti al giudice è molto semplice, essere competitivi durante la stagione e non a sprazzi. Per esserlo non conta essere a fine stagione a 90 punti e recriminare che quello davanti ne ha fatti 100, essere competitivi vuol dire arrivare a 90 punti ed essere stati attaccati al “più forte” almeno fino a quattro/cinque giornate dalla fine e aver ceduto, appunto, al più forte. In quel caso significa aver fatto una signora annata. Fare tanti punti e stare in linea con i numeri dello scudetto, quando hai 11 punti dalla prima e 10 dalla quarta è quantomeno svilente. Io non posso dimenticare che siamo usciti da tutto nel giro di poche settimane, facendo sempre gli stessi errori, non cercando un’alternativa e regalando punti che ora pesano come macigni. Lasciando, tra l’altro, la possibilità a chi ci precede di giocare senza pressioni e con la testa sgombra da ansie. L’avere oggi più punti dell’anno scudetto, aldilà dei peccati tecnico tattici, continuerà ad essere una giustificazione che la società (e i suoi sempre pronti menestrelli) porterà davanti al giudice. “Se non avessimo avuto tutti quegli infortuni…”, “Bastava vincere con l’Udinese e con il Lecce e avremmo avuto 5 punti in più…”, “I numeri ci dicono che gli altri stanno correndo e se non si fermano è dura…”. Un disco sentito l’anno scorso per un Napoli forte ma non così irresistibile da rifilare 20 punti. Un disco che ormai si sta ripetendo da giorni per un’Inter che è si forte ma non da darci 11 punti di distacco e 5 gol nello scontro diretto. Ma è tutta questione di prospettive.

La prospettiva della società (Elliott) è quella di partecipare per arrivare nei primi 4, possibilmente senza troppi patemi, senza sperperare soldi e con il minimo sforzo politico possibile. Se poi si potesse togliere la noia della Coppa Italia, anche meglio. Seguendo questo filone è ovvio che oggi nessuno sia preoccupato che per il secondo anno consecutivo stiamo facendo una corsa al podio, dopo aver visto di tutto in campo e fuori. Tanto le scuse saranno quelle sopra citate, per tenere buono l’ambiente e per farci pensare con la loro testa, ovvero quella della mediocrità sportiva. La prospettiva mia, da tifoso, ma anche quella di Ibra e parzialmente di Cardinale è quella di avere un Milan competitivo, soprattutto a livello internazionale per farsì che l’ambizione sia alta e ci sia il rifiuto della mediocrità e della sconfitta. Oggi anche una Europa League dovrebbe essere giocata per vincere, ma non a parole, in conferenze stampa deliranti ma con i fatti. Anche una Coppa Italia dovrebbe essere affrontata alla morte. Sono preoccupato perchè oggi basta che si faccia un filotto di vittorie e siamo già lanciati in tabelle e ipotesi su trionfi e rimonte. Mentre gli altri però vincono veramente e alzano veramente i trofei, noi ci accontentiamo di partecipare a mesi alterni, per di più.

Come già scritto in passato, aspetto la fine della stagione, qualsiasi finale riservi, per andare a vedere le carte in mano a questa società. Tutto passerà per le decisioni sulla panchina, sui giocatori e sul modo di porsi nei confronti delle competizioni alle quali si partecipa. Da lì non si potrà più tornare indietro, le scelte saranno indicative e definitive, ognuno poi deciderà cosa pensare di quello che sarà il futuro del Milan e del proprio tifo. Per me non esiste altra scelta che non sia Antonio Conte in panchina, Redbird 100% proprietaria del Milan e cessione di Leao che venga reinvestita per i giocatori che l’allenatore chiederà per vincere. Il resto, per me, saranno ripieghi economici per partecipare come comparse. Sarà il momento nel quale dovremo acquistare anche una mentalità vincente che ci manca, un’ambizione da grande che ci manca, una fame di vittoria che ci manca e uno spartito tecnico tattico che ci manca.

So benissimo che la mia può risultare una posizione estrema ma non vedo altre vie, in mano a questa gente, Elliott o RedBird o PIF che sia, non avremo mai gente che “insegna” cosa vuol dire vincere o perdere, serve qualcuno che rivoluzioni la testa di questa squadra che non si accontenti di andare sotto la Sud a festeggiare una vittoria casalinga. Serve qualcuno che se si perde in casa con l’Udinese fa cadere i muri dello spogliatoio, serve qualcuno che non dia giorni di riposo ma porti la cultura del lavoro quando si vince, quando si perde e quando si pareggia. Probabilmente non basterà, ma almeno potremo dire di averci provato. Non fare nemmeno un tentativo per N motivi, sarà e rappresenterà solo tanta, inutile ipocrisia e mediocrità. Io ho sempre odiato la mediocrità e ricordiamoci che MilanNight nasce proprio dalla mediocrità di pensiero dell’allora società e dal contesto giornalistico che la circondava.

Mediocrità o ambizione. Voi da che parte state?

FORZA MILAN

Johnson

 

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.