Elliott – vs- il pensiero lineare

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Chiusura mercato, passaggio a Redbird, derby: settimanina non proprio leggera, e anche difficile da commentare “a caldo”. Piuttosto che tritarvi con giudizi sommari sul mercato o peggio con pronostici sull’impronosticabile, mi lancio una retrospettiva personale sulla gestione Elliott.

Il Fondo americano ci ha cambiati, chiudendo a un certo punto in maniera anche brusca l’Era Berlusconi non tanto con il successo (che è poi giunto a coronamento del passaggio fra epoche) quanto con un cambio di modalità comunicative e gestionali decisivo, difficile, netto e probabilmente ancora non del tutto digerito. O forse, semplicemente, non digeribile.
Il primo anno e mezzo di gestione del Fondo evito di commentarlo. Dall’estate 2017 a fine dicembre 2019 parlano i risultati sportivi: fu raccolto un Milan brutto e triste al quinto posto, e si arrivò dopo due rimpasti dirigenziali, due cambi di allenatore e qualche centinaio di milioni di investimenti a un Milan tragico, decimo e con cinque pere subite a Bergamo. Poco da aggiungere.
Probabilmente anche in virtù di questi risultati orrendi c’è stato un cambio nell’atteggiamento del management finanziario, quello più vicino alla proprietà, da lì in avanti mai direttamente sul set del film ma sempre inesorabilmente in grado di influenzare tutte le scelte e di imporre, in definitiva, la propria sceneggiatura, il proprio taglio, la propria personale versione dello spettacolo.

Da quel dicembre 2019 l’evidente cambio di passo dietro le quinte ha spesso colto in contropiede il nostro buonsenso e il nostro pensiero lineare, che ha fallito nell’analizzare praticamente ogni faccenda nel breve termine. Dall’Avvento di Ibra, all’ultimo mercato, l’analisi secondo i consueti filtri ha quasi sempre fallito.
Mi permetto un po’ di cronistoria: il ritorno di Ibrahimovic poteva far presumere una sorta di ritorno alle origini, e un triumvirato Maldini-Ibra-Boban; sbagliato, perché due mesi più tardi il croato fu licenziato.
E il licenziamento di Zvone? Panico, paura. Reazioni scomposte: è tutto finito, una guerra mortale fra Gazidis (un Sacrilego) e Maldini, con Ibra pronto a lasciare; sbagliato, Maldini è qui, Gazidis ha chiuso il suo mandato senza abbassare la testa, Ibra ha rinnovato due volte il contratto.
Ma la vicenda Rangnick, quella si che ha rotto gli equilibri. Impensabile importare un modello di calcio così distante da quello italiano, e addirittura eretico portare a Milano quell’idea di fondo che, a parte i fuoriclasse, tutti gli altri giocatori sono da parificare e classificare perché non significa che se uno si chiama (es. a cazzo) Skriniar e l’altro Kalulu non possano rendere uguale se il loro potenziale è uguale. Assurdo, da Udinese, folle.
Eppure, pur ammettendo che la persona Rangnick sarebbe stata rigettata ed avrebbe determinato il fallimento del progetto, oggi 02/09/2022 non si può non vedere chiaramente che chi è stato confermato ha dovuto capire l’antifona e adattarsi. E questa “Udinese” beh poi è andata in Champions, e poi ha vinto lo Scudetto.
E andiamo avanti, osservando un Milan che non spende, e non è vero: pensiamo a Tonali, a Tomori, a De Katelaere. Una proprietà disinteressata alla politica del calcio, eppure in aprile e maggio è filato tutto liscio; bastava un rigore nel momento sbagliato, uno solo non cento. Eppure…
Abbiamo scritto di una gestione distaccata che non coinvolge, ma abbiamo anche visto qualche milione di persone in piazza e allo stadio. Abbiamo barrito perché “si pensa solo ai soldi facili, da fare subito”; eppure io ho visto le ultime 4 gare del 2022 a San Siro penso con 50€ in tutto.
Eccetera, eccetera, fino al mercato di quest’anno. Una campagna ricca di ripensamenti, rifiuti, ritardi e mancante della famosa ala destra e dell’ancor più famoso sostituto di Kessie (ammesso che non lo sia questo Vranckx). Preso molto ma serviva altro, questo suggerisce il pensiero lineare.
Destinato a fallire un’altra volta? Io, avendo ormai imparato la lezione, mi astengo da ogni commento.

Non volevo rendere un omaggio a Elliott, quanto di più distante e alieno dal mio cuore rossonero; nondimeno penso che è meglio averli come alleati che come nemici, e sono stati (e probabilmente saranno) alleati di gran qualità. Non possiamo pensare che abbiano previsto tutto, ma nemmeno che tutto quello che abbiamo vissuto in questi 2 ultimi anni sia frutto del caso o (solamente) dell’imposizione delle mani di Maldini.
Credo anche che ci abbiano insegnato tanto sul valore della diversità di approccio, di metodo e di analisi rispetto alla consuetudine italiana, incarnata da Marotta ad esempio, che deve aver subito particolarmente il nostro successo l’anno scorso anche per questo motivo. Il nostro Paolo Maldini non vede l’ora di levarseli dai piedi (soprattutto Gazidis), e ha sicuramente le sue valide ragioni, ma speriamo conservi molto di quanto appreso. Noi sappiamo il percorso fatto, è nei risultati; non abbiamo certezza di cosa sarebbe successo, invece, se qualcuno gli avesse fornito la famosa ‘carta bianca’ o avesse ripristinato il tandem con Boban. Le lezioni si imparano meglio con i successi, credo, e staremo a questo proposito a vedere.

Chiudo con l’attualità: è stato finora un Milan poco brillante, anche se non disastroso come sottolineano i risultati comunque relativamente positivi. Nell’analizzare il calcio di certezze non se ne trovano, eppure sono convinto che il problema stia nella piattezza del buon Stefano Pioli, in questo avvio.
Non ha avuto i rinforzi chiesti e sperati, questo è vero, ma di giocatori ne sono arrivati in quantità e direi anche qualità. La reazione è stata: riavvolgere il nastro al 2021, punto. Perché quello che stiamo vedendo è né più né meno che il Milan 2021. Questo è, per me, un errore da penna rossa.
Bisogna superare lo Scudetto 2022, e sicuramente il modo per farlo non è riproponendo un calcio e un assetto che, fra l’altro, già l’anno scorso si erano dimostrati imperfetti. E certo non sono stati perfezionati da acquisti mirati, perché tutto si può dire del mercato del Milan, meno che sia “di precisione”.
Bisogna andare avanti, punto. Il Milan 2021 penso non abbia la qualità per spingersi oltre la piazza d’onore; il Milan 2023 probabilmente può rigiocarsi il titolo, e lo vorremo cortesemente vedere.
Buon derby a tutti.

Larry

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.