Mutatis mutandis

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Mutatis mutandis, mi dicevo stancamente prima della partita. Cambiano i direttori d’orchestra, ma la musica rimane sempre la stessa. Con Suso rigorosamente primo violino. Va bene, mi arrendo . Qui si prospetta un 4-3-3 con Jesus e Calha ali, modello Gattuso. Che libidine. E c’è pure Biglia, eh! Benna stia pure a scaldare la panchina. Una brutta prestazione con la Fiorentina, non peggiore di quella di tanti altri, ed è arrivata, inesorabile, la bocciatura. Fantastico. Mi sa che vedrò pure Galliani in tribuna. Ecco, per me l’accoppiata Galliani sugli spalti e Suso in campo è micidiale. Mi toglie ogni sia pur piccola voglia di guardare il Milan. Io vorrei tanto recuperare Piatek e Paquetà, che considero fondamentali per la squadra. Kris è in panca. Lucas mezz’ala. Destra, stavolta. Bene. Così dovrà correre per coprire Suso. D’altra parte, Leao è una prima punta, dicono gli esperti. Bah! A me sembra uno veloce e tecnico, che svaria spesso sulla fascia. Lo vedrei bene come seconda punta al fianco di Piatek. Quelli che se ne intendono dicono che la rosa è strutturata per il 4-3-3. Quindi, visto che la titolarità dell’ala destra è assegnata per diritto divino, a sinistra c’è il ballottaggio tra Rebic e Calha. Il progetto tattico, insomma, è il solito. Geniale, non c’è che dire. Io, invece, avrei da discutere pure sul concetto di ala. Secondo la mia accezione dovrebbe essere un giocatore veloce, che va a crossare dal fondo ed entra in area, quando il gioco si sviluppa dalla parte opposta. Evidentemente sono una proprio strana, eh!

Tu quoque, Stefano?

Sì, sono un tipo stranissimo. Tutti si preoccupano per il buco di bilancio che si prospetta enorme. Si parla di 156 milioni. A me, invece, questa sembra quasi una buona notizia. Sono matta? Forse. Credo semplicemente che, se abbiamo caricato sul bilancio del 2018-19 l’intero ammontare dei cartellini degli acquisti, ci sarà una ragione. A rigor di logica, non può che essere una. L’esclusione dalla Uefa League barattata con la sanatoria, a livello di FPF, anche del bilancio dell’ultima stagione. Già, ma si può applicare la logica alla conduzione della nostra Società? Di questo non sono sicurissima, a dire il vero. Sta di fatto che la nostra risalita non può prescindere da un aumento dei ricavi. E lì il piatto piange. Vero Ivan? Ma niente , ormai, mi turba più di tanto. Sono svuotata. Mi hanno svuotato. Volevo vedere come avrebbe schierato la squadra il nuovo allenatore. Eccomi servita. Vorrei schivare la partita. Non ce la faccio. Mi metto davanti alla TV con la verve della vittima sacrificale. Tu quoque, Pioli? Sì. Lui quoque. Mutatis mutandis? Sì. Mutatis mutandis.

Finalmente Grande, Hakan!

Ma cominciamo bene! Fluidi. Verticali. Quasi non credo ai miei occhi. Nel primo tempo creiamo più occasioni da gol di quelle costruite sommando tutte le partite precedenti. Peccato ne segniamo uno solo. E’ bellissimo. Lo fa il mio Calha, che ne sfiora pure un altro paio. Bravissimo, Theo. Finalmente grande, Hakan! Buona la prestazione di Leao. E’ vivo, scattante, frizzante. E’ vero, sbaglia qualche gol. Pazienza. Lui si muove molto e lascia spesso sguarnita l’area. Perchè non mettere Piatek al posto del solito evanescente, impalpabile, diafano, irritante Suso? Privandoci dell’inutile e dannosa presenza del Passeggiator cortese, si darebbe linfa pure a Paquetà. Niente da fare. Cambiano gli allenatori, ma…. Mutatis mutandis. Un mistero doloroso. Come l’ostracismo a Bennacer, a vantaggio di uno spento Biglia. Bah! Il secondo tempo inizia e noi siamo più impacciati. Conti combina la frittata. Gigio respinge il rigore di Babacar, ma la palla, purtroppo, torna verso il Leccese, che insacca. Abbiamo sprecato tanto e adesso siamo in difficoltà. Dalla panchina si alzano Piatek e Krunic. Vuoi vedere che fa uscire Suso? Per un attimo un’insensata speranza mi riscalda il cuore. Ma no, figurati. Non sia mai. Infatti escono Leao e Paquetà. Mi cadono le braccia. Scendo dalla scala a Pioli, sula quale, peraltro, non ero mai salita. Pazzesco! Poi urlo sul gol di Piatek, imbeccato da uno splendido Calha. Che gioia! E alla fine…. La perla di Calderoni. Ci provasse altre cento volte, mai più gli riuscirebbe un tiro del genere. C’è anche un po’ di sfortuna, dai. Io penso, però, che la fortuna occorra meritarsela. Noi facciamo poco per andarle incontro.

Sei il mio incubo.

Capitolo Conti. Il ragazzo è reduce da due tremendi infortuni. Se si crede nel suo recupero, bisogna farlo giocare con continuità. Pagando anche il dazio di prestazioni modeste. Tanto l’alternativa, Calabria, non è scintillante. Altrimenti lo si ceda in prestito a Gennaio, elargendo pure un premio di valorizzazione. Capitolo Chiara. Se a Roma gioca ancora Suso, io non uscirò con il pezzo. E, siccome Suso sarà certamente titolare, mi prendo un periodo sabbatico. La mia è una storia simile a quella di Libero, che nel “ Ciclone” diceva al fratello: “ Tappami, Levante. Tappami!” Non ce la faccio più. Cercherò di non guardare neppure la partita. Devo pur trovare un’arma di difesa contro le scelte, per me demenziali, che mi fanno regolarmente subire, rovinandomi l’umore. Sarò io a non capire niente di calcio, per carità. Se tutti gli allenatori si comportano allo stesso modo… Se per la stragrande maggioranza degli opinionisti sportivi Suso è un campione o, comunque, il nostro miglior giocatore….Permettetemi di dire, però, che io non la penso così. E, forse con un pizzico di immodestia, non ritengo di avere torto. Continuo a non credere, da pervicace zuccona, che la nostra rosa sia così scarsa e mal assortita. Ora sono stanca di fare la Don Chischiotte. Sfinita. Mi ritiro in un dignitoso silenzio stampa. A meno che a Roma venga schierata una formazione basata sul buon senso. A prescindere da quello che poi sarà il risultato. Ma non accadrà. Mi sento come una nave che desidera rifuggire dal mare aperto. Dalle tempeste, dai marosi. Non per vigliaccheria. Lo fa semplicemente perché, ritenendosi guidata da nocchieri incapaci, alle sfide dure, incerte, emozionanti preferisce la placida, noiosa tranquillità del porto. Eppure le navi non sono fatte per stare nei porti. Neppure io! Devo scegliere di andare contro natura, per preservare il mio fegato. Che tristezza. Dove sei, Boban, maledizione al secchio? Il nostro deprimente “Mutatis mutandis” mi ha stroncato. Sul mio ponte, purtroppo, sventola bandiera bianca.

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.