Il letto di Procuste

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Non c’è più una goccia di adrenalina nel mio corpo. Tutta quello che avevo accumulato dopo il furto di Torino e la tragedia farsa allestita sulla maglia di Acerbi è svanita. Dissolta dalle nostre mortificanti prestazioni. Che agonia. Che strazio. Quando crediamo che si sia toccato il fondo, ecco che si continua a scavare. Il peggio da noi non passa mai. Va sempre a chiedere rinforzi. In campo vagano undici tristi, sfiduciate solitudini. Più che interrogarmi sul valore di ciascuna di esse, io mi chiedo: “ Ma dov’è quel minimo di organizzazione di gioco che permette di trasformare in una squadra una raccolta di giocatori ?” Io credo che il concetto non sia proprio nella testa del nostro allenatore. Non abbiamo dei fenomeni? Certo. C’ho le prove! Se avessimo dei giocatori di personalità, questi avrebbero già detto a Gattuso con ammirevole franchezza dove potrebbe ficcarsi i suoi insulsi dettami tattici. Catene, palle linea linea e veleno compresi. Ci fosse un Ibra nel nostro spogliatoio, qualcuno sarebbe già stato appeso al muro. E anch’io, nel mio piccolo… Invece ragazzi di modesta personalità cercano di seguire istruzioni tattiche, di eseguire il compitino. Ma non possono credere in quel che fanno. Andrebbero guidati da una mano sicura, capace di estrarre il meglio da loro. Buona notte al secchio. Fossi la Dea Eupalla, concederei a Rino cinque minuti di intelligenza calcistica. Così potrebbe capire da se stesso quanto sia inadeguato.

Sono con te, Kris!

Il Milan secondo Gattuso deve essere schierato così. Suso più altri dieci. Si sa mai che Jesus riesca a buttare una palla in area, dalla quale estrarre il miracolo di un gol. Piatek? Si arrangi. Il centravanti deve fare reparto da solo. Combatta tra un nugolo di difensori, se gli arriva qualche palla sporadica e sporca. Noi dobbiamo pensare a retrocedere, ad interporci sulle linee di passaggio, a costruire dal basso con gente che dà sempre le spalle alla porta avversaria. Mica a fare gol. Posso ridurmi ad invidiare il gioco di Spal, Bologna o, addirittura, Empoli? Certo. Tutto quel che accade rientra nell’ambito del possibile. E, comunque, queste squadre hanno giocatori più bravi e meglio assortiti dei nostri. La Lazio ci ha surclassato dopo averci preso a pallonate pure a Roma. Per forza! Ha un organico molto superiore al nostro. Che devo fare? Ormai non mi arrabbio neanche più. Sono avvilita. Distrutta. Eppure siamo miracolosamente ancora quarti. Già, ma il miracolo durerà poco. Ci aspetta la corazzata Toro guidata da quello che, secondo la vulgata popolare, è un pessimo allenatore. Speriamo che il nostro, con la sua indiscutibile bravura, riesca a colmare l’evidente gap tecnico che c’è tra noi e i Granata.

Anche rifugiarmi nel porto dell’ironia non mi reca alcun sollievo. Sempre meglio, comunque, che sbroccare. Non è bello lasciar affiorare le parolacce che le nostre imbarazzanti prestazioni ti tirano fuori. Perrault scrisse “ Il gatto con gli stivali.” Mi fa un baffo. Io potrei scrivere “ L’allenatore dei miei stivali.” Me ne astengo per carità di patria. Paolo e Leo, voi andate tutti i giorni a Milanello. A che pro? Toccate con mano la costruzione di un mirabile progetto tattico? Vedete il veleno e l’esercizio caparbio nell’allenarsi sui corner? Perchè guardate che non c’è differenza. Sia che li battiamo noi oppure gli altri, finisce che prendiamo gol. Bah! Ora, io posso avere in testa il mio modulo di gioco preferito. Questo è normale. Bene. Allora cerco di farmi prendere i giocatori adatti per attuarlo. Non ci riesco? Devo cambiare l’impostazione tattica. Mica posso comportarmi come Procuste, l’albergatore della mitologia greca. Lui allungava o segava i suoi clienti per adattarli alle misure dei suoi letti. Non puoi fare il 4-3-3 senza ali? Cambia modulo! Eh, ma il povero Rino ha cercato di introdurre novità con la Lazio. Difesa a tre. Questa mi può star bene. Ma poi vedo il tridente con Suso e Casti. E mi cadono un po’ le braccia. Suso non so cosa sia. Sicuramente un formidabile rallentatore di gioco. Casti sarebbe anche un’ala. Però pesa cinquanta chili. E’ fragilino e modestino. Borini? Be’, è….. Borini. Magari potrebbe essere riconvertito a centrocampista di riserva. E allora? Genialata! Cambiamo modulo! Non ci sono i giocatori per farlo? Balle! Certo, bisognerebbe lasciar fuori Suso…

Adesso è troppo tardi, dicono in molti, già da tempo, peraltro. Certo, avremmo dovuto fare allenamenti specifici molto prima. Ma tanto ora non abbiamo nulla da perdere. Non ditemi il quarto posto, per favore. Con questo andazzo, arriviamo ottavi. Possiamo giocare con una o due punte. Nel primo caso, con il 4-2-3-1 o con il 3-4-2-1. Nel secondo con il 4-3-1-2 o con il 3-4-1-2. Suso non ci sta mai. Paquetà ci sta sempre come trequartista o nei 3. Calha ci sta qualche volta. I moduli non contano niente? L’importante è l’approccio? Te lo raccomando il nostro approccio! E’ sempre alla camomilla. I giocatori sono preoccupati e ansiosi, Rino? E chi trasmette loro ansia e preoccupazione? Penso una cosa semplice semplice. Se io vengo impiegata secondo le mie caratteristiche in un canovaccio tattico sensato, ce la metto tutta e rendo al massimo delle mie possibilità. A prescindere da quali esse siano. Supponiamo, invece, di venire buttata in un marasma del quale non capisco il senso logico e in cui non comprendo bene cosa dovrei fare. Be’, allora i casi sono due. Se ho piena fiducia nei miei mezzi, se mi nutro della consapevolezza di essere forte, mi ribello. Altrimenti mi adatto. Vivo una situazione di conflitto anche con me stessa , perché mi disprezzo un po’, vado in confusione e non riesco certo a tirar fuori il veleno. Insomma, a torto o a ragione, ritengo che questa rosa, grazie anche al cammino non proprio spigliatissimo delle altre, valga il quarto posto. Vedo i suoi limiti e le sue lacune, per carità. Credo, però, che in mano ad una guida tecnica adeguata, sarebbe tranquillamente sulla strada giusta per raggiungere la sua meta.

Cosa posso dire di quello schifo di partita? Niente. Caro il mio Procuste, non vantarti troppo. Non sei certamente un unicum. E, di fronte a certa gente, mi sembri un dilettante. Io, ormai, non ce l’ho neanche più con Rino. Lui è questo. Da molto tempo nutro dubbi, per usare un eufemismo, sulle sue competenze tecniche e tattiche. Le mie vere delusioni sono Paolo e Leo. Oddio, probabilmente quest’ultimo la pensa come me su Gattuso. Però, per un motivo o per l’altro, non è riuscito ad intervenire come avrebbe voluto. Comunque sia, dobbiamo berci tutto il nostro amaro calice. E allora andiamo a Torino. Le potenti armate mazzarriane fanno paura. Altro che storie! Ma noi potremo toccare con mano che giocheremo alla morte, sputando veleno. Il nostro condottiero in campo? Suso! Il nostro modulo? 4-5-1. Il nostro approccio? Al bromuro. Sono una veggente? Sì! Kris, ti sono vicina. Mando un saluto a tutti dal mio doloroso letto di Procuste. Ma niente e nessuno può impedirmi di chiudere con un, seppur flebile, “ Forza Milan”

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.