Un gran Milan, aspettando segnali dal mercato estivo…

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Vrancks Sinatra
Dinamo Zagabria-Milan, match valido per il quinto turno del gruppo E di Champions League, è terminato 4-0 in favore degli uomini di Pioli. I rossoneri espugnano il Maksimir, fortino sulla quale soglia quest’anno erano inciampate Chelsea (1-0) e Salisburgo (1-1), rilanciando all’ultima giornata la propria candidatura per gli ottavi di finale. Un appuntamento, quello con la fase successiva della coppa dalle grandi orecchie, a cui il Diavolo manca dal 2014. Nella gara di settimana prossima contro il Salisburgo – che stasera è affondato 2-1 contro il Chelsea – basterà un solo punto per festeggiare.A San Siro dunque, gli uomini di Pioli partiranno forti del sorpasso maturato proprio questa sera: la classifica li vede secondi nel girone a quota 7 punti contro i 6 degli austriaci. Se le quattro vittorie consecutive in campionato hanno aiutato a riassorbire la botta inflitta dal Napoli, il bis ai danni dei croati (all’andata finì 3-1 per i rossoneri) smaltisce le tossine del doppio scossone in salsa blues (0-3 e 0-2 in rapida successione). A sfibrare la marcia della corazzata croata – quest’anno imbattuta in campionato – è l’uomo che non ti aspetti: Matteo Gabbia, 23 anni da Busto Arsizio, firma il suo primo gol in Champions League alla seconda da titolare nella competizione. Al 39’ tocca a Tonali pennellare un cross col contagiri su calcio piazzato, ad innescare il tuffo del difensore rossonero che infila Livakovic di testa. Un blitz provvidenziale, che scaccia parte degli spettri attorno a un Milan fin qui fragile in trasferte europee. Nella ripresa la bomba rossonera detona definitivamente, ponendo fine alla striscia di imbattibilità casalinga di 31 partite dei croati. Due progressioni di Leao conducono al 2-0 – al 50’ il portoghese trafigge Livakovic al culmine di una corsa poderosa – e al 4-0 – al 69’ Ljubicic insacca nella propria porta il suo assist in corsa. In mezzo, il rigore concretizzato da Olivier Giroud al 59’ dopo il fallo in area guadagnato da un Tonali più decisivo che mai. Una partita che sarebbe potuta finire persino con sei, sette gol di scarto visto le occasioni clamorose sprecate dai rossoneri sul finale. Ora Pioli può sorridere, il suo Milan è lanciatissimo su tutti i fronti.
Fonte Eurosport
Manu Thiaw

Sarebbe troppo facile affermare, quasi semplicistico, che con un arbitro normale che non inventa rigori inesistenti e conseguenti espulsioni, il Milan, questo Milan, se la gioca alla grande con tutti. La sconfitta casalinga contro il Chelsea, immeritata ed ingiusta, ancora mi brucia e se per una volta accuso l’arbitro di aver inciso pesantemente sul risultato, è tutto dire. Sapete bene che non ho mai fatto riferimento ad errori arbitrali et similia, ma questa volta non si può far finta di nulla: Chelsea-Milan è stata una partita falsata dall’arbitro. Dopo questo sfogo cosa aggiungere? Martedì sera è stata una prova autoritaria, quasi scontata per come si è dipanato il match: in poche parole, il nostro strapotere tecnico e di gioco ha fatto sembrare facile un successo in un campo dove l’imbattibilità degli autoctoni è la regola.

Qualche difficoltà iniziale, poi i ragazzi di Pioli hanno imposto la dura legge, quasi una

Fantomas

replica della partita casalinga contro il Nuovo Giannino brianzolo. Fortunatamente tutta la melassa relativa ai ricordi, al passato e al resto ce la siamo già levata dai coglioni e alla grande; se poi la nuova creatura di Fantomas e del Condorasino ritorna nel suo luogo abituale, cioè le serie cadette…, ecco che allora sarebbe ancora meglio. Festeggio il gol di Gabbia, l’ennesimo gol di una figura minore in questo meraviglioso puzzle di Pioli che è questo Milan, allorquando ogni tesserina ha una finalità, ha uno scopo che si inserisce di diritto in uno schema più grande: la storia!

E’ bello da vedere questo Milan, è bello cercare di indovinare chi sarà questa volta l’elemento che determinerà la svolta nel risultato: e il gol di Gabbia premia un ragazzo serio, premia finalmente la squadra su un calcio da fermo e premia l’allenatore che non si fa problemi a cambiare le carte in tavola. Spesso chi subentra fa la differenza, questo non è poco: penso a Vranckx Sinatra e a Manu Thiaw, silenti comprimari che entrano in azione in momenti topici e che si buttano dentro con vigoria e determinazione! Guardate che questo un vantaggio incredibile, come non è stato poco concludere il primo tempo in Croazia in vantaggio, nonostante giocassimo in evidente inferiorità numerica.
Eh si, il De Katekista e Rebic non hanno inciso. Il belga, pettinato da cresima (vivaddio!), non riesce ad emergere, qualche passaggio, qualche entrata, qualche tentativo, ma tolta l’unica vera emozione di colore giallo (l’ammonizione) per il resto si è affievolito fino a spegnersi come una candela ormai sul finire. Non so, la garra, come la velocità, non mi sembrano le sue caratteristiche migliori: tra le due mi accontenterei di un po’ di garra, ma è in evidente difficoltà; sento che non trova la posizione ideale, ma come è possibile? Pioli la trova a tutti. Figlio mio, aiutati che Dio ti aiuta! Serve un qualcosa che lo accenda, un qualcosa che cambi l’inerzia; purtroppo dipende da lui, soltanto da lui. Sentivo che è stato preso perchè vede linee di passaggio che altri neppure immaginano: che vi devo dire? Aspettiamo fiduciosi, ma godiamoci anche questo Diaz che a garra e velocità non è secondo a nessuno.
Su Rebic continuo a vedere cose che altri non vedono (come il De Katekista), continua a non piacermi la sua discontinuità cronica, anche ieri è stato irritante ai limiti dell’imbarazzo. Fortunatamente sembra invece che Origi forse riesca ad inserirsi in questo Milan: inutile nasconderci, il nostro salto di qualità deve venire dai nuovi! Il mercato deve fare la differenza, per ora, nonostante il solito massacro di infortuni, abbiamo tenuto botta e alla grande; cerchiamo di recuperare gli sciancati, ma anche e soprattutto i nuovi: il De Katekista in primis.
Gianclint
Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.