Milan momento difficile: almeno hanno tirato in porta

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Era da poco finito il primo tempo e io mi stavo appunto chiedendo cosa avrei scritto oggi: il primo pensiero è andato al GIAMMAESTRO, reo in quel momento di non averci capito un cazzo. Più tiri nello specchio della porta in 45 minuti che in sette turni. Poi però ho scacciato subito il pensiero e ripiegato sulla vigliaccheria delle pippe che vanno in campo, ree di giocargli contro. Mischiando i due pensieri ne viene fuori un terzo che magari si avvicina di più alla realtà: da una parte un tecnico totalmente in confusione che ha peggiorato una situazione già difficile di suo con decisioni cervellotiche e strategie completamente folli; dall’altra una pletora di pippe smidollate che non lo hanno assecondato. La società, come sapete, per me sta al di sopra di tutto nelle colpe, su questo non vi è alcun dubbio. Occorreva cambiare tecnico e la scelta di Pioli (obbligata perché gli illuminati non avevano altro in mano) quanto meno ha portato un po’ di razionalità e logica in un ambiente in mano alla frenesia e all’impotenza.

Il passatempo di Fangazzidis

Al di là del risultato che ci penalizza, io riesco a vedere più cose positive che negative; parliamo di deboli segnali in una sola partita giocata in casa contro il Lecce, questo va detto a chiare lettere. I limiti delle solite pippe invereconde sono emersi anche questa volta, e qui Pioli non ha colpe specifiche se non quella di non aver ancora epurato qualche cancro conclamato. Però si è vista qualche bella trama, qualche giocata di prima e un’aggressività che non si riscontrava da molto tempo. Tempo, ecco la parola fatidica, solo il tempo ci dirà se è stata la classica fiammata ingenerata dal cambio in panchina oppure c’è qualcosa di casuale. Aspettiamo, nel mio caso fiduciosi, e vediamo gli sviluppi; di certo io non mi aspetto alcun quarto posto. Da Pioli mi aspetto adesso che tolga di mezzo Suso che ha dimostrato per l’ennesima volta la sua inutilità e indolenza; anche se a Roma troveremo una compagine decimata con un cadavere come Pastore in campo, proviamo a giocarla in superiorità numerica, almeno una volta. Concludo con un pensiero sul turco: ha giocato bene, ma voglio, pretendo, esigo continuità. Deve giocare così sempre o comunque con regolarità; se lo farà cambierò il mio giudizio fortemente negativo, altrimenti per me lo possono consegnare ai curdi. Purtroppo quando hai un presidente, o presunto tale, il cui pensiero è quello di lasciare lo stadio prima per evitare il traffico, ti spieghi tutto il resto. Ma forse doveva finire il plastico dello stadio con gli stuzzicadenti.

Stamattina a Radio Radio Flavio Briatore è intervenuto per parlare di pallone: “In Italia un giorno sì un giorno no, qualcuno mi chiede di fare qualcosa nel mondo del calcio. Già ce ne sono di bravi in Italia, ma fanno quello di mestiere: Cellino, i Pozzo, sono tutti professionisti, anche De Laurentiis è un altro patron molto bravo. Una cosa è certa, e parlo per esperienza personale: nel 90% dei casi se tu sei ricco e vuoi diventare molto meno ricco, ti compri una squadra di calcio, come feci io con il Queens Park Rangers”. Briatore parla poi della situazione societaria del Milan:  “Lì c’è un amministratore delegato (Ivan Gazidis, nda) che dice ‘siamo come la serie D’: se io fossi l’azionista di riferimento del Milan l’avrei già licenziato. Una frase così è un insulto ai tifosi del Milan e a chi mette tanti soldi nel calcio”.

Storicamente credo sia la prima volta che mi trovo d’accordo con Briatore. Oltre alle scemenze sulla serie D che ho stroncato per primo, e vedo di non essere stato il solo, del resto soltanto il Guardiano di Casa Milan lo ha difeso (e che ti aspettavi?), ricordandoci che non c’erano nemmeno i soldi per l’iscrizione, ma dimenticando che (e lo faremo vedere a breve) ci fu un’intervista con Fassone in cui sghignazzavano insieme…, per il resto la gravità di queste affermazioni sono sotto gli occhi di tutti…, come anche i danni che sta facendo questo AD inutile e nullafacente; oggi il bilancio certifica la sua totale incomeptenza, ma sempre io sono stato il primo a definirlo Fangazzidis, suscitando le ironie dei soliti talebani, ma i fatti mi sembra li smentiscano appieno; anticipo che nei prossimi giorni ci penseranno gli esperti del blog ad analizzare il bilancio, come abbiamo sempre fatto da anni, anche qui per primi…, mentre i servi della sala stampa pensavano che il Milan il bilancio non lo facesse proprio. Briatore sbaglia solo in una cosa, cioè il licenziamento; chi dovrebbe cacciarlo? Elliott? E perchè? Perchè non produce utili necessari a finanziare un progetto sportivo? Il progetto sportivo non esiste e quindi Fangazzidis, nella sua più totale inutilità, è perfetto per gli scopi di Elliott.

Chiaramente ci sono quelli che difendono questa proprietà perchè nessuno meglio di loro capisce di finanza e bilanci; e hanno ragione, ma a me non frega un cazzo, a me interessa solo ed esclusivamente il progetto sportivo, senza risultati, senza vittorie e senza prestigio…sta andando tutto a rotoli. Il Milan, morto e stramorto, è tenuto in vita farmacologicamente…, ma di calcistico non c’è più nulla e i nostri dibattiti sono tristemente incentrati su ricavi, sponsor, redditività e altri termini che non hanno alcuna attinenza con la palla che rotola. Ma state tutti sereni che chi difendeva Galliani, ritenendolo un dio in terra, che scimmiottava con Fassone…, sabato mattina vi dirà che Elliott è la più grande proprietà di tutti i tempi. Da ridere.

Gianclint

 

Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.