La cantera e il curioso caso di Mr. Balistica

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Alla fine è andata, nonostante una sofferenza immane siamo riusciti a portare a casa anche la sfida contro questi norvegesi ai quali quasi nessuno dava credito, e che invece si sono dimostrati un avversario abbastanza ostico. Le assenze di Rebic e soprattutto quella inaspettata di Zlatan hanno certamente influito parecchio sulla prestazione di una squadra che continua a fare risultato ma che a questo punto ha veramente gli uomini contati; per esempio davanti si è dovuto puntare necessariamente sul giovane Colombo, unica punta di ruolo a disposizione, e per quanto si sia comportato degnamente andando anche a segno (non un dettaglio qualunque), questo ha comportato qualche difficoltà in una manovra offensiva abituata a contare su un giocatore totale in grado di addomesticare palloni ai limite dell’impossibile e dare i tempi giusti ai compagni per sfruttare gli spazi che lui stesso è capace di creare. Tuttavia, i problemi maggiori si sono visti dietro, dove il reparto ha sofferto oltremodo a cominciare da Calabria, sempre in difficoltà nell’uno contro uno con questo esterno niente male dei norvegesi e poco aiutato da Castillejo, per finire con un Hernandez che è apparso sottotono e un po’ svogliato. Kiaer si è più o meno arrangiato con il mestiere e Gabbia ha dimostrato qualche limite di troppo. Comunque tutta la squadra si è mossa male in fase di non possesso e soprattutto i due centrocampisti centrali, ben al di sotto degli standard offerti nella Coppa Covid. Anche Tonali, nella manciata di minuti giocati, non ha fornito indicazioni particolarmente confortanti, pur avendo l’attenuante di essere stato buttato dentro in una situazione complicata con la squadra che non riusciva più a tenere il baricentro alto.

Le numerose assenze hanno costretto Pioli a impiegare due giovanissimi all’esordio in Europa e un altro, Gabbia, alla sua terza presenza. Con Calabria e Donnarumma fanno cinque prodotti del settore giovanile ormai in pianta stabile in prima squadra: prepariamoci, perché ho l’impressione che succederà sempre più spesso e che sia una scelta precisa; si continuano a fare tanti nomi, soprattutto per la difesa, ma continua a non succedere nulla e il mercato finisce tra nove giorni. Verrò smentito domani mattina, ma i difensori buoni ormai costano più degli attaccanti in quanto merce piuttosto rara, e non sembra che la società sia disposta a fare follie, tutt’altro. E’ possibile che si finisca per decidere di andare avanti con quello che c’è in attesa del ritorno di Romagnoli e purtroppo, di Duarte, tenendosi il brasiliano, Musacchio e Gabbia come rincalzi.
E’ chiaro a tutti come Gabbia non sia Baresi (ma neanche Costacurta), e Daniel Maldini non sia….Paolo Maldini, ma è anche chiaro come il Milan e un po’ tutto il calcio italiano non possano più permettersi di regalare ingaggi folli e commissioni da usurai per giocatori stranieri che molto spesso si rivelano poco più che mediocri, quando non autentiche pippe. In carenza di risorse finanziarie bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sui giovani che dimostrano qualche qualità, avendo il coraggio di buttarli nella mischia per farli crescere e sperare che diventino giocatori veri e, possibilmente, campioni. Non ce lo ricordiamo più ma una volta succedeva: i Baggio, i Mancini, i Totti, i Baresi e i Maldini esordivano in prima squadra a sedici anni, crescevano in fretta ed erano giocatori fatti e finiti pronti per la nazionale a vent’anni, la stessa nazionale che allo spareggio per qualificarsi all’ultimo mondiale si è presentata con Gabbiadini centravanti….

In ogni caso per i prossimi impegni in campionato, e soprattutto per il decisivo impegno europeo di giovedì prossimo, ci sarà da stringere i denti e tenere duro per portare a casa il bottino pieno, magari aggrappandoci al turco che ultimamente pare Oliver Hutton e sta mostrando con tre anni di ritardo le sue millantatissime, mai riscontrate fino a qualche mese fa, qualità balistiche. Ma non solo: l’altro ieri ha estratto dal cilindro un assist di tacco che sembrava casuale a velocità normale e che invece si è rivelato cercato e voluto.
Pur avendo sempre pensato che non aveva senso schierarlo da punta esterna ma con compiti difensivi, francamente mai avrei pensato di decantare le doti di colui che ritenevo indegno di indossare la sacra numero 10 del Milan. Che vi devo dire: sarà l’effetto magico di Ibra, sarà che il mattonella ha tolto il disturbo, sarà che non c’è il pubblico e gioca con la mente libera, ma che il destino ce lo preservi in questo stato, perché così è anche piacevole vederlo giocare.

Vedere Gullit e Donadoni fare polpette del Napoli a San Siro mi ha fatto innamorare del Milan, vedere Marco Van Basten segnare il gol più assurdo della storia mi ha fatto capire che il calcio può essere anche arte, vedere Buffon a gambe all'aria un attimo prima di trionfare in finale di Champions sui nemici di sempre ha dato un senso alla mia vita di tifoso rossonero