La lezione della Nazionale

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Personalmente la mancata qualificazione della Nazionale al Mondiale l’ho presa con filosofia. Non che non mi interessi, ci mancherebbe, ma mi sono chiesto cos’avrei preferito a scatola chiusa, se vincere l’Europeo e non andare al Mondiale o non vincere l’Europeo e andare al Mondiale. Come potete immaginare, mi sono risposto che un’altra assenza dai campionati del mondo val bene un Europeo vinto. Chiamatelo autoconvincimento o autoinganno, ma per me e’ stato cosi’. Piuttosto, l’esperienza della Nazionale di Mancini e’ paradigmatica per descrivere quel che e’ il calcio.

Oltre quattro anni fa, con Ventura in panchina, gli Azzurri uscirono da San Siro tra i fischi dei tifosi italiani dopo lo 0-0 contro la Svezia che aveva significato l’esclusione dai Mondiali di Russia. Pochi mesi fa, anni dopo quella tremenda delusione, la Nazionale e’ invece arrivata a conquistare (in maniera insperata) il campionato europeo di calcio, tornando a vivere un’altra delusione cocente l’altro giorno, con la sconfitta di Palermo patita dalla Macedonia. Il calcio e’, o puo’ essere, un continuo dalle stelle alle stalle e poi di nuovo alle stelle… o viceversa. Il calcio non perdona, ma nemmeno condanna senza appello: hai sempre una nuova occasione per buttare tutto al vento o per scommettere arditamente e vincere quasi senza sapere come.

Questo pensierino del buongiorno cosa ci deve ricordare? E parlo di noi milanisti, non di noi italiani. Ci deve ricordare che ora siamo primi, magari galvanizzati dal fatto che la prossima settimana si giocheranno Juve-Inter, Atalanta-Napoli e Milan-Bologna, ma a dar per scontato qualcosa si rischia di bruciarsi. Non perdiamoci in chiacchiere e smargiassate senza senso, perche’ prima o poi le pagheremo (un po’ come il manciniano “al Mondiale ci andiamo, e magari lo vinciamo pure”). Una cosa e’ essere convinti dei propri mezzi, un’altra cosa l’arroganza. Ci vuole poco a farsi sfuggire di mano i propri sogni e obiettivi. Non abbiamo ancora fatto nulla e la strada e’ lunga, abbiamo dietro di noi squadre piu’ attrezzate e agguerritissime che difficilmente si arrenderanno proprio ora e, in ultimo, dobbiamo vincere ogni singola partita prima di tutto contro noi stessi e poi contro gli avversari. Non buttiamo via tutto quel che di buono abbiamo fatto solo per il gusto di fare gli arroganti. Siamo il Milan, umili e lavoratori per definizione e stirpe, non dimentichiamolo.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.