Mercato da luci e ombre

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Un mercato di luci e ombre nel quale il Milan si è rinforzato, aumentando contestualmente il valore della propria rosa, ma forse non quanto i tifosi si sarebbero aspettati, o quanto avrebbero sperato. Un totale di sei nuovi arrivi che potranno dare nuova linfa alle ambizioni rossonere, con un upgrade di tutti e tre i reparti principali che compongono una squadra.

Partendo dalla difesa, abbiamo aggiunto al motore di un anno fa il difensore centrale brasiliano Duarte, 23 anni, e il terzino franco-spagnolo Theo Hernandez, 22. L’esborso per l’ex Real è stato importante: 20 milioni di euro. L’acquisto più caro del mercato dopo Leao, di cui parleremo ovviamente più avanti. Qui rintracciamo il primo tema della sessione estiva: in un ruolo in cui all’epoca dell’acquisto potevano contare già su Rodriguez, Laxalt e Strinic, e anche considerata la cifra spesa per il giovane laterale, il suo acquisto è stato forse frettoloso. Maldini e Boban hanno puntato molto su di lui, decidendo di investire una somma importante (un quarto del totale) quando vi erano ancora molte (e più impellenti) necessità. Il giocatore pare ad ogni modo valido, più preciso nei traversoni rispetto allo svizzero Rodriguez e certamente un’alternativa infinitamente più valida rispetto all’uruguagio Laxalt e al croato Strinic. Duarte, 11 milioni, si proporrà invece come un alimento in più su cui puntare oltre a Romagnoli e Musacchio, che potranno così rifiatare tranquillamente, e permetterà inoltre a Caldara di recuperare con tutta calma.

Arrivando a centrocampo, poco da dire su Krunic (26, 8 milioni) e soprattutto Bennacer (22, 16 milioni), entrambi arrivati dall’Empoli. Può far storcere il naso (o meglio, suscitare diffidenza) la provenienza “umile” dei due ragazzi, ma allora lo stesso sarebbe dovuto accadere con Zielinski, che al Napoli si è invece guadagnato un ruolo di primo piano. L’algerino è il tipo di calciatore che da troppo tempo ci mancava: un motorino di qualità con rapidità di passaggio e pensiero, ma anche con ottime capacità difensive, quasi inedite per un giocatore del suo fisico. Krunic, bosniaco, si è invece messo in luce nella scorsa stagione come una bella mezzala di corsa, quantità e buona prestanza. Sono sicuro sarà in grado di ritagliarsi un ruolo molto apprezzabile all’interno delle gerarchie della mediana rossonera.

Arriviamo ora all’attacco. Leao (25 milioni, 20 anni) e Rebic (scambio con Silva, 26 anni) daranno freschezza e potenza a un reparto che da troppo tempo pecca di prevedibilità. Due ragazzi di carattere, il primo da valutare e da aspettare con pazienza, il secondo da punzecchiare e motivare per far sì che perda la cattiva abitudine della troppa discontinuità che ha condizionato la sua carriera finora. Un Milan più competitivo, dicevamo, che manca tuttavia del grande nome in grado di trascinare il resto dei compagni. Boban e Maldini, certo anche seguendo il diktat di Gazidis, su questo hanno segnato una certa discontinuità rispetto alle ultime due sessioni estive, durante le quali si era tentato, prima con Bonucci e poi con Higuain, di accelerare la crescita di un gruppo giovane con un elemento di esperienza. Credo tuttavia che, considerata l’età media dei ragazzi di Giampaolo, sarebbe stato utile tentare un affare di questo tipo.

A livello di cessioni, smaltiti i contratti in scadenza, c’è da segnalare la solita, atavica difficoltà nel disfarsi di quei “rami secchi” che poco spazio riusciranno a trovare nei match di una squadra impegnata su due soli fronti. In conclusione, il mercato si può dire sia stato positivo, ma non può darci la certezza di giocarci da favoriti la conquista di un posto in Champions. Roma, Lazio e Atalanta non sono state di fatto “staccate”, per quanto non abbiano impressionato nelle prime due giornate di campionato. Ritengo ad ogni modo che il vero salto di qualità non potrà essere delegato al rendimento dei nuovi innesti, ma sarà indissolubilmente legato alla crescita di tre elementi in particolare: Romagnoli, Kessiè e Suso. Ognuno di loro, a suo modo, ha “tradito” un ritardo nella crescita (soprattutto mentale) che a volte ha pesato sul rendimento della squadra. Romagnoli dovrà essere in grado di continuare a fare bene il suo, ma contestualmente è chiamato a diventare un vero leader difensivo. Mi sembra ancora troppo silenzioso e poco “dominante”. Kessiè dovrà trovare maggiore concretezza, girando meno a vuoto e modificando la sua interpretazione del ruolo diventando molto più intelligente tatticamente. Suso, invece, almeno nella mia idea è vittima di un paradosso: grande uomo assist, ma gioca troppo per se stesso. Nel senso che un numero impressionante di azioni pericolose passano dai suoi piedi, ma troppe volte si intestardisce in tentativi personali che si concludono poi nel nulla. Meno dribbling, più coralità offensiva, insomma. Tutti loro sono i primi a essere chiamati a un salto di qualità, senza il quale il Milan continuerà a peccare in continuità, e quindi nei risultati.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.