Un anno anomalo

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Il campionato che stiamo vivendo, così come la seconda parte di quello passato, è obiettivamente anomalo. La pandemia ha causato danni in tutti i settori della vita comune e, di conseguenza, anche nel calcio. Crollo dei fatturati, niente pubblico allo stadio, una stagione compressa all’inverosimile per permettere il recupero degli Europei, Difficoltà a fare mercato (soprattutto per la mancanza di fondi di cui sopra ma anche per l’obiettiva difficoltà di organizzare gli spostamenti dei giocatori da una città all’altra e da una nazione all’altra), pagamenti che non arrivano e non partono, le assenze da Covid che si sommano a squalifiche ed infortuni, sponsor che si defilano, TV che non pagano o pagano in ritardo e tutto ciò che ne è derivato (e continuerà a derivarne…). Anche nell’organizzazione pratica dell’attività agonistica ci sono stati riflessi importanti. Immaginate le società che si sono dovute inventare procedure e protocolli per gli allenamenti, le partite, le trasferte, l’organizzazione di hotel e ristoranti, i tamponi da fare (chi li fa e come li fa almeno) … Insomma, così come è cambiata la nostra vita è cambiata pure la gestione del calcio.

Da quando il Milan ha ricominciato ad essere competitivo (già nel finale della scorsa stagione), per qualche strano motivo che mi sfugge, si sono affrettati tutti, stampa, media, ex giocatori, opinionisti, social, tifoserie avversarie, a cercare a tutti i costi di dare una spiegazione a questa sorta di miracolo che aveva dell’incredibile. Fino a quando godevamo ancora della simpatia della “piccola che stupisce ma non è pericolosa”, il refren si era più o meno limitato a “sono una squadra giovane e la mancanza di pubblico la favorisce…”. Non dico non fosse vero, magari questo particolare qualcosa ha pure inciso, ma non poteva essere tutto lì. Il brodo hanno iniziato a rimestarlo quando, contro ogni pronostico, dall’inizio di questo campionato ci siamo messi in cima alla classifica dando, partita per partita, sempre più l’impressione di essere una seria candidata per i posti che contano. Uno dei primi quattro (magari boh… pure qualcosa in più ma lo dico piano) che portano si il prestigio della qualificazione CL ma, soprattutto, una bella montagnetta di dobloni che è sempre molto appetita da tutti ed ancor di più in tempi di grande crisi come quelli che stiamo vivendo. Allora, non so se pilotata ad arte o solo come reazione naturale, il discorso si è fatto più serio e pressante. Tolto il papa che per default non può prendere posizione e Xi Jimping che ha cose più importanti a cui pensare (ad esempio se i potenti Zang devono andare in galera a Pechino o a Shangai…) è stato chiesto l’illuminato parere di circa otto miliardi di esseri umani (tranne che ai reietti milanisti). Rigori e rigorini che ci darebbero in abbondanza, qualche potere forte che rivorrebbe il Milan in CL a tutti i costi, gli arbitri e la sempre di moda Dea bendata. Insomma, secondo la vulgata (perchè i giornalisti di oggi possono giusto aspirare a quello…) saremmo lì solo per le circostanze (leggi pandemia), qualche simpatia qua e là nelle stanze che contano e delle gran botte di sedere.

Mi sovviene una domanda. In un mondo ideale, quello di frutta candita e dei buoni sentimenti, quello dove parole come correttezza, senso dell’onore, impegno, determinazione e, soprattutto merito, e così via, hanno ancora un significato, nello sport non dovrebbe vincere chi ha più, per l’appunto, meritato? Va bene, non viviamo in un mondo ideale, le cose non sono mai solo di un colore o di un altro, ma comunque, nello sport, ci si dovrebbe almeno provare e giudicare di conseguenza; o no?

La Pandemia è stata un evento disgraziato, molto al di dei riflessi che ha avuto sul mondo del calcio, ma ha almeno un elemento incontrovertibile. Limitandoci al calcio, a differenza di tanti accadimenti che viviamo sui quali esiste un controllo umano (non apro la pagina se no facciamo notte), è stata uguale per tutti nel senso che i problemi enormi che ha causato sono arrivati come mannaie indistintamente. Ed allora mi chiedo nuovamente:

Ma aver saputo gestire una squadra meglio degli altri a parità di condizioni non è un merito? Essere riusciti a mettere sempre in campo una squadra competitiva e con una sua precisa identità nonostante contagi, squalifiche (abbondanti…) ed infortuni non è un merito? Essere una delle poche società che, anche se regolamenti e diposizioni in mano avrebbe potuto farne a meno, paga regolarmente tutti i mesi senza ritardi non è un merito? Dare sicurezza ad una banda di ragazzini e riuscire a cavarne il meglio sfruttando le qualità dei giovani come freschezza ed entusiasmo e limitandone … i limiti al massimo non è un merito? Allenare questi ragazzi in modo da averli (quasi) sempre in buona forma nonostante gli impegni siano fittissimi (ed i nostri ancora di più visto i preliminari di EL) non è un merito? Riuscire a giocare quasi come nulla fosse anche con le assenze contemporanee dei grandi “vecchi” (Ibra in primis) non è un merito? Mantenere sempre l’ambiente sereno e positivo anche dopo qualche scivolone (vedi la sconfitta con gli orobici) non è un merito? Essere riusciti a trovare nuovi (ed alcuni importanti) sponsor in un periodo in cui gli sponsor fuggono non è un merito? Essere riusciti a fare un mercato estivo che ha saputo trovare giovani che stanno dimostrando di valere parecchio con pochi o niente soldi (chiedete a SEAL che studia i numeri meglio di Einstein il saldo delle ultime campagne acquisti…), non è un merito? L’aver potuto fare un mercato invernale per riempire i buchi della rosa (che obiettivamente c’erano) mentre le altre sono dovute rimanere al palo, non è un merito? Non lamentarsi mai per assenze, decisioni arbitrali, circostanze avverse della vita e chi più ne ha più ne metta, mentre tuti gli altri caragnano (e il covid qui, gli infortuni là, e non mi danno i rigori…) non è un merito? Avere un gioco che ti porta spesso in area pericolosamente (vedi gli xG ed i legni colpiti) e che per questo porta gli avversari a fare fallo non è un merito? Della società, di Pioli e lo staff, di Maldini & Massara, dei ragazzi… Mi fermo qua, ma potrei andare avanti.

Quindi, continuo a non capire (o forse capisco benissimo, fate voi). Se Suning è potente e spende giù di peana se Elliot investe quattro lire è uno scandalo vista la situazione economica grave. Se comprano Hakimi per 40 milioni è un gran colpo Theo (a molto meno) è un colpo di culo? Se la Ovino’s family rescinde spendendo milioni sono giuste mosse di mercato se noi diamo in prestito quello o quell’altro ci torneranno indietro di sicuro ed è meglio che non ci illudiamo? Se gli altri fanno le plusvalenze farlocche sono i re del mercato, se noi non ne abbiamo bisogno (Elliott avrà pure tutti i difetti del mondo ma la fresca che serviva l’ha messa e non risulta abbiamo debiti rilevanti) la UEFA gli ci farà il culo come un cestone? Se ne facciano una ragione. Non so dove arriveremo, non so se centreremo il traguardo della CL (sono per il mai dire mai in tutti i sensi), o se faremo qualcosa di più o di meno, ma la sensazione di meritare tutto quello che ci è accaduto fino ad ora e di non dover dire grazie a nessuno non me lo tolgo dalla testa. Adesso viene il difficile. Siamo diventati il settimo incomodo, quello che non c’era ed ora si candida alla spartizione della torta. Per le altre, abituate negli ultimi anni a dividere il bottino tra loro, un nuovo attore è pericoloso e le avremo, le abbiamo in realtà, tutte contro, perché l’incomodo toglie posti… comodi e da fastidio. Non c’è niente da dire, in un certo senso hanno ragione. Siamo tornati e questo è davvero… un anno anomalo…

FORZA MILAN e… proviamoci

Axel

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