Stagnazione e perplessità. La nuova ‘opportunità’ di Pioli

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Rieccoci qui. Con qualcosa in più da dire rispetto alla settimana che ha visto il capitombolo dolorosissimo nel derby contro l’Inter. Con fatica, affanni e il solito jolly Leao, il Diavolo è tornato ad assaporare il gusto della vittoria, dopo il ko della Stracittadina seguito dal beffardo pareggio ‘europeo’ di San Siro al cospetto di un abbordabilissimo Newcastle. Se dovessimo guardarla da un punto di vista prettamente numerico, potremmo anche essere soddisfatti: 4 vittorie e una sconfitta in 5 partite di campionato. Peccato per il pareggio in Champions League ma, le premesse, potrebbero anche indurre ad un moderato entusiasmo. Tuttavia si sa: il calcio è materia assai complessa, dove i numeri possono solo delinearne la forma senza giungere alla sua piena essenza.

I numeri ci vedono al secondo posto in solitaria e, in soldoni, l’unica antagonista – ad oggi – credibile dell’Inter in formato 5 su 5. Vuoi quel maledetto derby che fa ancora male, vuoi le tante perplessità tattiche che continua a mostrare il Milan, pochi riescono ad essere pienamente soddisfatti, anche guardando le più dure fatiche delle altre rivali. Dalla Juventus delle mirabolanti avventure di Gatti alla Lazio di Sarri sempre bella quanto limitata, passando per la Roma soporifera dello Special One e per il Napoli di Rudi Garcia che, dopo una stagione in orbita lunare, si riscopre terribilmente terrestre e umano. Sono di media statura ma non vedo giganti attorno a me. Solo l’Inter sembra aver trovato già la quadra e una struttura precisa anche se, nel recente match contro l’Empoli, ha dovuto incassare l’infortunio di Arnautovic. Chi se ne frega, direte voi. Non parliamo di un titolare ma, considerando anche le condizioni non ottimali di Sanchez, mette l’Inter subito di fronte alla realtà di un attacco corto che, volenti o nolenti, costringerà Simone Inzaghi ad imporre degli straordinari a Lautaro Martinez e Marcus Thuram. Chissà che anche i cugini non frenino e accusino la stanchezza.

Insomma, il boccone derby è ancora amaro ma c’è chi sta paradossalmente peggio. Quello che più preoccupa, al di là dei risultati ancora troppo acerbi per essere valutati con troppa rilevanza, è il tunnel di buio tattico imboccato dal Milan dal derby in poi. Facciamo un passo indietro: torniamo al match di Champions con gli inglesi dell’ex Tonali. Il Milan parte forte e, nei primi 30 minuti, si costruisce oggettivamente più di un’opportunità per andare in gol. Il pallone non entra e si chiude la prima frazione sullo 0-0. Nel secondo tempo, a parte qualche lampo, si vede una squadra spenta che, appena arriva il fiatone, perde cognizione del gioco e ogni tipo di intraprendenza. E il paradosso è che, contro il Newcastle, se non ti salva il didietro Sportiello ti fai pure un’altra bella sconfitta. Non va bene. Che dire poi dell’uscita del pallone e la costruzione della manovra? E’ sempre tutto così farraginoso, lento, prevedibile, scontato.

Arriviamo al match contro il Verona di Marco Baroni che, l’anno scorso alla guida del Lecce, ci fece vedere i sorci verdi in Salento. Il suo Verona sta bene in campo anche se non è un granché da vedere sul piano della qualità. Il Milan conferma il trend di partire con l’acceleratore al massimo e, dopo 8 minuti, sblocca la contesa con Rafa Leao, grazie ad una doppia topica della difesa scaligera. Il portoghese sgasa, semina, poi deposita in rete. Alla prima da capitano con la numero 10, Leao si dedica un bel pomeriggio dopo una settimana di chiacchiere per via di quello scellerato colpo di tacco fantasma inscenato contro il Newcastle. Dopo l’usuale partenza roboante, il Milan va pian piano spegnendosi rispettando ancora una volta il copione. Sportiello salva di nuovo il risultato come in Champions League, stavolta su Folorunsho. Pochi rischi dietro, ma tanta confusione e spazi occupati male. Anche e soprattutto tanta carenza offensiva. Poca costruzione e cambio ritmo della manovra, ricerca della verticalità fine a se stessa e spesso forzata. In sostanza, se non avessero fatto la pirlata i difensori del Verona, avremmo concluso un bel tris di partite consecutive con appena un gol fatto. Troppo poco. Certo, com’è giusto puntare il dito, è giusto anche riconoscere le dovute attenuanti.

Il Milan era abbastanza rimaneggiato, con quattro cambi di formazione rispetto all’undici di riferimento schierato da Stefano Pioli in questo avvio di campionato. Titolari Sportiello, Kjaer, Florenzi e Musah. In pieno rispetto alle tradizioni, siamo arrivati al match senza Theo Hernandez, Calabria e Maignan. Dovrebbe essere roba da poco: parlano già di allenamento in gruppo. Però, intanto, era doveroso iniziare a perderli. Un’altra attenuante è che, visto il periodo ravvicinato di partite, avendo sbloccato il match abbastanza in fretta, poteva essere logico provare a gestire il risultato anche se farlo sull’1-0 è molto rischioso. La scarsa pericolosità del Verona ce lo poteva anche permettere. Insomma, dubbi e attenuanti, perplessità e pensieri. Il gioco del Milan, comunque la si voglia vedere, stagna e non decolla. Si spera che, il tempo e il lavoro del gruppo, possano consentire una crescita e un inserimento completo ed efficace dei nuovi giocatori arrivati dal mercato. Bisognerà anche magari, un giorno, risolvere il problema degli infortuni anche se, a onor del vero, siamo in linea con la media del campionato. Tuttavia, in media o no, ci siamo persi Rade Krunic. Il bosniaco potrebbe averne per un po’. Tradotto: Pioli perde il play che aveva designato per il suo centrocampo a tre. Una nuova opportunità? Il tecnico rossonero, mai come in questo momento, sembra fuori dalle grazie di gran parte dei tifosi. Le critiche non mancano e, molti preferirebbero altri al suo posto. Ma, una cosa gli va riconosciuta: le cose che ha saputo fare bene nei suoi anni al Milan, le ha fatte sempre nelle difficoltà. Che questo infortunio di Krunic possa spingerlo ad una nuova soluzione che migliori del tutto il centrocampo? Un po’ sulla falsariga del cambio Romagnoli-Kalulu che consolidò la difesa del Diavolo fino al 19esimo scudetto. Da Musah (buona partita contro il Verona) ad Adli, citato nelle dichiarazioni del post-partita, come possibile soluzione, dallo stesso Pioli. Vedremo, tra speranza e paura di essere delusi ancora. Intanto, forza Milan.

Joker

Un bisbiglio, un nuovo gioco. Una poesia da imparare, due colori che inebriano la mente ancor prima della vista. Uno spettro di emozioni da cui imparare a essere uomo. Questo è stato il Milan nella mia vita: il silenzio più profondo della passione, l'urlo più solenne e selvaggio dell'anima.