Considerazioni di fine estate

5313

Buona la terza. No, non sono qui a dire che le prime due partite hanno mostrato più ombre che luci, piuttosto un crescendo nelle prestazioni contro avversari non semplici e per di più con due trasferte.
Al netto delle assenze nelle file della Roma, la partita dell’Olimpico ha messo in luce una differenza imbarazzante tra le due squadre con i giallorossi incapaci di fare anche solo il solletico finché si era in parità numerica. Basterebbe tornare indietro di qualche mese con una Roma non molto diversa da quella affrontata per valori, per distinguere il passo in avanti rispetto a quel pareggio in extremis di Pino al 96esimo.
Andando a rianalizzare le tre partite disputate in 11 giorni si possono fare alcune considerazioni che non devono essere prese per oro colato vista la casistica ridotta, ma potrebbero darci delle indicazioni. La prima partita in casa del Bologna aveva mostrato una fragilità di non poco conto a centrocampo (diverse le opportunità lasciate agli uomini di Thiago Motta), ma nelle due successive l’intesa tra i centrocampisti e i reparti è aumentata notevolmente. Non sono piccolezze, soprattutto tenendo conto del toro di Juric autentica bestia nera per Pioli (2 vittorie risicate per 1-0, 1 pareggio, 2 sconfitte) spazzato via in un amen in primis nel gioco.
L’altro dato assai importante è che a differenza degli ultimi anni non siamo partiti a mille atleticamente e ciò nonostante abbiamo sempre tenuto il campo anche in inferiorità numerica. L’ultima considerazione riguarda la rivoluzione della rosa. Un cambiamento così radicale del gruppo faceva presupporre ai più un tempo di adattamento non breve con probabili risultati claudicanti (il riferimento al sottoscritto è del tutto non casuale). Non solo ciò non è avvenuto come dimostrano le tre vittorie, addirittura si è passati dal disputare partite di football americano a calcio con accorgimenti tattici interessanti per quanto non convenzionali come la posizione di calabria per dirne una. E’ un modo di giocare che può piacere o meno, ma è calcio e la fisicità e non solo di Loftus-Cheek e Reijnders aiutano a renderlo più solido.

A proposito di gruppo meritano un approfondimento le parole di Leao quando afferma anche fuori dal campo siamo una squadra, abbiamo fatto un lavoro incredibile. Ora, come dicevo prima non bisogna trarre conclusioni affrettate cavalcando l’onda dei risultati ma si possono fare delle considerazioni. Non possiamo sapere se questo gruppo andrà in barca ai primi eventi avversi o si rialzerà più forte di prima, ma le parole del portoghese sembrano confermare come il gruppo della scorsa stagione non fosse poi un vero gruppo e diciamo che ce n’eravamo accorti vista la totale non considerazione di molti nuovi acquisti e l’accantonamento di altri del gruppo storico. Togliendo gli ultimi arrivati (Pellegrino e Jovic) e il jolly Romero si può dire che il solo Adli e in parte Musah non sono ancora entrati nei pensieri del mister, ma per il resto abbiamo costantemente in campo 3 giocatori nuovi su 11 e nei cinque cambi due posti sono sempre per Okafor e Chukwueze. Insomma, si può dire che le cose sia a livello di gruppo che di campo appaiono funzionare. Certo alcuni ingranaggi hanno bisogno di essere ben oliati (Chukwueze su tutti) ma altri sembrano far parte di questa squadra da una vita (leggasi Pulisic e Reijnders).

Vista la fresca conclusione del calciomercato l’ultimo pensiero che vorrei condividere con voi riguarda il mercato appena concluso. Una prima considerazione riguarda le famose spese. I più, specie nel mondo dell’informazione, tendono a fare ragionamenti del tutto fuorvianti prendendo in considerazione solo la spesa per i cartellini, un po’ come acquistare casa dimenticandosi di tutte le altre spese. Partiamo da un dato importante: la rivoluzione della rosa ha portato a un monte ingaggi identico o quasi a quello della passata stagione. Questo ci dice che rimarremo la quarta società per stipendi in serie A. L’altro dato importante è come nonostante i duemila prestiti e gli acquisti effettuati la quota ammortamenti è aumentata di pochissimo. Un’analisi corretta dovrebbe raccontare questo e non l’aver “speso” 120 mln che ha davvero scarso significato se separato da tutto il resto. Tanto è vero che già oggi possiamo dire che anche con un eventuale quarto posto e uscita dal girone di champions il Milan avrebbe di nuovo un bilancio in positivo la prossima stagione pur avendo un fatturato fino ad oggi inferiore a juventus e inter che fanno anche passivi (quindi maggiori spese). Chissà se muovendo due neuroni qualche esperto ci arriva.
Parlando del mercato in entrata appaiono tutt’altro che folli le spese effettuate e la grande pecca sembra essere il ruolo di punta. La vicenda Taremi mostra una certa approssimazione trattandosi del Porto ossia una società non proprio trasparente sotto questo aspetto. Pensare di averla vinta coi lusitani senza avere le firme anche dei procuratori dei calzini è un azzardo che non può essere corso senza avere un reale piano B perché Jovic è solo la carta della disperazione essendo già stato proposto mille volte da Ramadani. Pecche di inesperienza da chi ricopre quel ruolo per la prima volta, ci sta eh, speriamo solo che questo inciampo non risulti decisivo.
Sempre parlando di inesperienza si può parlare del mercato in uscita. Per vendere Tonali non credo ci volessero chissà quali competenze, diverso è smaltire il resto. Credo poco al “ma a chi le vendi ste pippe” perché di rottami/miracolati/mezzi giocatori venduti da squadre italiane in premier o arabia ne abbiamo visti, oltre che a squadre italiane. Penso che i nostri siano appunto inesperti nel mercanteggiare mancando anche di una rete di contatti tale da far entrare nei radar di altre società i nostri esuberi. Anche qui nulla per cui strapparsi i capelli essendo alle prime armi in certe posizioni, ma di certo alcune cessioni avrebbero permesso un margine di manovra assai più ampio sulla punta o sul centrocampista ad esempio. Siamo tornati ad essere una grande società in campo e fuori, ora non resta che fare lo step anche tra i tavoli di chi può riempirti il portafoglio e vista la crescita generale credo che anche questa pecca verrà presto risolta.

Seal

Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.