Il dolce

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Proviamo a immaginare questa stagione come fosse una cena, profumatamente pagata da tutti noi in termini come sempre di coinvolgimento emotivo, quando non in abbonamenti e merchandising per noi, i nostri figli ecc.
L’antipasto è iniziato in modo interlocutorio. Qualcuno di noi ci si è buttato con entusiasmo dopo la cucina casereccia di Gattuso, qualcuno perché gli chef Boban e Maldini ispiravano il meglio; qualcun altro è rimasto perplesso, in ultimo qualcuno (penso a me stesso, o Ale Johnson) ha pensato, fosse stato possibile, di alzarsi immediatamente dal tavolo e salutare. Vuoi per Giampaolo, vuoi per le contraddizioni evidenti fra stile, personalità, obiettivi e competenze delle varie teste del management e delle aspettative relative. Il retrogusto, per tutti, è stato comunque poco invitante.
Il primo piatto è stata una schifezza. Indescrivibile, sinceramente a pensarci oggi non si trovano nemmeno le parole per commentarlo. Tutti concordi sul fatto che fosse immangiabile, perfettamente inutile a posteriori stare a disquisire sulle colpe; anche perché i possibili ‘colpevoli’ hanno pagato e senza grandi distinzioni.
Il secondo, beh, rispetto al primo si è potuto mangiare. Non è stato probabilmente ciò per cui abbiamo pagato, gli ingredienti sono stati rivisti, non tutto è andato per il verso giusto e tutti abbiamo trovato dei peli nel piatto (e tralascio di indicarne la provenienza) dopo Bergamo e il derby. Però, tutto sommato, ci siamo riempiti la pancia.
La lunga pausa Covid ha dato modo di riflettere allo staff di cucina, che ben conscio di non avere l’onore per il prossimo anno di servire di nuovo il pasto ha deciso di finire col botto. Col dolce.

Il Milan visto contro la juventus e contro il Bologna è il miglior Milan degli ultimi 10 anni e probabilmente la miglior squadra di questo campionato, insieme all’Atalanta post sosta invernale. In particolare contro i felsinei si poteva vincere con risultato “anni Cinquanta”, tipo 10-1 o roba del genere. Fin dai primi minuti un uragano rossonero ha devastato la dighetta di legno del sempre affascinante (ma decisamente troppo rimpianto) Mihajlovic. E’ una goduria che io ad esempio assaporo di più fredda, mi piace ripensarci qualche giorno dopo. Perché, sul momento, non riesco a non pormi qualche dubbio.
Assodato che Rebic, come dice Pioli, può essere un top player; che Theo Hernandez, Bennacer, Saelmaekers sono ‘i nuovi’ e spingono da matti; che Kjaer è il difensore da Milan, per personalità e cattiveria, che ci mancava da tempi immemori (almeno a me). E che Ibra è Ibra, anche se ormai è mobile quanto una macchina d’assedio. Assodato tutto ciò. Conti? Calabria?
Kessie??
Chalanoglu???
Kessie non è tornato quello dell’Atalanta, anzi. E’ come se si fosse evoluto. Resistenza e stakanovismo son sempre state le caratteristiche indiscutibili di un giocatore criticato (giustamente, ma troppo); mai mancata anche la qualità complessiva, difficile infatti trovare riscontro nella classica affermazione ‘Kessie sbaglia tutti i passaggi’…diciamo che spesso sbagliava quelli decisivi. Adesso però stiamo parlando di un Ultra-Kessie bionico che quando calcia in corsa arroventa la palla, che arriva primo su tutti i lati del campo su ogni palla, con pettinatura aggressiva e aerodinamica adatta allo scopo.
E il buon Chattanooga non dimentichiamolo. Sembra il giocatore di cui molti di noi si segnarono il nome vedendolo in Bundesliga, alla corte del figlio di Rangnick (Roger Schmidt). A me ricordava Eriksen (non quello centellinato da Conte), e me lo ricorda, ma con meno compasso e più aggressività. Se un alieno scendesse oggi sulla Terra lo elencherebbe fra i più forti del gioco senza dubbio.
Invece non lo è, a meno di non attribuire come fa certa stampa, martellando solo ed esclusivamente su questo per scopi noti, poteri taumaturgici e forse creatori a Pioli.
Squisito il dolce, sorbiamolo senza paure, non ci avvelenerà. Ma proprio questi exploit di giocatori di cui conosciamo bene i downgrade, oltre alle generiche statistiche delle gare che dicono che ad esempio contro il Bologna abbiamo creato in 17 minuti più di quanto abbiamo fatto in tutto il mese di dicembre…mi fanno chiedere quanto ci stiamo mettendo noi e quanto i nostri avversari in termini di impegno fisico, mentale e persino tattico. Non potendo dare una risposta, prendo il dessert a piccole dosi; non voglio fare indigestione.

Illusione di mezza estate?

Anzitutto c’è da arrivare quinti, o sesti dietro al Napoli. Senza se, senza ma. Questo dolce non deve lasciare pesantezza. Per piacere, i preliminari di Europa League in una stagione come la prossima non sono il massimo. Ma l’Europa League si, è il massimo possibile e bisogna andarci; condivido sempre infatti chi come Serafini non la schifa, anzi. E’ palestra, è immagine, è un altro obiettivo. Sarà difficile evitare i preliminari visto che la Roma continua a rubacchiare, come del resto da anni. Dopodichè è tutto nelle mani di Gazidis e del nuovo manager, che dovranno costruire sopra l’entusiasmo attuale e fugare le perplessità molto rapidamente. Prima di tutto nei giocatori, che rimanendo orfani quasi sicuramente di Maldini e soprattutto Ibra dovranno essere convinti e motivati. Il sapore del riscatto comunque deve aver dato appetito a tutti, e sono caduti anche numerosi alibi. Se non rivedessi la stessa grinta a settembre mi incazzerei come non mai e con tutti.
Il magnifico dolce sta offrendo il pretesto perfetto alla stampa ex-Giannino, a Sky, e a tutti i maligni, per aggredire alla giugulare ogni novità al primo tentennamento. Senza considerare però che è stato il complesso di errori nella preparazione della stagione, da parte anche ma non solo di Gazidis, a portare a questo gran finale così pieno di cambiamenti tattici e psicologici ma anche a significare poco dal punto di vista sportivo. “Bisognava dare tempo” è un’affermazione sconclusionata e figlia del senno di poi. A novembre/dicembre ogni valutazione della proprietà era lecita.
Anche se, idea comune a tanti di noi, questo Milan alto, aggressivo, voglioso di concludere in fretta…somiglia molto, non tatticamente ma nei principi, a quello che potremmo vedere l’anno prossimo. Può essere casuale, ma si attendono sviluppi.

Larry

P.s. è iniziata fra gli editorialisti mainstream la ‘stagione del rinfaccio’. Di Theo si diceva questo, di Bennacer quest’altro, ecc. ecc. Fra un po’ arriveremo a riabilitare Mirabelli. Estrapolare dal contesto i giudizi turbolenti dei tifosi, specie quelli dati in momenti di forte crisi, è esercizio che andrebbe lasciato al Muezzin e a qualche altra macchietta; altrimenti qualcuno potrebbe rinfacciare cosa si diceva del Maestro Giampaolo, Paquetà, Leao, scendendo a Piatek, per arrivare a Suso.
Ognuno pensi a rivedere i propri giudizi, alla luce dell’attualità, imparando qualcosa, e lasciando perdere quelli degli altri.

 

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.