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Benevento-Milan presentazione

2 dicembre 2017 | Di | Rispondi Di più

Domenica 3 marzo 2002. Il mio primo Derby a San Siro è bagnato dal fortunoso gol di coscia di Vieri, che spedisce in rete il pallone che certifica lo 0-1 dell’Inter sul Milan. È la stagione di Terim e Ancelotti, di una campagna acquisti faraonica che vede il Milan protagonista di acquisti che avrebbero poi sancito la storia del secondo grande ciclo berlusconiano. Rui Costa, Inzaghi e Pirlo arrivano quell’anno, e con la campagna acquisti seguente, quella di Nesta e Seedorf, viene completata l’ossatura rossonera che porterà in via Turati due Champions League. In quella stagione arriva a Carnago anche Cosmin Marius Contra, tra le “meteore” cacciaviti quella che più è rimasta nel mio cuore. Nel 2-4 del Derby d’andata fu lui il mattatore di una serata strepitosa, perfetto seguito dello 0-6 dell’11 maggio precedente. Nel prepartita del Derby di ritorno è la sua 22 la maglia che voglio comprare con i soldi dei tagli di prato dell’estate precedente. “L’abbiamo finita”, la risposta del commesso del baracchino. “Allora mi dia quella di Gattuso”, la mia risposta.

Gennaro Ivan è sempre stato un idolo della tifoseria per quel suo modo di approcciarsi ai 90 minuti, per il suo essere sanguigno come lo è un qualsiasi tifoso sfegatato da curva. Mai si è risparmiato sul terreno di gioco, dove ha lasciato un legamento in un’anonima vittoria del 2008 contro il Catania. Dopo Seedorf, Brocchi e Inzaghi è lui il terzo veterano e allievo di Ancelotti a essere chiamato al capezzale rossonero, bisognoso di cure e attenzioni quest’anno come gli scorsi. Le sue avventure precedenti suggeriscono che probabilmente non sarà la persona giusta per noi, ma le alternative sono poche, e forse anche peggiori. Ci sarà difficile giudicarlo in modo distaccato e obiettivo, e il rischio di “bruciare” un’altra bandiera, come parzialmente già accaduto con Inzaghi, è alto. È tuttavia caduta su di lui la scelta di Fassone e Mirabelli, e se non altro il nostro supporto non dovrà mancare. Rimangono ad ogni modo forti dubbi su quanto potrà dare a questa truppa.

Personalmente, mettendo momentaneamente da parta la sua scarsa esperienza da allenatore, ciò che mi avvilisce, per usare un termine probabilmente esagerato, è proprio il copione della stagione, in alcuni tratti molto simile a quelle scorse. Fermo restando che mai farei il cambio con la precedente dirigenza, anche oggi come negli anni passati siamo partiti col freno a mano tirato, dovendo ripiegare su una ex leggenda per risollevare le sorti di una Serie A ormai compromessa. Mettere una squadra tanto costosa in mano a un mister con un curriculum scarso è sinonimo primo di improvvisazione, secondo di arrendevolezza, come a dire che è ormai assodato che a fine novembre/inizio dicembre la nostra stagione sia già finita. Le alternative stanno a zero, è un dato di fatto, ma alzi la mano chi avrebbe pronosticato un simile sviluppo, con il terzo allenatore pescato dalla primavera in poco più di tre anni solari. La speranza è la stessa di sempre, quella cioè di esprimere un giudizio che si rivelerà errato, ma i precedenti sono lì a ricordarci quel che rischiamo.

Gattuso sarà comunque chiamato a fare le scelte che Montella non è stato in grado di compiere. Quale la formazione tipo? Quale la punta su cui scommettere? Quale il leader designato cui affidare la responsabilità di essere il punto di riferimento per una squadra sfaldata prima mentalmente che tecnicamente? Nulla di semplice, né immediato. Se non altro, rispetto al suo predecessore, Gattuso potrebbe avere il polso e il carisma che in pochi, tra tifosi e giocatori, hanno riconosciuto a Montella. Le risposte le darà poi il campo, come sempre. Sperando che il campo non dica che proprio contro di noi, domani all’ora di pranzo, il Benevento sia meritevole di guadagnare il primo punto della sua storia nel campionato italiano. Per tutto il resto, in bocca al lupo, Rino!

Fabio

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Categoria: Serie A, Tattica

Sull'autore ()

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.