Un mercato da completare

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Il nostro Milan è una squadra ancora incompleta. Almeno, questa è l’opinione del sottoscritto. Non è mai utile dare un voto alla campagna acquisti quando ancora è in corso. Non è nemmeno una pratica intelligente, a dirla tutta. Possiamo tuttavia commentare quanto finora si è visto, si è fatto, si è concluso. E il giudizio è a mio avviso positivo, ma non così tanto. Per una ragione o per l’altra, la rosa è ancora monca di alcuni elementi, buona ma forse non abbastanza per un piazzamento Champions “tranquillo”, sempre che lo si possa ottenere.

Prima di tutto sono gli esuberi che in questo frangente tarpano le ali di un mercato che necessita degli ultimi decisivi tasselli. Anzi, ancora non è chiaro se alcuni giocatori siano effettivamente considerabili “esuberi” o meno. Partendo dalla difesa, la situazione più paradossale la troviamo a sinistra, dove il nuovo arrivo Theo Hernandez è andato a rimpinguare un ruolo in cui troviamo già Strinic, Laxalt e Ricardo Rodriguez. Le gerarchie paiono chiare, con l’ex Real che dovrebbe partire come terzino titolare, con gli altri tre a contendersi i minuti derivanti da acciacchi o infortuni del neo acquisto e dal necessario turnover. Due dei tre citati dovrebbero essere “smaltiti” dagli affari in uscita. Strinic è senza dubbio l’elemento con meno potenziale, ma anche quello con il mercato (e il valore) più deprimente. Rischiando e cedendo gli altri due si potrebbero ricavare tra i 20 e i 30 milioni utili da reinvestire, ma c’è qualcuno che se li pigli? Mistero, soprattutto considerando che il mercato della Premier è già chiuso.

Spostandosi poi a metà campo la soluzione pare più lineare, con il solo Biglia come vero e proprio uomo sul mercato. Anche qui, rimane tuttavia il punto interrogativo sulla cifra che si potrebbe reperire dall’argentino, nonché il suo eventuale sostituto. Arrivando poi al reparto avanzato, quale sarebbe il ruolo che Giampaolo pensa di ritagliare per Castillejo? Quello di seconda punta? Lo spagnolo pare molto più a suo agio come ala, disposizione tattica tuttavia non prevista dal 4312 dell’ex mister della Samp. Con la cessione dell’iberico si potrebbero racimolare altri 10-15 milioni che certo non farebbero schifo, per un elemento che per quanto volenteroso non trova una disposizione plausibile nello scacchiere di Giampaolo. Dal discorso sugli esuberi ho volutamente escluso Suso e Donnarumma, che sarebbero tuttavia gli elementi più “spendibili” per poter spendere, e perdonate il gioco di parole. Con queste due cessioni potremmo mettere in cassa quasi 100 milioni, che insieme al resto delle defenestrazioni porterebbero il gruzzolo, nella migliore delle ipotesi, a quasi 150 milioni.

Con questa liquidità cosa potremmo tirar fuori dal cilindro? Se volessimo sognare, di certo un portiere (Perin? Cragno?), uno/due altri centrocampisti (Modric? Altri?) e una spalla per Piatek, più una o due altre riserve (Correa? O addirittura Dybala?). L’estate è la stagione dell’effimero, nel calcio come in tante altre situazioni, quindi perdonate i castelli in aria. Il senso però è questo, per stringere: molta della nostra stagione passerà dai prossimi 15 giorni. È stato fatto molto di buono, ma ripeto: non abbastanza. Va chiuso il cerchio di un mercato comunque vada intelligente e lungimirante, e proprio per non vanificare quanto fatto in questi due mesi dovremmo pensare di agire sacrificando qualcuno, per quello che potremmo definire un “bene superiore”. Forza Paolo e forza Zvone. La fiducia c’è, anche perché non abbiamo troppe alternative. Calma e sangue freddo.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.