Un mercoledì da leoni

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Che dire di Milan Empoli, vi hanno già raccontato tutto gli amici Joker, Max e Chiara, anche perché semplicemente non c’è molto da dire.

“Quando si arriva a marzo-aprile, quando arriva la Champions, si può trasformare una stagione in un qualcosa d’incredibile. Abbiamo questa possibilità e vogliamo sfruttarla” (P. Maldini)

Oramai abbiamo capito che mentalmente i ragazzi ed il Mister e molto probabilmente anche l’area tecnica hanno fatto All In sulla Champions. Io lo dico da tempo che la cosa è molto pericolosa ma sembra che siamo in pochi a pensare così. Perché quel Milan a cui fa riferimento Paolo il posto nell’Europa che conta non lo mancava mai, quello attuale io qualche dubbio c’è l’ho. Io personalmente prima avrei blindato il mio posto Champions e poi avrei pensato a fare il mio bel percorso in Europa. E vi assicuro che conquistare un posto Champions in un campionato di così basso livello non ci voleva molto. Nemmeno aprire un ciclo importante era difficile ma questo sarebbe stato chiedere troppo.
Quando io leggo Milan Empoli, il mio pensiero corre subito a San Siro 10 aprile 1988, il Milan di Sacchi è in piena rimonta sul Napoli, ahimè questa cosa purtroppo non accadrà quest’anno, i rossoneri vincono una partita fondamentale contro i coriacei toscani, che solo un gol meraviglioso del rientrante Marco Van Basten. Una finta di corpo incredibile e un destro ad incrociare sul palo lontano spengono le velleità empolesi. E poi la sua corsa liberatoria abbracciato da Mussi, Evani, Donadoni e tutti gli altri.
E se ci pensiamo è quello che manca in questo momento, un colpo di classe di un fuoriclasse che ci possa togliere dalle difficoltà, a volte ci manca anche un episodio fortunato vedi il contatto tra Hernandez e Fazzini, ma non voglio entrare in questo argomento perché mi faccio il sangue amaro e poi penso male.
Quindi pensiamo al Napoli europeo, perché mercoledì è già ora di scendere in campo, e che partita. Da cuori forti. Come diceva una vecchia pubblicità anni novanta delle partite di Champions ci vuole una notte da Leoni. E per entrare nel clima europeo vi racconto la mia partita perfetta, giocata il 5 aprile 1989. Quella stagione il nostro viaggio europeo aveva toccato la nostalgica Sofia, la nebbiosa Belgrado, l’umida Brema e ora si arriva a Madrid. Si va a giocare nel mitico e affascinante Santiago Bernabeu. Stadio in cui gli azzurri alzarono la coppa del mondo qualche anno prima, e dove i cugini neroazzurri ci avevano lasciato le penne più di una volta nei primi anni ottanta.
Avevo più o meno 15 anni e in quel meraviglioso tour europeo, vissuto con un entusiasmo incredibile e forse con molta spensieratezza mi apprestavo a vivere una partita che andava oltre il mio immaginario. I ragazzi scendono in campo con la classica maglia rossonera e i pantaloncini neri. Divisa che a me è sempre piaciuta e che ancora mi piacerebbe vedere indossata dai nostri giocatori, non quel verde oliva dell’altra sera.
Come dicevo prima giocare al Bernabeu non era facile, da quello che leggevo all’epoca era uno stadio che emanava calore verso i propri beniamini e nello stesso tempo paura verso gli avversari. Quel Milan se voleva vincere la coppa doveva uscire indenne da quel stadio. Ma quel Milan era diverso. Si stava facendo conoscere al mondo intero, la partita viene presa in mano fin da subito dai rossoneri, il Milan ha un paio di occasioni per passare in vantaggio ma alla fine la dura legge del gol sbagliato, premia il Real. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo è Hugo Sanchez a due passi dalla porta a mettere il pallone dentro la porta del Milan. 1-0 per le merengues.
Ma nonostante la rete subita sul finire del primo tempo, i diavoli rossoneri non mollano e rientrano in campo ancora più arrabbiati, guidati da uno strepitoso Franco Baresi. I rossoneri trovano il pareggio con Gullit ma la terna arbitrale con una cervellotica decisione decide di annullarlo, incredibile. Io personalmente mando letteralmente a quel paese l’arbitro e i suoi incapaci assistenti. Ma niente sembra fermare la squadra di Sacchi, continua a mettere in fuorigioco i bianchi madrileni con una regolarità disarmante.
Si continua ad attaccare, al minuto 78 Mauro Tassotti disegna un cross perfetto dalla trequarti, quei bei cross di una volta che nel calcio attuale sono in via d’estinzione, e Lui Marco Van Basten (ancora lui come contro l’Empoli) appena dentro l’area, si avvita e in tuffo tira una frustata di testa. Un capolavoro che però ha bisogno anche di fortuna, infatti la palla picchia la traversa e poi rimbalza sulla schiena di Buyo prima di superare lentamente la linea di porta riconcorsa dal portiere spagnolo. Attimi lunghissimi, io con il fiato e la mente spingo la palla e non appena varca la linea di gesso esplodo in un urlo liberatorio e come avevo fatto quasi un anno prima, in occasione della finale europea dell’Olanda quando Van Basten fecce quel gol incredibile dalla linea di fondo, abbraccio il mio enorme tubo catodico per sentirmi protagonista assieme ai miei ragazzi, al mio idolo che mi aveva regalato l’ennesima perla come in quel Milan Empoli di un anno prima. Lo stadio si ammutolisce di colpo perché quella sera avevano visto una squadra straniera, italiana, venir a comandare in casa loro. I numeri sono impietosi a favore nostro, vado a memoria credo che il Real Madrid sia finito in fuorigioco circa 25 volte, tanto da indurre Butragueno a dire che di quella partita non avevano capito nulla.
Chiaramente quel Milan era ed è un qualcosa d’irripetibile, questo c’è lo siamo detti tantissime volte, però mercoledì sera serve il miglior Milan, il miglior gioco corale, il miglior Leao, la migliore concentrazione perché a questo punto, la partita contro i partenopei può diventare una di quelle notti che possono segnare una stagione. Non ci serve il Milan svogliato del campionato che non si rende conto di scherzare con il fuoco.

“Giocare da campioni d’Italia è più difficile e questa squadra ha poca esperienza per questo” (Z. Ibrahimovic)

Ripensandoci forse aveva ragione Ibra negli spogliatoi di Udine quando diceva che questa squadra era pronta per vincere ma non per giocare da campioni d’Italia. D’altronde hanno sempre detto che vincere è più facile che rivincere. Questo purtroppo è segno di immaturità e anche un po’ di umiltà che è mancata in campionato. Nel nostro cammino europeo queste caratteristiche si sono annullate perché la concentrazione è quasi sempre stata massima. Vi ho portato l’esempio di quella magica notte del Bernabeu per raccontarvi un po’ di me ma soprattutto per dire che in campo bisogna scendere con la giusta concentrazione e determinazione. Sempre non quando si ha voglia, perché il Milan vincente della scorsa stagione ha tratto la sua forza dal collettivo. E ora con il Napoli serve una notte da Champions, un mercoledì da leoni.

W Milan

Harlock

"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.