Diritti TV tanti, diritti utenti pochi

8826

Oggi sarà una giornata importante per il futuro del campionato italiano di calcio in televisione. Si assegneranno i diritti sulle partite di campionato per il triennio 2021-2024. In epoca di Covid e di crisi finanziaria, quella che potrebbe sembrare una cosa da poco, diventa invece uno snodo fondamentale per il futuro di tutto il sistema calcio italiano. Un sistema già in ginocchio dopo anni di mala gestione e di improvvisazione, che ormai rimane sempre (e solo) legato agli incassi che arrivano dalle televisioni e che non è in grado di sviluppare un progetto a più ampio raggio.

Assodato che i diritti televisivi interessino molto di più i club degli utenti (tifosi), proviamo a capire meglio cosa c’è dietro a quella che sembra una battaglia, ma in realtà è solo un gioco al rialzo e/o al ribasso a seconda da dove la si veda e che vede l’utente sempre al centro dello “spennamento”. Partiamo da una cifra per farci un’idea, 973 milioni di euro. Questo è quanto è stato ricavato dall’ultimo bando (2018-21) grazie alle offerte di SKY e Perform (DAZN) che si divisero la torta in 7 partite per l’emittente via satellite e 3 partite per la piattaforma streaming. Tra bonus e diritti residuali la cifra totale superava 1.4 miliardi di euro. Un bel gruzzolo per un campionato che rimane poco appealing a livello internazionale (non solo per il dominio di una squadra) e che continua a procedere con una gestione poco più che fallimentare. Il Covid nella stagione 2019/20 ha poi messo in evidenza tutti i problemi intorno al calcio, non solo nazionale, e si è scoperto che non solo i club stavano vivendo sul filo del rasoio ma anche le televisioni non navigavano nell’oro. Soprattutto SKY, che si trovava anche ad affrontare la fuga di Disney e FOX dai propri palinsesti e una conseguente perdita di introiti e di abbonati. Questa crisi pandemico-economica ha poi evidenziato come un calcio con stadi vuoti perda molto del suo fascino, se poi ci mettiamo degli stadi fatiscenti e già orribili con il tutto esaurito, il tracollo è vicino.

In questo scenario, l’offerta arrivata i giorni scorsi, invece, assume un valore importante. Lo scenario si è ribaltato, con DAZN che mette sul piatto 840 milioni di euro e SKY che ne mette 750. Per darvi un’idea SKY ha offerto 30 milioni di euro in meno rispetto alla chiusura dell’accordo del 2018 (un -4%) ma con 3 partite in più. Infatti l’anomalia è l’offerta “monstre” di DAZN. Anomalia perchè gli inglesi sono in lizza, oltre che a questa, anche per i diritti della Bundesliga. Come facciano a coprire quella cifra è ancora abbastanza avvolto nel mistero, a meno che non ci sia dietro lo stesso gioco del 2019 quando le due televisioni si misero d’accordo per trasmettere tutte le partite sul satellite e dividersi abbonamenti. Dicevamo che l’offerta di DAZN è quella più ghiotta, tanto è vero che una buona parte dei club ha subito rizzato le antenne con Agnelli e Cairo in testa, per favorire questa soluzione. Anche perchè poi con l’aggiunta del “pacchetto 2” si potrebbe arrivare oltre i 900 milioni. Non c’è stata la maggioranza, quindi si dovrà attendere oggi per capire cosa succederà, però possiamo fare dei ragionamenti.

Punto primo, DAZN ha sì fatto un’offerta alta ed interessante ma nasconde dei misteri che se ci fosse lungimiranza verrebbero presi in considerazione. In primis, il numero di abbonati. L’emittente inglese non ha mai comunicato un numero dei propri utenti. Un pò perchè nel 2018/19 si trovarono a dover gestire una nefasta decisione di dare un mese gratuito con il solo inserimento della carta di credito, che fece sballare tutte le statistiche. Successivamente perchè dal 2019 si trovarono a condividere gli utenti con SKY per il motivo detto prima, della condivisione delle partite sulla piattaforma satellitare. Quindi, ad oggi, senza un’idea certa (che sicuramente sarà stata data in assemblea con i club…almeno spero) di quante persone può muovere DAZN, non si tiene conto di quanti utenti realmente potranno usufruire di questo servizio. Così arriviamo al punto due. Tutti ricordiamo l’esordio del 2018 delle partite in streaming. Giocatori e campo pixelati come su un Atari del 1984, partite che si fermavano sul più bello e ritardi clamorosi nella gestione delle problematiche. Certo sono passati anni, ma non dimentichiamoci che l’utenza streaming rimane pur sempre con una media età bassa e che gestire da palinsesto 7 o 10 partite a turno è un inferno a livello di banda e di diffusione del segnale. In un Paese dove le linee attive internet al settembre 2020 sono quasi 18 milioni ma di queste sono solo poco più di un milione e mezzo quelle in FTTH (fibra / fiber-to-the-home). Ergo, immaginatevi cosa potrebbe venire fuori lo spostamento di partite da una piattaforma all’altra. In questo vedo molta ottusità da parte dei presidenti che stanno guardando al guadagno immediato ma non stanno guardando al futuro della fruibilità, visto che il rischio di disperdere utenti è altissimo.

Punto secondo, SKY è in difficoltà e si sa, però ha dalla sua la possibilità di sfruttare al meglio i diritti, nel corso di questi oltre 3 lustri di televisione satellitare ha sempre reso un servizio molto valido e, ultima stagione a parte, ha sempre garantito i pagamenti come promesso. L’offerta al ribasso portata in Lega, potrebbe essere stata una strategia per vedere l’ammontare di altre offerte ma di fatto non sembra che ci sia molto spazio per rilanci. Qui si apre il capitolo abbonati. Il numero dichiarato di abbonati “calcio” è sempre stato tra i 4 e 4.5 milioni di utenze. Un numero non immenso ma sicuramente ragguardevole, soprattutto se dovessero trovare conferma le voci che parlano di una DAZN che si fermi al massimo a 1 milione (ma attenzione perchè qui c’è in gioco l’utenza della serie B, non gigante ma che incide). SKY ha preso i diritti delle coppe Europee per i prossimi 3 anni, quindi un investimento importante lo ha già fatto e nel caso della Champions League, si è trovata ancora una volta ad affrontare un avversario “streaming”. In questo caso però, parliamo di un vero e proprio colosso, Amazon. L’azienda di Bezos ormai da tempo sta approcciando gli eventi sportivi in streaming e sicuramente ha tanti (ma tanti) soldi da mettere sul piatto. Infatti per cominciare ha preso circa una ventina di partite (esclusa la finale) della Champions ma se l’investimento dovesse rivelarsi interessante, non è escluso che faccia il grande passo. Roland Garros docet. Amazon Prime ha anche provato a partecipare all’asta dei diritti della Serie A ma non ha manifestato molto interesse vista l’offerta esigua proposta.

Il “pacchetto 2” potrebbe essere quello della svolta e potrebbe vedere SKY protagonista, anche con la possibilità di fare vedere una partita in chiaro. Ma su questo scopriremo più dettagli oggi.

Insomma, il quadro è tutto da dipingere, una certezza c’è però, ancora una volta l’utenza rimarrà fregata dalla ingordigia dei presidenti di serie A e dagli interessi delle televisioni perchè se dovesse andare in porto l’offerta di DAZN (ma anche se dovesse vincere SKY), lo scenario, a partire dal settembre 2021, potrebbe essere il seguente:

DAZN – 7 partite di Serie A e tutta la Serie B
SKY – 3 partire di Serie A, delle quali 1 in chiaro su TV8, la maggior parte della Champions più tutta l’Europa League
AMAZON – 16 partite di Champions League (esclusa la finale)
RAI – Coppa Italia
MEDIASET – Aspetta alla finestra e potrebbe trovare qualche accordo con DAZN

Visto lo scenario, lo streaming illegale non è tollerabile ma ogni tanto fatevi quattro domande anche voi nella stanza dei bottoni.

Johnson

 

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.