Treni e trenini

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Ed eccoci all’ennesimo anno zero! Wow! Che bello! Gattuso se ne è andato di sua volontà. Ha rinunciato ai soldi del contratto. Che dire? Chapeau! Rino, ti perdono per avermi anestetizzato con il tuo non gioco. Tanti auguri per il tuo futuro. La decisione l’avevi presa dopo il derby, dunque. Se ne era avuto sentore nella conferenza stampa pre Samp. Peccato che la Società non si sia data da fare nella ricerca di un nuovo allenatore, con migliori competenze tecniche e tattiche. Elliott? I Singer? Impalpabili. Entità eteree. Ivan? Pensa a uno sviluppo compatibile con il suo faraonico stipendio. Leonardo? Pure lui ha abbandonato una nave che imbarca acqua da tutte le parti. Questo è un bruttissimo segnale. Leo è una persona intelligente. Evidentemente non crede che si voglia intraprendere un progetto di crescita. Maldini? Bah! Vedremo cosa deciderà, quando si degnerà di farcelo sapere. Le Società serie progettano la squadra dell’anno successivo da Febbraio , Marzo. E da lì che mettono in movimento il loro treno. Noi? Non siamo una Società seria. Il nostro trenino è sempre fermo alla stazione. E così siamo qui, tra color che son sospesi. Con i nostri dubbi. I nostri sospetti. Prima c’è stata la singolar cessione a Zio Yongo. Il ragazzo ha smantellato le nostre frementi aspettative, le nostre ingenue credenze, mostrandoci in un mitico video la sua, di credenza . Nei cassetti non ha purtroppo trovato 32 milioni e quindi ne ha persi a centinaia. Proprio a vagonate, eh! Così, senza battere ciglio. Subentra Elliott. I suoi avvocati belva vincono il ricorso al Tas. Veniamo riammessi alla Uefa League. Io, che sono un’ anima semplice, mi entusiasmo. Arrivano Leo e Paolo. Lo confesso, sono felice. Vado ai sette cieli per Higuain e Caldara. Fondo speculativo? Sì, ma, per guadagnare davvero da una futura vendita, deve allestire una squadra competitiva. La faccia funerea di Gattuso dagli Usa mi fa perfino sperare che prenderemo un allenatore vero. E’ fondamentale farlo per centrare il quarto posto, un obiettivo vitale per noi. Come non detto.

Forse, Kris mio, avremo un gioco che non ti mortifichi.

E adesso? Sono qui, nell’attesa di un vero acquirente. Mai perdonerò chi, dopo averlo portato sulla vetta del mondo, ha distrutto il mio povero Milan. Mai! Al di là di tutto, comunque, sono arrabbiata perché, secondo me, con una gestione tecnica mediamente intelligente ora in Champions ci saremmo, alla faccia di chi ci vuole male. E le prospettive sarebbero ben diverse anche dal punto di vista economico. Il Mercato di una Società appena arrivata non si può giudicare, si diceva. C’è bisogno di tempo. Vedremo a Gennaio e, soprattutto, l’estate prossima. L’arrivo invernale di Piatek e Paquetà, a dire il vero, non era stato neppure male. Pum pum pum ci ha regalato esplosioni di gioia sfrenata sulle ali del suo iniziale entusiasmo. E pure Lucas si è fatto notare. Poi si è materializzato il maleficio che avviluppa i nostri centravanti, anche se non portano il numero 9, declassandoli al ruolo di pippe. E la maledizione colpisce pure i centrocampisti di classe, da cui si pretende che sappiano portare la croce. Tutti, tranne uno, naturalmente. Se ci aggiungiamo la masochistica tendenza a farsi signorilmente massacrare dalla classe arbitrale senza proferire verbo, ci ritroviamo nella nostra avvilente situazione. Nonostante tutto, sarebbe bastato che quell’incredibile, beffarda traversa non avesse salvato Handanovic e…. l’Empoli si ritroverebbe in serie A.

Quante aspre discussioni ci sono state su di te, Rino. Ciao e buona fortuna.

Ci siamo divisi su Gattuso. Anche aspramente. Ora gli eventi ci hanno superato ed è inutile parlarne. Tanto ognuno di noi è rimasto della stessa opinione. Mi viene in mente un paradosso relativistico Un treno è lungo quanto una galleria. Un osservatore fermo lo fotografa mentre sfreccia a velocità supersonica. A causa della contrazione delle lunghezze il treno appare più corto della galleria. Se la foto viene, invece, scattata da un che viaggi alla stessa velocità del treno, per lui è la galleria a muoversi e, quindi, a diminuire la sua lunghezza. E così avremmo due fotografie diverse dello stesso evento. In una è più lunga la galleria. Nell’altra il treno. Com’è possibile? C’è un evidente contraddizione. Il paradosso si supera, introducendo la dilatazione del tempo, che cambia il concetto di simultaneità. Anche noi avremmo potuto risolvere il nostro paradosso, conciliando i punti di vista differenti, a seconda che fossimo solidali con l’allenatore-galleria o con la rosa-treno. Sarebbe bastata la Champions. Quando si è felici, si accettano con un sorriso opinioni che non si condividono. E poi Gattuso se ne sarebbe andato, evitando ulteriori polemiche.

Che dire? Conte va dagli Orrendi. Purtroppo, oltre a un grande allenatore, è la garanzia di un progetto tecnico che mi terrorizza. I Gobbi sognano Guardiola e un Mercato con i fiocchi. Mal che vada, arriverà Sarri. Gli altri programmano il loro futuro. I loro treni viaggiano a meraviglia. Noi continuiamo ad essere in balia dell’improvvisazione. Il nostro trenino rimane desolatamente fermo in un tunnel in fondo al quale non si vede nessuno spiraglio di luce. Com’è amaro guardare la felicità attraverso gli occhi di un altro, diceva Shakespeare. Parole giuste. C’ho le prove! Forse arriverà Giampaolo. Sembra che ce lo contendiamo con il Bologna. A questa dimensione siamo arrivati. Come possiamo avere un minimo di fiducia nel futuro? Come, maledizione al secchio? Io, poi, neanche farei la schizzinosa con Giampa. Mi sembra che le sue competenze tecniche e tattiche siano nettamente superiori a quelle di qualcuno di mia conoscenza. Non è ossessionato dal baricentro basso e dall’interposizione sulle linee di passaggio. Non credo possa apprezzare Suso. Il suo modulo preferito è il 4-3-1-2 e questa è musica per le orecchie di una come me, che è stata nauseata dal nostro improbabile, per usare un eufemismo, 4-3-3. I miei dubbi riguardano il carattere della persona, pensando a come fuggì nella notte da Brescia, vittima dello stress, senza dare notizie di sé per alcuni giorni. E, soprattutto, i miei dubbi attengono alla nostra proprietà. Questa è la cosa grave. Temo il Mercato che ci propineranno. E pure le decisioni dell’Uefa. Siamo il club più sbertucciato del mondo. E la nostra capacità di comunicazione è imbarazzante, penosa. L’unica uscita di rilievo è stata quella del trenino Thomas. Ho detto tutto.

Ci aspetta un’estate tremenda, ragazzi. Ultimamente mi sono tenuta lontana dal calcio, tutta presa dal clima infuocato delle elezioni comunali e da altre questioncelle. Sabato si è sposata mia nipote e non ho neppure visto la finale di Champions. Ieri mi sono ben guardata dal sintonizzarmi su Sky, per guardare gli highlights. Volevo evitare di sentir parlare delle ambizioni degli altri e delle nostre miserie. Questo è il mio stato d’animo. Comunque una speranziella ce l’ho. Desidererei semplicemente vedere un Milan che gioca a calcio. Spero nella liberazione da Suso. Vorrei che Piatek ritrovasse entusiasmo, vedendo che il suo impiego in campo ha un senso. E mi piacerebbe tornare ad emozionarmi per la mia squadra. So che il gap con le altre si dilaterà. Non importa. Mi basterebbe un progetto tecnico ragionevole. Chiedo troppo? I treni degli altri si infilano nelle gallerie e sfrecciano via. Il nostro trenino riuscirà a mettersi in movimento? Caro Einstein, questo è il nostro paradosso. I tempi si dilatano. Gli spazi di manovra si restringono. Eppure mica corriamo veloci, noi. Siamo sempre fermi sulla strada di un’ipotetica rinascita. Di’ la verità, Albert, neanche tu riusciresti a trovare una soluzione per la nostra singolare e angosciante situazione. Comunque Forza Milan, perché al cuor non si comanda.

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.