Un bilancio che dà fiducia

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Come direbbe Ante, buongiorno come siamo messi?
Non male e chi lo avrebbe mai detto! Il Milan ha chiuso l’ultimo bilancio con un passivo di 96 mln contro i 195 mln fatto approvare un anno fa, un miglioramento notevole nonostante stadi chiusi e la conseguente riduzione di ricavi. Così come negli anni passati eravamo stati i più vicini a prevedere il passivo di bilancio, va detto che quest’anno la mia previsione è stata bella che toppata ipotizzando un passivo nell’ordine dei 130-140 mln. Devo dire che la mia curiosità era tutta legata a cosa mi avesse portato così fuori strada e se da una parte c’era un mio errore (pacchiano) nella determinazione dei diritti tv, dall’altra c’è un dato che definirei sorprendente: i ricavi da sponsor.
Partirei da qui per analizzare con voi la strada intrapresa dal Milan provando a tracciare una linea su quel che è lecito attendersi.

SPONSORFinalmente gli sponsor sono tornati a legarsi ai colori rossoneri nonostante la pandemia e l’europa league come vetrina internazionale, passando da un valore di poco meno di 37 mln a 54 mln, un aumento di 17 mln o se volete una crescita superiore al 45%. Qui il merito è tutto della società visto che non disputavamo la champions league (più attrattiva), gli stadi erano vuoti (con annessa perdita di iniziative) ed ovviamente eravamo in piena pandemia e di conseguenza con investimenti ridotti in questo campo. Insomma bravi, bisogna solo fare i complimenti.
Considerando invece i ricavi commerciali nella loro interezza, il miglioramento si riduce avendo avuto una contrazione dei profitti derivanti da royalties (passati da 15,5 mln a 11 mln) e tra questi rientra anche Puma che oltre a una parte fissa (passata da 11 mln a 13 mln) corrisponde una parte con questa modalità. La circostanza più probabile è che questa contrazione sia dovuta principalmente ai mancati ricavi da vendita di sky box, sky lounge oltre alla chiusura di Casa Milan.
Comunque come direbbe Totò è la somma che fa il totale e nel nostro caso i ricavi commerciali si attestano a 65 mln contro i 52 mln della stagione precedente, con un aumento complessivo del 25%. Non stiamo parlando di cifre esaltanti in senso assoluto (basti pensare ai 50 mln medi che la sola adidas versa ai gobbi) dato che già nella stagione 18/19 incassavamo 65 mln, ma è il trend ed il fatto che fossimo in piena pandemia a far ben sperare in tal senso ed il qualificarsi alla champions league è molto importante in tal senso.

DIRITTI TV – Eccoci alla voce grossa, quella da cui dipendono le sorti delle società sportive. Il Milan ha ricavato 138 mln, una cifra superiore di ben 33 mln a quella presente nell’ultimo bilancio pre-covid. A cosa è dovuto questo incremento? Principalmente all’europa league (16,5 mln) e alle partite disputate nei mesi di luglio e agosto. Ricordando l’ultimo bilancio (quello con campionato interrotto e senza coppe da disputare) il Milan è passato da 63 mln di ricavi a 138 con un aumento di ben 75 mln. Facile comprendere come la maggior parte del miglioramento dei nostri numeri arrivi proprio da qui.
Per lo stesso motivo nel prossimo bilancio mancherà una fetta di questi ricavi (le partite di serie A trasmesse a luglio e agosto), ma nel nostro caso saranno compensate in tutto, in parte o addirittura superate grazie al percorso in champions league che come si sa paga molto di più come diritti audiovisivi dell’europa league. La cosa migliore sarebbe proseguire in champions, ma anche finire in europa league potrebbe aiutare, soprattutto arrivando in fondo alla competizione.

RICAVI E COSTI – Alla fine il bilancio ha comunque fatto registrare un passivo quasi a tre cifre (-96,4), quindi fu vera gloria? A mio parere non sarà vera gloria, ma è vera speranza.
Brindare per un passivo del genere quando il ffp prevederebbe un massimo di -30 mln nel triennio sarebbe da stolti, ma di certo permette di guardare al futuro con occhi diversi rispetto a quelli che avevo fino all’anno passato.
Andando a confrontare i ricavi e i costi dell’ultimo anno di Er Credenza con quelli di oggi, i numeri non sono così diversi (ricavi 256 mln vs 261 mln, costi 354 mln vs 347 mln), la vera differenza sta nella parte finanziaria (semplificando: interessi). Ciò che però andrebbe osservato anche qui è il trend, con la ripresa degli introiti e una riduzione dei costi dopo il picco registrato nello scorso bilancio.
E’ lecito aspettarsi un’ulteriore riduzione delle spese? Direi nì, ci potrebbe essere ancora una limatura sugli ammortamenti (già ridottisi da 103 a 74) e sugli stipendi (complessivamente sono aumentati), ma la verità è che parleremmo comunque di poca cosa, il vero salto il Milan dovrà farlo negli introiti, ci tornerò più avanti.

DEBITI – i debiti! State fallendo! Viva la putenza! Nel mare magnum chiamato stronzate se ne sentono di tutti i colori, la verità è che non ci sono particolari criticità e non c’è nessuna obbligazione in agguato. L’unico debito verso banche (pari a 41 mln) riguarda l’acquisizione di Casa Milan, quindi inutile andare oltre nel discorso. Poi certo, come tutte le squadre in questo momento dipendiamo dall’azionista di maggioranza che deve immettere liquidità.

IL MERCATO – La voce riguardante i debiti e i crediti derivanti dal calciomercato è invece molto più interessante, perchè sono quei soldi che insieme agli stipendi dei calciatori impattano in maniera pesante sulle società. Pensate solo alla coppia lukaku-hakimi che tra rate e stipendi costavano un patrimonio e difatti dall’altra parte del naviglio li hanno spediti alla velocità della luce.
Guardando questa tabella si può capire facilmente quale e quanta pulizia abbia fatto la società. Andando a considerare la stagione 17/18 siamo partiti da un disavanzo tra quanto da incassare e quando da versare alle varie società di ben 120 milionazzi per arrivare a una sostanziale parità. L’aver raggiunto questo risultato affiancato da una crescita costante dei risultati sportivi è una cosa enorme perchè é estremamente difficile far coniugare le due cose. Qui mi sento di far applausi scroscianti. Chapeau.
Avendo raggiunto questo punto di equilibrio, presumo che difficilmente lasceremo questo sentiero e per tale motivo mi sento di dire che le nostre spese rimarranno molto oculate e cifre come quella spesa per tomori (poco meno di 30 mln) saranno molto rare.
Un’altra cosa interessante è l’evoluzione del nostro mercato: il Milan non compra in Italia. Non è un’estremizzazione, è proprio un fatto circostanziato. La tabella precedente mostrava i crediti e i debiti anno per anno fatti sul mercato, all’interno dei debiti (gli acquisti dei calciatori) è possibile distinguere tra quelli verso i campionati italiani e quelli esteri. Come si può vedere da questa tabella, il Milan ha deciso di affidarsi soprattutto ai secondi e i motivi a mio avviso sono molteplici.
Da una parte i giocatori provenienti dall’estero hanno una tassazione sugli stipendi agevolata tali da renderli più appetibili, ma questo vantaggio cesserebbe se le richieste dei club italiani per i loro assistiti fossero concorrenziali, cosa che invece non è. Già perchè in Italia basta che un pinco pallino qualunque faccia sei mesi buoni per vedere la società che ne detiene il cartellino sparare come minimo 20 mln. Prendiamo Maignan, campione di Francia col Lille con la miglior difesa del campionato è stato pagato 14 mln. Ora, non sarà il miglior portiere del mondo, non sarà un fenomeno, tutto quello che volete, ma provate ad immaginare quanto avrebbero chiesto in Italia nella stessa situazione. Questo è solo un esempio, ce ne sarebbero altri mille.
Il terzo elemento è il modus operandi del calciomercato nostrano, incancrenito tra favori, plusvalenze, squadre tra loro vicine e quant’altro. Ovvio che chi non vuole sottostare a certi legami poi difficili da rompere se ne stia alla larga. Per questo motivo quando sento parlare di Bremer (forte o meno che sia non è importante) in ottica Milan non vedo un solo motivo per cui un’eventuale trattativa possa andare in porto.

AMMORTAMENTI – E cosa diamine sarebbero? Parlando di calciatori, in parole povere è il costo del cartellino di un giocatore diviso per gli anni di contratto. La loro somma è una delle voci dei costi a bilancio o se volete delle spese. L’ammortamento dei calciatori è passato da 94 mln a soli 65 mln ed è difficile attendersi numeri inferiori in futuro perchè oramai sono stati venduti quasi tutti i giocatori più impattanti, direi che in un futuro magari non immediato mi attendo un aumento di questa voce di spesa.

STIPENDI – Questa è la voce che tutti i mass media hanno sempre cannato e continuano a cannare, ma di brutto brutto brutto come direbbe il poliziotto Huber.
Non è vero manco per niente che il monte stipendi dei calciatori è attorno ai 90 mln: la parte fissa degli stipendi è pari 108 mln (116 mln nel bilancio 19/20) a cui va aggiunta una parte variabile legata ai risultati sportivi pari a 11 mln (6 mln nel bilancio 19/20). In sostanza il monte stipendi dei calciatori ha avuto una minima riduzione passando da 122 mln a 119 mln. Questo è.
Nel complesso la voce riguardante il personale (tutto) è in aumento passando da 161 mln a 169 mln. E’ lecito aspettarsi una riduzione del monte stipendi dei calciatori? A mio avviso no, perchè buoni risultati sportivi portano inevitabilmente ad un aumento degli stipendi che la società sicuramente calmiererà (vedasi donnarumma, calhanoglu, kessié) ma che non potrà fare a meno di dare pur con tutta l’oculatezza che Elliott ha imposto fin dal suo arrivo.

UN BILANCIO DI SPERANZE – Finita questa lunghissima disamina, arriviamo al punto. Allora stiamo vedendo finalmente la luce in fondo al tunnel? Per me sì, a patto che come ripetuto più volte da Stadioni ci si qualifichi costantemente in champions league e si vada il più avanti possibile nelle coppe, fosse anche l’europa league se non si arrivasse tra le prima due nel girone di CL. Se da una parte appare complicata un’ulteriore riduzione dei costi, dall’altra grazie alla champions league, gli incassi da stadio e la ripresa degli incassi da royalties potremmo finalmente incominciare a toccare quota 300 mln nel prossimo bilancio. Non è chissà che cifra, ma per noi è quasi una soglia psicologica tra la mediocrità e la speranza e questo dovrebbe farci riflettere sui danni fatti in passato quando si dominava. Il nostro budget dipende dal cammino europeo ed in parte dall’effettuare qualche plusvalenza (non gigantesca). In attesa che un domani si faccia lo stadio, il qualificarsi per la champions league rimane il primo punto per costruire un futuro roseo nel medio termine grazie anche al reparto commerciale perché se è riuscito ad aumentare le sponsorizzazioni in pieno covid chissà cosa potrebbe fare con palcoscenici importanti da mettere sul piatto.

Seal

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Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.