Tante scuse…

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Come ha perfettamente riassunto Max nelle pagelle la notizia è che questo Milan non fa più notizia. Non sono tanto i risultati in se, che in tutta franchezza mai mi sarei aspettato, ma il modo. Questa squadra entra sempre in campo con una sua precisa identità, carattere, convinzione e sicurezza nei propri mezzi ma sa anche adattarsi alla partita, all’avversario ed al momento. Me lo aspetterei da una squadra di veterani non da una delle rose più giovani di tutta Europa.

Sembra quasi che Milanello si sia magicamente trasformato dalla casa degli orrori nella succursale del santuario di Lourdes dove si trasformano ragazzini di belle speranze e onesti mestieranti in giocatori da top team, duri, scafati, tosti e… semplicemente bravi. Se della trasfigurazione di Calabria, Calha e kessie abbiamo scritto a profusione, ma in realtà che avessero delle qualità potevamo almeno sospettarlo e qualche prodromo si era visto anche nel passato, ci sono altri casi che stupiscono ancora di più.

Kalulu, che a Lione non aveva mai nemmeno esordito in prima squadra, che entra a partita in corso o dall’inizio, da centrale o da esterno, da esterno prima e dai centrale poi nel corso della stessa partita, e mostra una sicurezza disarmante. Sempre ben posizionato, non gli scotta mai la palla tra i piedi, bravo pure a trovare il compagno a centrocampo tra le linee in fase di costruzione, riesce persino a marcarne due contemporaneamente nella stessa azione. Esce su uno e lo ritrovi sull’altro e non ti rendi nemmeno conto di come ha fatto e se lo sta chiedendo pure Capitan Marvel che credeva che il dono del teletrasporto fosse una sua esclusiva.

Pino, che, al netto dell’ingenuità che gli è costata l’espulsione a Cagliari, è un motore inesauribile. Il soldato perfetto che rispetta le consegne e ringhia in copertura coprendo puntualmente le scorribande del terzino per tutta la fascia raddoppiando continuamente ma senza andare a scapito della qualità. Capace di scambi in velocità, volate di cinquanta metri, qualche numero col pallone tra i piedi e pure di metterla dentro. Lo stesso Casti, pur con i suoi limiti e col fisico di una medusa, gioca con la diligenza e la determinazione di uno Spetsnaz sotto copertura durante una missione “sporca” in territorio nemico.

Potrei dire cose simili pure di Dalot (in netto miglioramento anche se non mi entusiasma come altri), Diaz, che ha mostrato che la classe non gli manca e ha capito che al di là dei tocchi geniali che gli riconosciamo (il filtrante per Ibra è da manuale del calcio) qui tocca sbattersi per tutto il campo e per tutti i 90+ recupero, tanto che lo si vede pure in area a coprire se del caso. Di Kjaer che da mestierante di lungo corso e sfanculato brutalmente dall’Atalanta dei miracoli si è trasformato nel Von Karajan della nostra difesa, di questo e di quell’altro. Pure al giovane Werther venuto dai ghiacci, nonostante stia pagando i proverbiali dolori e non stia giocando bene in campionato (fino ad ora il meglio di sé l’ha dato in EL…), non si può rimproverare l’impegno. L’impressione è che abbia bisogno di tirare un pò il fiato anche perché, per la diversa stagionalità del campionato della tundra, non ha praticamente mai riposato. Vedremo, ma sarei comunque ottimista perché le qualità ha mostrato di averle e quello che gli serve, forse, è solo recuperare un po di lucidità.

Finisco con Meitè. Arriva da una delle peggiori squadre del campionato dove, peraltro, deambulava tra panchina e tribuna. Appena arrivato viene scaraventato in campo in un momento di sofferenza ed entra col piglio giusto. Non sono solo i palloni recuperati o un paio di strappi palla tra i piedi che permettono alla squadra di alzare il baricentro, rifiatare e tenere in mano il pallino, ma i movimenti. Ci ho fatto caso. Quando si deve uscire da una situazione difficile si posiziona sempre in modo da favorire lo scarico del compagno facendosi trovare smarcato. Quando devi soffrire è una qualità importante, eppure a Milanello ci ha passato si e no qualche ora. Vedremo se è stato un fuoco di paglia o se la premiata ditta M&M ci ha visto giusto ancora una volta ma l’inizio è stato promettente.

Insomma, sembra che qualsiasi cosa passi dalle nostre parti si trasformi in oro. A questo punto anche le remore che avevo su Manzukko, vuoi per il caratterino non esattamente conciliante vuoi perché è fermo da parecchio e dovrà ritrovare il ritmo partita, spariscono e mi aspetto con fiducia che dia un contributo sostanziale alle nostre fortune. Sulle qualità del giocatore non ho mai avuto dubbi. Tomori, fino a qualche giorno fa, non sapevo nemmeno che esistesse, ma a questo punto poco importa. Basterà anche a lui l’aria di Milanello? Comincio a crederlo fortemente…

Immagino che, some in tutte le cose della vita, non esista un solo fattore, un solo protagonista se preferite, al quale ascrivere il merito dell’aria di santità che respiriamo in questo periodo. Certamente l’effetto Ibra, che giochi o meno, che si alleni o no, che sia sano, infortunato o coviddato non cambia la sostanza, la sua solo presenza pare aleggiare nella testa di tutti i compagni ed ha un peso importante. La gestione Maldini (ben coadiuvato da Massara) altrettanto, le Moncadate stanno dando il oro contributo (vedi kalulu), la società che paga gli stipendi più puntuale di un orologio atomico infonde ai ragazzi sicurezza in un periodo in cui anche i potenti giganti dell’economia cinese devono mendicare sconti e dilazioni ha probabilmente un peso che si riflette con quello che vediamo in campo ma…

giocatori. Esistono quelli scarsi, quelli forti, i fortissimi ed i fuoriclasse. E poi c’è Ibra…

Mi rendo conto di avere clamorosamente sottovalutato l’importanza di Pioli. Più vedo la squadra, più sento le sue interviste, più mi rendo conto di quanto la persona (il Santo) superi di gran lunga il tecnico. Sta riuscendo in una impresa quanto mai difficile. Creare un gruppo così armonioso dovendo miscelare giovani a cui dare sicurezza, giocatori che venivano da periodi di contestazione dei tifosi a cui dare un ruolo in campo e nello spogliatoio,  mestieranti di lungo corso a cui dare nuovi stimoli e motivazioni, e rendere Ibra un riferimento positivo e non demotivante per chi non potrebbe reggere il confronto (cioè tutti gli altri) caricarlo di responsabilità tanto che lui stesso tira fuori il meglio dal suo carattere guascone (li cazzia ogni due per tre ma per un passaggio sbagliato, se effettuato con buone intenzioni, applaude il compagno, ed una complimento da re “Z” ti dà una carica incommensurabile, grande…) è sintomo di un uomo forte. Forte dentro, dove conta, senza aver bisogno di atteggiamenti fuori dalle righe. Senza i piagnistei di chi vorrebbe vincere con i 300 migliori giocatori al mondo in rosa, di chi pensa di professare la verità rivelata o chi crede di essere nato “imparato”. Una forza che, con ogni probabilità, i ragazzi sentono ed alla quale attingono; ed i ragazzi lo stanno ripagando dando il loro meglio sempre, che siano titolari inamovibili o che giochino qualche minuto quando serve. La stessa forza con la quale, immagino, si sia conquistato credibilità all’interno della società e che per questo sia ora ascoltato senza aver necessità di lavare i panni sporchi in pubblico. Il simbolo di una normalità diventata eccezionale. Magari è anche arrivato nel posto giusto al momento giusto ma lui ci sta mettendo del suo. Mai una parola fuori posto, sempre con grande “savoir fare”, non nasconde le sue, loro, nostre, ambizioni ma senza mai scadere nell’arroganza e sempre ben conscio dei propri limiti prima che delle sue certezze. Non mi sbilancio su dove arriveremo, mi godo il momento e vada come vada, ma per quello che sta facendo merita comunque tutta la mia stima ed i miei ringraziamenti; finalmente un uomo da Milan. Tante scuse Stefano, te le dovevo…

FORZA MILAN

Axel

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