Non è facile

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Custer's Last Stand, General George Armstrong Custer at the Battle of Little Bighorn, 1876, lithograph published 1899

Capirete benissimo che parlare di una squadra terza in classifica, dopo tutto quello che ci è capitato, ma soprattutto dopo le ultime prestazioni…, non è facile. Come ho scritto nel titolo…, non è per niente facile trovare delle chiavi di lettura che possano introdurre un sano dibattito tra di noi. Da dove partiamo? Ma io partirei dalla cosa bella, anzi bellissima, la classifica; voi immaginavate di essere terzi, a questo punto del campionato, dopo la nostra ennesima estate di cambiamento e con l’affare Higuain che ci è deflagrato mentre staccavamo la spoletta? Io no, io avevo profetizzato l’ennesimo anno di transizione, l’ennesimo anno sabbatico dal calcio, anno in cui occorreva ricostruire una decenza di squadra.

Biglia ad Elalamein, mentre nell’immagine grande…sempre Biglia ma a Little Big Horne con il generale Custer

Nelle settimane più buie avevo dato per morto il Milan, incapace di costruire un’azione di calcio che sia una contro Bologna e Frosinone. Ancora piango per gli 84 euro gettati al vento per vedere una partita raccapricciante e a tratti ripugnante in terra ciociara. Ho sentenziato anni di sciagure e massacri, dove qualunque squadra mi sembrava migliore della nostra, tranne il Monza di quei due… La mia rabbia la sfogavo contro il tecnico e contro i 5645860957463 dirigenti che facevano bella mostra di se in ogni tribuna. Lo sconforto, basato su fatti razionali ed oggettivi, mi aveva pervaso e prevedevo solo ed unicamente figuracce. Lo stesso mercato di gennaio lo avevo bollato come insufficiente.

In tutta sincerità non ho il dono, e per fortuna aggiungerei, della preveggenza e quindi tutto è andato nel senso opposto. Il mercato è stato fulgido, intelligente ed efficace, con giocatori pronti all’uso che hanno fatto la differenza. Giocatori che avevo dato per morti si sono ripresi e alla grandissima, trovando spunti decisivi che abbiamo ancora negli occhi. Gli unici morti rimangono quei due cancri di Montolivo e Bertolacci, cadaveri ad imperitura memoria dell’incomeptenza del Condorasino. La rimonta è stata bellissima, emozionante ed entusiasmante, specialmente se pensiamo che adesso riusciamo anche a parlare di secondo posto nelle visioni più ottimistiche. Chi lo avrebbe detto? Questa è la parte bellissima, a cui aggiungerei un entusiasmo straripante della tifoseria che si è tradotto in moltissime presenze a San Siro.

Di contro però ci sono le sconcertanti prestazioni degli ultimi tempi, primo fra tutti il secondo tempo contro la Roma; Roma che non ha azzeccato una sola prestazione, vincendo per il rotto della cuffia partite ormai segnate e crollando definitivamente contro la Lazio nel derby. Purtroppo il DNA di Gattuso, quello con i geni del “non prenderle”, assume il comando delle operazioni, una specie di pilota automatico del catenaccio. Ed ecco che Piatek, se non si inventa nulla lui, rimane a secco come i nostri soldati nel deserto dopo El Alamein. A proposito di El Alamein, uno di quei reduci, Biglia, è tornato in campo. Per ora è totalmente moviolato, ma nella sua ripresa (e sarebbe anche ora) e nel riposo di Ciokko Baiokko, riponiamo gran parte delle nostre speranze. Nel mezzo tra la vittoria sofferta contro il Sassuolo e la vittoria contro l’Empoli c’è stata la scialba prova in Coppa Italia contro la Lazio: altra partita con l’autocatenaccio che entra in automatico. Partita indegna di cui mi sono vergognato. Non è possibile essere semifinalisti e non tirare in porta, per me è inaccettabile.

Queste cose mi ostracolano fortemente nell’immaginare un Gattuso che possa essere il nostro tecnico del futuro. Queste partite frenano il mio entusiasmo e spengono quella fiammella che si era accesa dopo Bergamo. Il Suso in campo a scapito di Castigliokko non lo capisco proprio. Ma guardiamo avanti, cerchiamo di trovare dentro di noi quelle forze necessarie per aspirare anche ad un secondo posto. Ma occorre ritrovare verve e velocità, ma soprattutto coraggio. Io non posso vedere che si perda tempo in casa contro un Sassuolo in dieci per guadagnare secondi preziosi. No signori miei, non c’è qualificazione che tenga, il calcio va giocato in attacco e un Paquetà non può essere ingabbiato in compiti difensivi. A che serve arrivare in Champions se poi ti presenti con un calcio medievale? Da qui alla fine del campionato pretendo un calcio propositivo e la Coppa Italia, poi Gattuso può e deve rimanere.

Gianclint

Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.