Porte chiuse

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Nel delirio virale che attanaglia il paese da venerdì a questa parte, si profila la conseguenza più ovvia per la seria A: dopo il rinvio di una buona parte dei match in programma lo scorso weekend, si profilano una serie di partite  porte chiuse tra cui quella del Milan col Genoa e l’importantissimo scontro al vertice juventus inter di domenica sera.

Da quando seguo questo sport le, per fortuna piuttosto rare, occasioni in cui si sono dovute disputare partite a porte chiuse mi hanno sempre messo una tristezza infinita. Prima del distacco dovuto ai (ne)fasti del Giannino, per me il calcio è sempre stato principalmente evento cui assistere in loco, dal vivo, soprattutto a San Siro. La partita è un evento che assume senso nel momento in cui si svolge in un contesto popolato da persone in carne ed ossa che vi assistono, possibilmente partecipando attivamente e con passione anche rumorosa e non con l’atteggiamento da prima della Scala.

Senza pubblico il calcio (e lo sport popolare in genere) si riducono a vacua recita ad uso e consumo del mezzo televisivo. Ma anche come spettacolo audiovisivo una partita senza pubblico (e persino con pochissimo pubblico) diventa poco attrattiva, perde di valore di significato e di fascino.

Speriamo davvero, senza entrare nel merito di un tema troppo importante per essere sviscerato da un ignorante come me, che il tutto inizi a tornare nell’alveo della normalità molto presto.

Davanti ai pochi intimi, addetti ai lavori, che si troveranno ad assistere alla partita contro il Genoa farà probabilmente il proprio esordio da titolare Asmir Begovic: pare che Pioli voglia, comprensibilmente, tutelare Donnarumma in vista della Mission Impossible di Torino contro la juventus in Coppa Italia. Devo ammettere che conoscevo poco o nulla il portiere ex Chelsea ma il modo in cui è entrato in campo sabato sera, al posto di un totem come Gigio e in una situazione ancora incerta, mi ha stupito in positivo. Vedremo se domenica pomeriggio, alla prova del nove con 90 minuti più recupero da giocare come titolare tra i pali, riuscirà anche lui a tenere la porta chiusa.

Al di là dei discorsi di campo, paiono invece più che mai socchiuse o addirittura girevoli le porte della dirigenza rossonera ai tempi di Elliot: le continue interviste degli ultimi giorni da parte dei vari protagonisti (Gazidis e Maldini su tutti) lasciano trapelare dei dissidi piuttosto profondi, su cui si sono ovviamente buttati a pesce i media con i retroscena e gli sgub di biscardiana memoria. Personalmente non sono particolarmente affascinato da queste vicende dirigenziali e, in generale, nutro pochissima fiducia nella proprietà del fondo americano e nei loro piani e spero che quanto prima venga trovato un acquirente.

Detto ciò ritengo davvero poco plausibile che ci si presenterà ai nastri di partenza della prossima stagione con la medesima conformazione dirigenziale, il che provocherebbe il 150esimo anno zero. I danni di un’ennesima rivoluzione estiva saranno poi difficilmente calcolabili visto che le società serie con reali obiettivi sportivi iniziano a programmare a marzo/aprile e non a giugno inoltrato.

Staremo a vedere come si evolveranno le cose, sperando che qualsiasi decisione si prenda sia anche e soprattutto per il bene SPORTIVO e CALCISTICO del Milan. Che ci sia dell’interesse verso lo stadio, la parte immobiliare e il marketing è chiaro. Ma è altrettanto chiaro dopo tanti anni di decadenza come sia fondamentale, per ripartire, ricominciare a macinare risultati dal punto di vista sportivo.

FORZA VECCHIO CUORE ROSSONERO

Raoul Duke

Milanista dalla nascita, primo ricordo Milan-Steaua del 1989 e prima volta nella fu Curva Sud in occasione di un derby di Coppa Italia vinto 5-0. Affezionatissimo al Milan di Ancelotti nonostante tutto e fiero delle proprie scorribande in Italia e in Europa al seguito della squadra fino al 2005, anno in cui tutto è cambiato. DAI NAVIGLI ALLA MARTESANA, DA LORETO A TICINESE, TRADIZIONE ROSSONERA, TRADIZIONE MILANESE!