Pierre Kalulu, dalla scuola Lione al sogno Maldini

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A sud della regione del Katanga, nella Repubblica Democratica del Congo, a pochi chilometri di distanza dallo Zambia, esiste un microscopico villaggio denominato Kalulu. Siamo a oltre 1700 chilometri dalla capitale Kinshasa, giusto per farvi capire le distanze. Impossibile da trovare su qualsiasi cartina, anche con l’utilizzo di Google Earth si possono giusto trovare le coordinate e tanta vegetazione che lo ricopre. In quell’area così remota, nel pieno della savana alberata e ricca di minerali, la lingua bantu principale, oltre al francese che rimane la lingua nazionale, è lo swahili. Kalulu in swahili vuol dire coniglio. In un’area così ricca di vegetazione, è facile pensare che il villaggio possa prendere il nome proprio dall’abbondanza di conigli.

Dalla Repubblica Democratica del Congo la famiglia Kalulu, che non è originaria di quel villaggio (a quanto ne sappiamo), si trasferisce nel Vecchio Continente per cercare fortuna e provare ad impostare una nuova vita. Come spesso succede, dalle ex-colonie, facilitate anche dall’uso della lingua, l’approdo in Europa, ma soprattutto in Francia, è scontato, ma non per questo più facile. La famiglia Kalulu mette le radici a Lione, città fondata dai romani del 45 a.C. e, dal 1967 gemellata con Milano. Diciamo che i segnali di un possibile legame tra Kalulu e l’Italia erano già abbastanza forti. Crescere a Lione, per gli adolescenti degli anni 90 e primi anni duemila, vuol dire appassionarsi ad una squadra di calcio che sfornava talenti e dominava in Francia, ben prima dell’arrivo dei milioni del PSG.

Kalulu con la fascia di capitano in maglia Lione

Pierre Kalulu Kyatengwa, nasce il 5 giugno del 2000 ed è l’ultimo di tre fratelli. Aldo e Gedeon, rispettivamente nati nel 1996 e nel 1997, lo precedono anche nella passione per il calcio. Tutti e tre, infatti, transiteranno in tempi diversi nel Lione, la squadra della loro città. Come scritto in precedenza, in quegli anni, seguire il Lione era un piacere per i propri tifosi. Pierre cresce con le prestazioni di Cris, Caçapa e Abidal in difesa, ma anche con Wiltord, Malouda, Govou ed un giovanissimo Benzema in attacco. Oltre al mito di Juninho Pernambucano e delle sue punizioni. Troppo facile ambire ad eguagliare le gesta di quella squadra, nonostante la qualità fosse altissima e non facile da replicare, il sogno di poter ripercorrere le orme dei propri beniamini era ancora più grande. La passione per il calcio, unita alla volontà, ovviamente gli dà la possibilità di poter toccare subito con mano la scuola calcio lionese. Pierre ci entra a dieci anni, dopo una parentesi nella squadra locale del Saint-Prest. Iniziare ad assaggiare una scuola calcio come quella del Lione, lo aiuta subito a consocere regole e la serietà in allenamento che possono fare la differenza tra una carriera o un flop. Proprio in quegli anni, le vie del Lione incrociano spesso quelle del Milan. La Champions League era il teatro di scontri veramente duri tra i rossoneri e i francesi. Il giovane Pierre rimane affascinato da due giocatori rossoneri. Il primo è uno che nelle sere di Champions metteva sempre lo smoking e si tirava a lucido, Clarence Seedorf. Il secondo, per un ragazzino che fa il difensore da quando ha cominciato a giocare a calcio, non può che rappresentare l’Olimpo dei difensori, Paolo Maldini. Dopo le coincidenze di Lione, questo amore per i due rossoneri mette sul tavolo il terzo indizio, quello che fa la prova finale. Pierre e il Milan erano destinati ad incontrarsi.

Kalulu – L’esordio in Europa League con la maglia del Milan

Kalulu è da sempre un difensore. Ha dimostrato sin da subito grande duttilità. Nasce e si afferma come terzino destro, ruolo nel quale preferisce scendere in campo, ha, però, anche ricoperto tutti gli altri ruoli della difesa, da terzino sinistro a difensore centrale. Ruolo che proprio la scorsa settimana lo ha visto esordire in maglia rossonera in quel di Praga. Nonostante la giovane età, ha già un fisico ben sviluppato grazie al suo metro e ottantaquattro di altezza e anche una sana incoscienza giovanile. In termini di esperienza, ovviamente, deve ancora crescere molto ma in Nazionale sta bruciando le tappe visto che è arrivato nella Under-20 e con sole 3 presenze ha già conquistato la fascia di capitano. Il percorso per la Nazionale maggiore è lungo e difficile ma le basi sono state gettate, magari transitando anche dalla Under-21 che è l’unica categoria di nazionale giovanile che gli manca.

L’estate scorsa, in scadenza di contratto con il Lione, non ha resistito al carisma del suo “vecchio” idolo Maldini, e quando il Milan si è fatto sotto per acquisirlo non ci ha pensato due volte. Ha messo da parte il Bayern Monaco e ha deciso di provare a seguire le orme del suo idolo. L’operazione è nata grazie anche al patrocinio di Goeffrey Moncada che conosce il ragazzo da tempo e ha spinto con la proprietà per finalizzarne l’acquisto. Sono passate solo due presenze ufficiali con la maglia rossonera ma sembra che la sinergia, finalmente ritrovata, tra la corrente digitale e quella di campo, in casa rossonera, inizi a portare dei risultati. Di Pierre, a Milanello, se ne parla con grande entusiasmo, soprattutto per la sua serietà e il suo impegno in allenamento e vista la carenza di difensori centrali, potrebbe rappresentare una piacevole sorpresa.

Un piccolo dettaglio in più. Il 5 giugno 1947 fu annunciato negli USA dall’allora Segretario di Stato, George Marshall, il famigerato Piano Marshall. Questa parte mi ricorda qualcosa e a voi?

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.