Milan: Piutost che gnent l’è mei piutost?

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Lecce – Milan è iniziata da pochi secondi quando WhatsApp squilla. Un fratello rossonero sta correndo a casa in tutta fretta dopo una giornata di lavoro per vedere la partita e chiede di informarlo se, nel frattempo, succede qualcosa di importante. Si, rispondo immediatamente, qualcosa di importante è successo. La nuova acconciatura biondo platino di Theo col capello quasi trasparente pettinato all’indietro e tenuto in piega da un bidone di gel è semplicemente meravigliosa, da urlo. Mamma mia quanto gli sta bene, sembra un angelo biondo sceso in mezzo ai comuni mortali. Ma chi sarà quel genio del suo parrucchiere? Da quale superiore senso estetico sarà stato ispirato? Ogni volta che lo inquadrano mi viene quasi un brivido… Lo so, sto facendo della facile ironia, dissacrante, sardonica e pure un po snob, ma non posso farci nulla. A questo finale di stagione, forzato come le scene di un film di seconda categoria e falso come uno scudetto di cartone, non riesco proprio a dare un valore né per la situazione ed ancor meno per questo Milan il cui presente è desolante ed il futuro più incerto del recupero crediti presso un’amministrazione statale. Il mio approccio alle partite è questo. In tutta franchezza le guardo più per spirito di servizio che per piacere anche se poi, visto che devo, spero comunque di trovarci qualcosa di buono. Come diceva sconsolato la buonanima del mio bisnonno quando il casaro pagava la raccolta mensile di latte delle quattro vacche che avevamo in stalla con la solita miseria da strozzino: “piutost che gnent l’è mei piutost”. Avrei immancabilmente risposto con un bel “l’è mei piutost un cazzo…” visto che il bidone sulle spalle per 4 km di strada bianca fino al punto di raccolta alle 6 di ogni fottuta mattina lo portavo Io, ma quando parlava il vecchio patriarca era meglio tacere… Sul Milan, per lo meno, posso sfogarmi senza rischiare punizioni corporali. Al massimo può scappare una querela per diffamazione dal solito “leccaADditurno” permaloso ed incarognito quando lo prendiamo in castagna (ed un poco anche per il culo) in uno dei suoi tanti sproloqui ma è un rischio che mi prendo volentieri (scusate, non c’entra nulla con l’argomento ma non ho resistito…).

Lo stadio di lecce. Vuoto. L’emblema di questa stagione

Nonostante Liverani in panchina appaia tarantolato Il lecce mi sembra più una banda di ragazzini in gita scolastica che una squadra di calcio di serie A ma, una tantum, è anche merito nostro. Sin dai primi minuti li chiudiamo nella loro area recuperando spesso palla col pressing alto e creando diverse situazioni pericolose. Come sempre però facciamo una gran fatica a metterla dentro e quando al 26° Casti insacca mi dico che per come era andata avremmo dovuto aver segnato già tre gollonzi per poi traccheggiare fino a fine partita in surplace perché così fanno le grandi quando giocano contro le piccolissime. Ah già… ma noi non siamo una grande. Quindi, come dire… “Piutost che gnent l’è mei piutost”. Quando poi nel secondo prendiamo il pari (anche se su un rigore inesistente ma c’è Valeri, CSVD) temo che finirà a schifio come spesso ci è accaduto. Neanche il tempo di ricominciare che Jack ed Ante mi smentiscono. Devo anche ammettere che il Lecce un paio di occasioni le aveva create e tutto sommato un poco ce lo eravamo andati a cercare ma alla fin dei conti è stato un secondo tempo piacevole ed una volta tanto sereno ed indolore. Vero che contro il Lecce questa dovrebbe essere la normalità e che di inspiegabile c’è solo il pareggio dell’andata ma, insomma… “Piutost che gnent l’è mei piutost”

Ho sempre molta stima per chi ha il coraggio di riconoscere i propri errori ed ancor di più per chi, tra questi, anziche profondersi in scuse, inchini, atti di contrizione e salamelecchi (che spesso sono più un obbligo che un reale accettazione delle proprie mancanze), decide di pendersi le proprie colpe dimostrandolo con i fatti. Alla quarta volta che Ante si spara tutta la fascia come un centometrista sul contropiede leccese per coprire Theo che nel frattempo era avanzato, la mia stima nei suoi confronti non può che aumentare esponenzialmente. Sembra che voglia dire: “OK raga, so di aver fatto un cazzatona ma posso essere molto meglio di così…”. Visto che il derviscio emigrato (in prestito) in terra prussiana pare stia raccogliendo i favori del pubblico teutonico chissà mai che lo scambio di prestiti non diventi definitivo? Magari pure con un conguaglino a nostro favore che male non fa? Intendiamoci bene, Rebic non è, né mai sarà, Van Basten, forse è solo un buon professionista ma sono questi atteggiamenti molto cacciaviteschi che mi fanno amare un giocatore. Poi le giocate le ha e, udite udite, la mette anche senza Ibra che gli tiene occupati tre difensori alla volta aprendogli le praterie. Spero che rimanga pur conscio che se hai un carattere per il quale ogni tanto ti parte l’embolo e combini un disastro prima o poi ci ricaschi, ma tutto sommato lo terrei molto volentieri. Tocca ripetermi: “Piutost che gnent l’è mei piutost”.

Tutta la squadra fa il suo ma sugli scudi, insieme ad Ante, ci metto Jack, Calha e Casti. Tre buone prestazioni ma situazioni molto diverse tra loro. Jack se ne andrà ed in tutta franchezza non verserò nemmeno una lacrima. Anche in una buona partita come quella di lunedì gioca sempre per se stesso e mai per la squadra e non sarà una buona prestazione, per quanto impreziosita dal gol, a farmi cambiare idea. See you and by by…  Per Calha siamo alle solite. Non è la prima gran partita che gioca, e non necessariamente contro una piccola, ma poi, invariabilmente, si perde. Continuità, questa sconosciuta. Casti invece è, a mio giudizio, il più promettente. Arrivato tra mille perplessità, partito in sordina al suo arrivo, chiuso da un intoccabile mattonellista, magro come un santone indiano steso su un tappeto di chiodi che si nutre di aria e precetti zen, al quale non avrei dato due lire. Eppure, partita dopo partita, è l’unico che è cresciuto in maniera costante e che si fa sempre notare per corsa, impegno, sacrificio, intelligenza calcistica, un poco di tosto e feroce Gattusismo che male non fa al quale aggiunge anche qualche numero di alta scuola, tiri e gol. Si, certo, anche qualche minkiata ma in fondo chi non sbaglia mai? Neanche lui è un fuoriclasse ma in questo Milan è sempre più grasso che cola. Come dire… “piutost che gnent…”, ma non vorrei sembrare ripetitivo…

qualcosa di buono ce l’avrà? boh… chi mai può dirlo?

Finisco con Leao. Entra con quella faccetta sperduta da bambino che, rapito dal suo mondo di frutta candita, si ritrova scaraventato in una realtà dura, spietata e del tutto sconosciuta. “ma che ci faccio qui in mezzo a tutti sti forsennati che corrono, sudano, si spingono, si pestano, sputazzano e si tocchignano l’un l’altro alla faccia del covid, si azzannano come coccodrilli affamati? Ma che è, sono capitato all’inferno? Ma che ho fatto di male per meritare tutto questo? E poi, perché tutto sto sbattimento? Ma questi chi sono?”. E mentre si tormenta cercando inutilmente una ragione per tutto questo orrore che lo circonda caracolla spaesato in mezzo ad altri 21 sconosciuti che sembrano quasi non accorgersi di questo ragazzotto tanto è avulso dal campo. Poi, di colpo, segna un gol da vero centravanti, lui che centravanti puro non è. Anzi, non è e basta. Usa il fisico, anticipa il marcatore con un taglia-fuori cestistico ed in mezza acrobazia la sbatte dentro di testa. Che volete che vi dica. Questo proprio non lo capisco.  Avrebbe delle qualità, pure un gran fisico, una progressione da quattrocentista, qualche volta sa anche giocare il pallone. A volte, per quanto raramente, ha pure delle idee. Insomma cos’è che gli impedisce di diventare un giocatore di calcio? Dissi una volta che “piutost che gnent l’è mei un Niang”. Sbagliavo, sarebbe stato meglio Gnent. Non ripeterò l’errore…

Non ho nulla da chiedere a questo finale di stagione insulso, surreale ed insignificante. Non so nemmeno se augurarmi una qualificazione in EL o meno (non saprei qual è il peggiore dei mali né se poi la UEFA ce la farebbe giocare) ma vorrei almeno che questi giocatori utilizzassero queste partite residue per dimostrare e dimostrarci qualcosa. Su quali di essi possiamo contare per il futuro ad esempio. Chi merita di rimanere e chi invece se ne deve andare a tutti i costi. Anche perché, pure se la nostra proprietà volesse, e non lo vuole, non li puoi certo cambiare tutti in un picchio quindi è fondamentale identificare quel che c’è di buono, eliminare la crusca e provare ad andare avanti. Oltre a Donnarumma, ci metto Theo, Romagna, Benny, Rebic, Casti. Forse Kjaer, Salamadonna (non riuscirò mai a pronunciarlo), Gabbia (ma mi sembra ancora molto immaturo), magari pure Krunic (si sveglierà?). Calha si regolarizzerà? E leao deciderà di diventare un calciatore? Ibra che farà? Chi altri? Ditemelo Voi… Non saranno Messi, Baresi o van Basten ma…  “piutost che gnent…”

FORZA MILAN

Axel

PS: Riposa in pace Pierino. Sei stato uno dei miei idoli di quando ero bambino. Campione di tempi andati ma mai dimenticati. 

Puoi cambiare tutto nella vita. La fidanzata, la moglie, l'amante, la casa, il lavoro, la macchina, la moto e qualsiasi altra cosa che ti viene in mente. Solo una cosa non potrai mai cambiare. La passione per questi due colori. "il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari". Grazie mamma che mi hai fatto milanista, il resto sono dettagli.