i Convalescenti

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Migliorati si, ma ancora convalescenti. Questo ci ha detto la partita di Udine, Rino ce la sta mettendo tutta e i miglioramenti ci sono, si vedono e “si toccano con mano” come usa dire sempre Gattuso.
Se avesse iniziato la stagione lui al posto di Montella chissà in quale posizione saremmo ora, inutile domandarselo però il rimpianto c’è vedendo ora come girano le gambe della squadra e vedendo le manite che gli andalusi si beccano spesso e volentieri in giro per la Spagna.
Lo spogliatoio sembra compatto, peró Rino ha lasciato intendere come, logicamente, qualche giocatore non sia affatto contento del minutaggio concessogli dal tecnico calabrese. In passato abbiamo assistito a spedizioni notturne da Milanello ad Arcore per lamentarsi dell’allenatore; la musica però è cambiata, adesso queste problematiche dovranno restare a Milanello, possibilmente la rabbia andrebbe tradotta in sedute di allenamento ancora più sudate, Rino, lo dice sempre, manda in campo chi si allena meglio, quindi meno lacrime più rabbia.
A livello atletico la squadra mi pare abbia raggiunto una buona condizione, a livello tattico si sta continuando con lo stesso modulo cercando di dare certezze ai giocatori, ma è a livello psicologico che non sono ancora convinto di questo Milan.
Subiamo troppo gli eventi della partita, ci facciamo coinvolgere negativamente e trasmettiamo paura sul campo.
A Udine eravamo in controllo, ovviamente la nostra carenza là davanti è palese e quando passiamo in vantaggio non riusciamo mai a raddoppiare ed a chiudere la partita.
Invece di premere sull’acceleratore rallentiamo, viceversa, quando andiamo in svantaggio, subiamo il colpo e fatichiamo a riprenderci. A Udine addirittura un’espulsione, peraltro giusta ma alquanto stupida, ha cambiato tutto, ci ha impauriti, abbiamo incoraggiato gli avversari regalando loro metri ed inevitabilmente abbiamo subito il goal.
Dopo il pareggio miracolosamente quasi consci di non aver evitato l’inevitabile ci siamo tolti un peso e siamo tornati a giocare a calcio senza paura.
Non siamo una squadra cattiva, dobbiamo imparare che lo sforzo per passare in vantaggio va triplicato proprio dopo che il goal lo hai trovato per chiudere la partita. Noi teniamo sempre l’avversario in gara e questo non è un buon segno. Qui, Rino dovrà entrare ancor di più nella testa dei giocatori.
Tornando al discorso tecnico è evidente come il nostro problema sia da anni il centravanti, quest’anno ancora di più.

Andre Silva, a mio parere non ha fatto malissimo, sa toccare il pallone, la palla esce dai suoi piedi pulita e la addomestica bene ma gira troppo a vuoto e non ha cattiveria in area. Quella palla nel primo tempo dove lui ha deciso di colpire di testa all’indietro un Castaldo, un Evacuo o un Cacia(senza scomodare grandi attaccanti) l’avrebbero stoppata di petto e scaraventata in porta. Silva gioca ogni pallone come se facesse una partitella con gli amici. Qui non è questione di durezza del campionato italiano, qui è questione di cattiveria, la tecnica ce l’ha, io insisterei ancora su di lui però adesso è ora che faccia vedere qualcosa o che perlomeno dia segnali di crescita.
Si legge in questi giorni del possibile arrivo a parametro zero di Strinic dalla Sampdoria: onestamente non comprendo come mai i doriani avendo speso soldi per lui gli abbiano fatto un annuale con opzione per il secondo, sapendo che avrebbero potuto perderlo dopo un anno come probabilmente accadrà.
Non sono convinto del suo acquisto anche perché i nuovi giocatori andrebbero scelti col nuovo allenatore, se per caso arrivasse Conte, il buon Strinic non servirebbe a nulla.
Probabilmente si è già deciso di continuare con Rino anche il prossimo anno, amo e adoro Rino ma credo che sia il momento di prendere un allenatore vero ed esperto, cosa che al Milan non si verifica da tempi immemorabili.
Poi bisognerà prendere un centravanti forte, vendere Kalinic, tenere Cutrone, riflettere su Andre Silva ma prendere un centravanti forte, uno che segna da una vita, uno pronto, un 9 degno del Milan.

MattLeTiss

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"Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione". Per questo ho amato alla follia Dejan Savicevic e Matt Le Tissier. Milanista da generazioni, cuore Saints grazie a "Le God". Sacchi mi ha aperto un mondo, Allegri me lo ha chiuso. Sono cresciuto col Milan di Arrigo, quello per me era il gioco del calcio, tutti gli altri prendono a calci un pallone.