Salutate la capolista? No (per ora)

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Tornare a scrivere sul Night, di Milan, dopo un periodo un pò complicato a livello personale e dopo la vittoria di un derby è un grande piacere. Un derby vinto che mancava da tanto, troppo tempo. Sabato sera al fischio finale, oltre a festeggiare con mio figlio e mio padre, ho voluto dare un occhio all’ultima vittoria e scoprire che erano trascorsi oltre millesettecento giorni mi ha sorpreso, oltre ad avermi fatto prendere coscienza ancora di più del periodo nero che abbiamo attraversato. Strano che siano passati così tanti giorni nonostante qualcuno ci raccontava che bastava tifare a prescindere e stare uniti senza avvelenare i pozzi. Meno male che ora sembra muoversi qualcosa in senso positivo, soprattutto in campo.

Una decina di giorni prima del derby, in auto con Raoul si dibatteva sull’esito della partita e sul peso di questo match. Per la squadra era già un bivio importante. Perdere ci avrebbe messo ansia e ci avrebbe fatto cadere alcune convizioni. Vincere ci avrebbe invece dato una spinta ulteriore alla crescita della squadra. La convinzione di non perdere mi nasceva dalla sicurezza di avere Ibra a disposizione, volenti o nolenti dobbiamo considerarlo per quello che è, il deus ex machina di questa società. Da gennaio ad oggi, questa squadra sta sempre più passando da Ibradipendente ad Ibrapensante, il processo necessita di ancora un pò di tempo, ma la strada imboccata è buona. Lo svedese, che tutto può e vede, ha portato mentalità. Quella cosa che non si trova al mercato estivo e nemmeno a quello invernale, la trovi solo nei giocatori sopra la media. Ibra è anche al di sopra del “sopra la media” e ha alzato il livello di competitività in tutta la squadra (e non lo diranno mai ma anche dietro alle scrivanie). Passare dalla dipendenza al pensiero/mentalità è un processo difficile ma che si sta lentamente completando.
Nonostante Ibra viva nell’eternità, non ci degnerà della sua presenza per sempre, pertanto ad un certo punto ci manderà solo degli emissari alati di bianco vestiti che ci diranno che strada seguire per la salvezza. Le partite senza di Lui sono state giocate con lo spirito giusto ma, soprattutto, con la testa giusta (a parte a Vila do Conde). Una volta completato questo processo avremo una squadra. Una squadra forte, pronta e che potrà ambire anche a qualcosa di più degli obiettivi stagionali. Per ora è giusto festeggiare il primato in classifica, è tutto ossigeno che fa bene ai nostri polmoni malconci dopo anni virulenti e spossanti fisicamente e mentalmente. E’ giusto essere contenti e cementare il gruppo ma dobbiamo volare ancora a fari spenti, è giusto rendere grazie a Ibra volgendosi verso nord ma il rischio di scivolone è dietro l’angolo. Pertanto va bene essere tronfi ma è presto per spiccare il volo.

Non voglio sembrare troppo pessimista, anzi, ma dobbiamo essere consapevoli che tutto quello che stiamo facendo è fieno in cascina per i momenti difficili. Che verranno e che ci metteranno alla prova. Non va dimenticato che sabato i nostri cambi sono stati Krunic, Castillejo e Tonali. La rosa rimane corta e dobbiamo esserne a conoscenza, o meglio, noi sul divano ne siamo a conoscenza, speriamo che anche ai piani alti se ne rendano conto. I cuginastri, pure tra mille difficoltà, hanno fatto entrare Eriksen e Sanchez. Inutile dire che le figurine non fanno i punti ma alla lunga avere la panchina profonda con alternative valide può fare la differenza. Lazio di Lotito docet. Inoltre in tutto questo non possiamo dimenticare anche che ci siamo giocati una qualificazione alla Europa League con Maldini e Colombo come attaccanti e Gabbia difensore centrale. Quindi, va bene la capolista ma il processo va seguito e portato avanti con giocatori pronti per aiutare la squadra nei momento di difficoltà. Così il volo si potrà spiccare.

Il futuro è nostro. Non lo dico con ironia ma ci credo sul serio. Abbiamo una rosa che, con il volano di Kjaer e la supervisione divina di Ibra, sta completando il suo processo di crescita e continua a portarsi appresso quel fardello della gioventù che alla lunga potrebbe rivelarsi la scelta più azzeccata di Elliott & C. Il campionato è appena iniziato ma qualcosa si sta già vedendo. Napoli, Inter e Juventus sono superiori per rosa e mentalità ma iniziano per vari motivi ad avere delle piccole crepe. I partenopei hanno il cavallo di Troia in casa con la barba bianca e i capelli impomatati all’indietro. Solo lui può rompere una macchina che mai come quest’anno (parere mio) ha la possibilità di arrivare in fondo. I cuginetti sfortunati sono forti ma sono sempre loro. Riescono sempre a crearsi i problemi in casa, e tra Conte, qualche scontento e l’età che avanza potrebbero scricchiolare sul serio. Per quanto riguarda gli ospiti di Torino è evidente che l’ambizione di un uomo sta demolendo tutto quello che era stato costruito (mi ricorda qualcuno…). Ergo, ben venga il magic wizard in panchina, intanto si sente già profumo di frittata. Frabotta e Portanova portati sugli scudi dalla stampa mi ricordano molto Strasser e Merkel dei bei tempi del Giannino. Le romane lasciano sempre il tempo che trovano, difficili da decifrare e imprevedibili come il meteo ai Caraibi durante la stagione delle piogge. Dei bergamaschi, che personalmente odio più dei bianconeri, spero solo in un tracollo senza fine, vedremo quanto reggeranno la pressione di essere considerati “grandi” con due impegni settimanali e i media che saranno sempre più intrusi in casa, basterà la cura Bangsbo? Certo è, che il processo di ricostruzione, noi, l’abbiamo cominciato prima e potremmo raccogliere i frutti prima degli altri. Ma per ora, fari spenti e facciamo parlare gli altri. Intanto godiamoci i Kessie e Calhanoglu attuali.

Non posso esimermi dal commentare ciò che è stato imposto nelle settimane scorse. Il pensiero univoco ed illuminato, per il quale, non si può criticare e si deve solo salire sul carro. A parte che il diritto di critica è sacrosanto e se contro il Rio Ave giochi con un 2001 e un 2002 che farebbero fatica a fare la primavera 1, uno lo dice, lo scrive e lo sottolinea. Poi questa storia delle fazioni è sempre più stucchevole perchè è evidente che la critica ad momentum è ben peggio di quella che facciamo noi qui sul Night. Tutti amici e fratelloni quando ci sono gli amici in società ma poi come li commentiamo i 190 milioni di rosso? Colpa anche quello del virus? Aspettiamo con ansia la versione nordcoreana del muezzin per far diventare anche la matematica un’opinione di tastieristi perditempo.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.