Turchia-Italia presentazione

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Finita la stagione rossonera, inizia quella azzurra. Ve lo dico onestamente: mi sono mancate queste estati. Mancavano dall’ultimo Europeo giocato, quello di Francia 2016, con l’intermezzo del Mondiale 2018 e la qualificazione cannata dall’Italia di Ventura. Cinque lunghi anni in cui non abbiamo avuto il rito dell’inno da cantare, dell’anomala fratellanza con il collega interista e con le serate sotto le stelle a pizza, birra e calcio. So di essere impopolare, ma le estati azzurre regalano momenti a cui io non rinuncerei mai, e poco mi frega delle solite polemiche che di anno in anno vengono sollevate per questo o quel motivo, nonché del livore e dei veleni della Serie A trascinati anche in Nazionale. Per quanto mi riguarda i ricordi nati dagli Europei e soprattutto dai Mondiali sono un patrimonio da custodire gelosamente, e su alcuni di essi è fondata la mia passione verso il calcio.

La fregatura dei ricordi, almeno in questo caso, è che sono troppo meglio della realtà, almeno sulla carta. Perché lì dove c’erano Inzaghi, Vieri, Totti e Del Piero oggi ci sono Berardi, Insigne, Chiesa e Immobile. Tutti ragazzi per cui da domani farò un tifo indiavolato, per carità, ma tutt’altra pasta rispetto ai predecessori. La Nazionale di Mancini mi ha molto stupito sin da subito per la solidità dimostrata e le idee chiare del tecnico, ma una cosa sono le qualificazioni e le amichevoli per le cui preparazioni vengono selezionati i giocatori migliori e più in forma e li si allena solo fino a un certo punto, un’altra invece le competizioni di 2, 3 e si spera 4 settimane, tornei in cui non puoi permetterti di sbagliare praticamente nulla e durante i quali il polso, la preparazione e il sangue freddo dell’allenatore è messo a durissima prova. Spero Mancini si riveli all’altezza del campito.

Oggi il debutto della Nazionale sarà ancora una volta contro la Turchia, esattamente come negli Europei di 21 anni fa. All’epoca furono Conte e Pippo a regalare la vittoria all’Italia di Zoff: speriamo il risultato finale sia lo stesso. La formazione scelta dall’ex tecnico di Inter e City sarà il 433, con Donnarumma in porta, in difesa Florenzi, Bonucci, Chiellini e Spinazzola, a centrocampo Barella, Jorginho e Locatelli e in avanti Berardi, Immobile e Insigne. Gli unici dubbi vedono protagonisti Florenzi e Berardi: il primo è in dubbio per problemi fisici, non dovesse farcela è pronto al suo posto Di Lorenzo, il secondo è invece in ballottaggio con Chiesa. Per la Turchia di Senol Gunes invece un solido 4141. Çakir; Celik, Söyüncü, Demiral, Meras; Yokuslu; Karaman, Yazici, Tufan, Calhanoglu; Yilmaz. Tolti Ylmaz, Calhanoglu e Demiral ammetto candidamente di non conoscerne mezzo in croce, ma speriamo siano sulla falsa riga di Umit Davala. Scherzi a parte, cerchiamo di cominciare nel migliore dei modi quest’avventura: dove ci porterà lo scopriremo passo dopo passo.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.