Vinicio Verza – L’Uomo dei sogni

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Mi sarebbe piaciuto parlare di attualità, ma ci sono due motivi per cui non l’ho fatto, il primo è che mi voglio prendere più tempo per poter essere il più lucido possibile, perche tutte le emozioni di queste ultime partite mi hanno provato. Il secondo perchè ci penseranno sicuramente i miei illustri colleghi molto più bravi di me, ad analizzare le cose. E quindi ho optato per quello che mi piace di più: la storia rossonera.
Con questo giocatore, che ho amato molto ho lasciato andare le mie emozioni: perchè lui mi ha fatto sognare. Buona lettura ragazzi.

Ci sono anni in cui la tua squadra del cuore non ottiene risultati soddisfacenti per molte motivazioni e il tifoso si deve accontentare di quello che la squadra può fare. Ma succede anche che il tifoso in quei periodi di magra si aggrappi ad un giocatore che lo fa sognare, un giocatore che molto probabilmente in anni di successi può essere considerato uno dei tanti a comporre la rosa.  Perché anche negli anni bui i tifosi continuano a sognare: sognano di poter tornare a vincere, sognano di vincere una partita contro le rivali storiche del campionato come l’Inter o la Juve. E può capitare che questi piccoli sogni siano affidati al giocatore con più talento che la rosa dispone in quel momento, a quel giocatore che con i suoi colpi di genio può realizzare questi sogni. Nei primi anni ottanta non è semplice essere tifoso rossonero, è un vero proprio atto di fede e dopo la seconda discesa nell’inferno della serie B, l’uomo a cui avevo affidato di esaudire i miei sogni è un giocatore veneto come me: Vinicio Verza.
Di lì a poco avrebbe iniziato un ciclo durato 25 anni che io li ho sempre definiti come “i migliori anni della mia vita da tifoso”, caratterizzati, da una schiera infinita di campioni di livello internazionale, ma i miei primi ricordi infantili e i miei primi sogni me li ha regalati Vinicio “Van den Bosc” Verza.
Dopo aver giocato un anno nel Vicenza insieme a Paolo Rossi e dopo quattro stagioni vissute nella Juventus, il padovano di Boara Pisani  Vinicio Verza arriva al Milan nell’estate del 1982. E’ la famosa l’estate dell’Italia campione del Mondo in Spagna, è l’estate dei caroselli collettivi in piazza e dei bagni nelle fontane con il tricolore, è l’estate del Pablito Mundial, è l’estate che caratterizzerà i famosi anni ottanta. Ma è anche l’estate di un bambino di otto anni che tifa il Milan che si appresta a disputare per la seconda volta il campionato di Serie B. A differenza del primo anno della serie cadetta, la società rossonera decide di ringiovanire completamente la squadra, e così salutano i colori rossoneri Novellino, Maldera, Buriani ed Antonelli e vengono lanciati i famosi ragazzi del ’63, Battistini, Evani ed Icardi, per un campione del mondo che decide di rimanere con la fascia al braccio, Baresi, c’è un altro che se va via dal Milan per non giocare ancora in serie B, Collovati, dall’Inter arrivano in prestito dai cugini Serena, Canuti e Pasinato, mentre vengono acquistati anche Manfrin, Damiani e lui a cui ho affidato i miei sogni di pronto riscatto, Verza .
Verza è un calciatore dalle eccellenti doti tecniche, dotato di un enorme talento, un ottimo dribbling ed un bel tiro dalla distanza. Nel corso della sua carriera però gli fa difetto il carattere, e, come tutti “i geni”, non era mai riuscito a dare continuità alle proprie prestazioni. Grandi partite seguite da gare completamente anonime gli valsero il soprannome di “Van den Bosc”, soprannome affibbiatogli dal tecnico rossonero Castagner. E’ comunque fuori discussione che di quel Milan Verza è il giocatore più di classe, l’uomo con sulla schiena il numero 10, colui che dava il tocco di fantasia alla squadra e che accendeva i miei sogni. Per il Milan la stagione 1982/1983 in serie B è stata una stagione esaltante, dove il contributo di Verza nell’ immediato ritorno nella massima serie dei rossoneri è molto importante, 10 gol in campionato con una tripletta a San Siro contro il Varese.
La stagione del definitivo ritorno nella massima serie è la prima di Verza con la maglia rossonera in serie A. Il Milan si rinforza poco arrivano Blissett, Gerets e Spinosi, con il difensore belga che conclude la sua avventura rossonera perché squalificato in Belgio per una vicenda di scommesse, e porta a termine un campionato di assestamento, terminato in classifica a ridosso delle posizioni che contano. Verza si conferma a buoni livelli, conservando un ruolo da protagonista in squadra. Ma la parte più bella della sua avventura milanista deve ancora arrivare, perché i miei sogni sono ancora lì che aspettano.
Nella stagione ‘84/’85 Giussy Farina prova a fare le cose in grande. In panchina ritorna Nils Liedholm, e la rosa viene rinforzata dagli arrivi di Terraneo, Hateley, Wilkins, Virdis e Di Bartolomei. Molto probabilmente la stagione precedente per Verza fu migliore dal punto di vista della qualità delle prestazioni, ma è in questa che “Van den Bosc” è protagonista dell’episodio che più di ogni altro lo fece entrare nel cuore del popolo milanista e che mi vede realizzare i miei sogni, anche se ad esaudirlo è un pareggio e non una vittoria.
Il rapporto tra Verza e Liedholm non comincia benissimo: il Barone gli toglie la maglia numero 10 e gli affida quella col 7. Il sistema di gioco e la presenza contemporanea di DiBa e Wilkins lo “dirottano” praticamente sull’ala destra, ma nonostante questo spostamento e questa richiesta di sacrificio il tecnico rossonero non rinuncia alle prestazioni del talento veneto. Ovviamente quel ruolo non è il suo preferito, ma Verza non manca di disputare partite “memorabili”. Nella vittoriosa gara interna contro la fortissima Roma vice Campione d’Europa vinta per 2-1 fa letteralmente impazzire il grande Bruno Conti, al punto da indurlo all’espulsione dalla frustrazione (lo calpestò mentre è a terra dopo aver subito l’ennesimo fallo). Le cronache narrano di un Ancelotti giallorosso che lo attese nel sottopassaggio a fine gara per stringergli la mano.
Ma il suo capolavoro è il derby di ritorno contro l’Inter alla 22ma, giornata. Il Milan ha vinto in rimonta quello d’andata grazie al mitico colpo di testa di Hateley che sovrastò Collovati, e quindi nei nerazzurri c’è voglia di rivalsa. Il 17 marzo 1985 a San Siro sono presenti 80.000 persone, cosa abbastanza consueta in quel periodo. Il Milan gioca un ottimo primo tempo, che lo vede in vantaggio per 1-0 grazie al solito gol di Virdis. Nella ripresa l’Inter gioca il tutto per tutto, Rumenigge pareggia subito all’inizio della ripresa, e dopo un discreto predominio all’81’ passa in vantaggio con un colpo di testa di Altobelli. Crollato nel mio sconforto rossonero mi dico “la vendetta è servita”. Ma dall’alto dei miei quasi 11 anni, che ho compiuto qualche giorno dopo, qui entra in scena “l’uomo dei miei sogni”. Minuto 85, si consuma il massimo della goduria rossonera di quel tempo, che fa il paio con il gol di Attila Hateley nella partita di andata.
Ve la racconto come l’ho vissuta alla radio a quel tempo, rannicchiato nel mio letto, Bergomi, in alleggerimento, passa la palla all’indietro al suo portiere Walter Zenga, il retropassaggi è corto, e Vinicio Verza vuole crederci fino alla fine come ci credevo anch’io, il giocatore veneto dai piedi brasiliani si avventa sul pallone, con uno scavetto fa un pallonetto a Zenga in uscita disperata, il pallone è ancora in aria ed è a quasi  tre metri dalla linea di porta, Verza lo guarda e lo insegue, il tempo sembra fermarsi, non scorre più è la nostra ultima possibilità, ma magicamente come uscito da un bellissimo sogno Vinicio di testa deposita dolcemente in rete il pallone, che ricordo pieno di fango. Nella disperazione al limite delle lacrime del duo interista, Verza corre ad esultare sotto la curva inseguito da Virdis ed Hateley, con io che esulto saltando sul letto con la radiolina all’orecchio e lo sguardo fisso sul poster  che immortala Attila che colpisce di testa il gol dell’andata. Se qualcuno avesse voluto sognare un finale più gioioso di questo, non ci sarebbe riuscito, e io sono convinto di averlo sospinto con miei “dai che c’è la facciamo” attraverso la mia radio. Il Milan, in una stagione che ci fece gioire non poche volte due vittorie con la Roma, la vittoria per 3-2 con la Juventus a San Siro, riuscì a terminare imbattuto nelle stracittadine con l’Inter,  visto che in quella stagione i rossoneri eliminarono i cugini anche nel doppio confronto di semifinale di Coppa Italia con una vittoria ed un pareggio.
Purtroppo Farina a fine stagione decide di non rinnovare il contratto a Verza, nonostante il giocatore veneto fosse disposto a firmare un contratto praticamente in bianco e nonostante sui muri di Milano fosse comparsa la scritta “Se Vinicio se ne va bruceremo la città”. L’affetto nei suoi confronti è tanto  ancora oggi a distanza di tanti anni è ricordato ancora ed è sempre il mio uomo dei sogni. Dopo 3 stagioni, 106 partite ufficiali e 17 gol, Verza lascia il Milan e passa al Verona campione d’Italia, con mio gran rammarico, non sapendo che mi stavo ad apprestare a vivere un quarto di secolo storico.
Chi ha vissuto quegli anni come me di Verza può avere solo ricordi indelebili, e comunque Vinicio si è conquistato un posto nelle nostra grande storia dato che nelle immagini che raccontano la storia del Derby milanesi viene ammirato per quel beffardo cucchiaio che ci regalò una gioia speciale, e realizzò uno dei miei primi sogni. Per me lui sarà sempre l’uomo dei sogni.

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"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.