Una specie di nun so che sia

AC Milan's Strahinja Pavlovic scores goal 1-0 during the Serie A soccer match between Milan and Roma at the San Siro Stadium in Milan , north Italy - Sunday , November 02 , 2025. Sport - Soccer . (Photo by Spada/Lapresse)

Mamma mia, che sofferenza, ragazzi! E che gioia alla fine! Una vittoria che mi manda in Paradiso. E’ stata costruita sull’asse Maignan Leao, due delle quattro colonne portanti su cui edificare Milan nei pensieri miei e di Paolo Maldini. I vandali ci hanno calpestato e mortificato. Si sono liberati di Tonali e di Theo. Rimangiandosi la parola, non hanno rinnovato il contratto a Magic. E, per giustificare l’indegna mossa, hanno sparso veline malevoli dopo qualche errore di Mike, lanciando una delle tante esche alle quali troppi tifosi, purtroppo, abboccano. Quante emozioni mi ha regalato la partita! La prima mezz’ora abbondante è stata orrenda. Mortificante. La Roma ci domina, graziandoci in fase di conclusione. Non riusciamo a fare 2 passaggi in croce. Siamo tecnicamente imbarazzanti. Nello squallore generale De Winter e Bartesaghi scavano verso il basso. Poi Davide ruba palla vicino alla nostra linea di fondo. La dà a Ricci, che smista par Saele. Alexis guizza e la passa bene sulla fascia a Leao. Rafa si invola inarrestabile. Arriva fino in fondo! Serve un bijou a Pavlovic, catapultatosi arrembante in area. Gooolll!!!! La ripartenza è stata bellissima. Perfetta. Allora non siamo poi tecnicamente così scarsi, maledizione al secchio. Ma la partita è lunga…

Eh, ma la palla andava lateralmente…. Vergognosi!

Ed è lunga pure la sua attesa. Recuperiamo qualcuno? Questo è il solito mantra. E’ in dubbio anche Leao. La sostituzione di Bergamo non era stata una scelta tecnica. Rafa ha un’infiammazione all’anca. Speriamo ce la faccia. Perchè, checchè ne dicano tanti, se lui è in campo ho sempre la speranza che qualcosa di bello possa accadere. Lascio i cultori delle magliette sudate alle loro opinioni. Queste sono certamente diverse da quelle dei difensori avversari, costantemente pronti a raddoppiare e triplicare su di lui. Il ragazzo ha anche dei difetti? Certo. In caso contrario non sarebbe più al Milan. In questo povero Milan. I grandi club non se lo filano? Meglio. Io mi tengo stretto il mio Rafa. Difficile che ce la possano fare Tomori e Gimenez. Jashari? Si è allenato per la prima volta in gruppo dopo due mesi abbondanti… Estupinan? Recuperato. Commetto l’errore di andare a vedere su YouTube gli highlights di quel Milan Real Madrid 5 0. Sono assalita da un magone permeato da un filo di struggente tenerezza. Mi viene in mente una poesia di Trilussa. “Fa tanto bene ripensà a l’amore ne li momenti di malinconia: provi una specie di nun so che sia, come un piacere di sentì dolore.” Scusami, Carlo Alberto. Il Milan è un amore della mia vita. Ripensare al passato, ai momenti di intensa felicità, però, non mi fa tanto bene. Anche se quel “come un piacere di sentì dolore” è intrigante e contiene un fondo di verità. Bando alle suggestioni. Ci attende una partita importantissima e difficilissima, che non affrontiamo certo nelle migliori condizioni, per usare un eufemismo. Non guardo gli Orrendi. Tanto vinceranno senza sudare, penso. E’ il mio amico Umberto a ragguagliarmi sulla partita con quel fortunoso autogol finale che, mi dice, lo ha ucciso. Avrebbe provocato lo stesso effetto anche a me. Meno male che non l’ho visto. Ma la vittoria nerazzurra non è solo fortunosa. Viene favorita da un arbitraggio partigiano. Dai, Don Beppe, l’ineffabile Doveri si merita almeno un altro fiammante trolley con lo stemma interista. Mi si racconta di una direzione di gara a senso unico nella gestione dei falli e dei cartellini, sublimata dalla mancanza del rosso a Bissek. Ora, il giocatore del Verona era poco oltre il centrocampo, è vero, ma aveva una prateria spalancata per filare da solo verso la porta. Anche solo discutere l’opportunità del rosso mi sembra vergognoso. Se al posto di Bissek ci fosse stato Pavlovic, il buon Doveri di rossi ne avrebbe estratti due. Ça va sans dire. Sicuramente Rocchi non fermerà arbitro e varisti. E, a livello mediatico, si giustificherà la decisione. Anzi, la si definirà corretta. Scommettiamo? No. Non mi va di vincere troppo facile. E, in effetti, mi giunge voce di un Marelli che ha considerato il giallo corretto. Signori, ecco la Marotta League, che si regge anche su disgustose complicità mediatiche. Niente da dire stavolta, Don Beppino?

Complimenti, Strahinja.

La nefandezza del Bentegodi non migliora di certo il mio umore. Leao in campo. Bene! Anche se la condizione fisica non sarà perfetta e giocare da centravanti non lo agevola. Tomori stringe i denti e va in panchina. Gimenez non ce la fa. Rafa e Nkunku le punte. Speriamo, dai. Vincere vorrebbe dire guardare in alto. Perdere indurrebbe, invece, a guardarsi alle spalle. Prendo come buon auspicio il trionfo di Sinner a Parigi. Grande Jannik! Affronto una mezz’ora abbondante da incubo. Oltre alle bruttezze viste in campo devo cuccarmene una ancora peggiore in tribuna: Scaroni, l’esimio presidente di ‘sta ceppa. Mi viene addosso una specie di nun so che sia che stimola i miei istinti peggiori. Il pensiero più carino che mi passa per il cervello? La vita mi ha insegnato che alcune persone bisogna saperle prendere…. a calci nel sedere. Mamma mia, quanto detesto questa proprietà e questa dirigenza. Poi il gol. La Roma ha sprecato tanto e non meriterebbe di essere in svantaggio. Ma io mi illumino per la bellezza dell’azione, per l’inarrestabile cavalcata del mio Rafa, per per la bravura di Pavlovic nella sua prepotente irruzione in area. Meno male che c’era lui e non Fofana. Manca ancora un’eternità alla fine e quanto visto finora lascia delle preoccupazioni. Vietato illudersi. Le partite con Pisa e Atalanta lo ricordano dolorosamente. Però…. Io mi gusto il mio caffè macchiato di felicità.

Magic moment

Il gol ci sblocca. Comincia un’altra partita. Già prima del doppio fischio Fofana si mangia un’occasione colossale. E poi l’inizio del secondo tempo è una sagra di gol clamorosamente sbagliati. Mamma mia, come siamo bulimici. La Roma è frastornata e noi, purtroppo, non l’affondiamo. Non vorrei che…. I giallorossi si riprendono. Tornano a mettere la testa fuori. Ma non con la baldanza del primo tempo. Io ho paura, per carità, non lo nego. Però controlliamo meglio la gara rispetto a un primo tempo in gran parte disastroso. Se dal caleidoscopio baluginante delle emozioni dovessi estrarne una in particolare, non avrei dubbi. E’ quella del rigore. Ancora tu, Fofana! Non ti sono bastati i due gol clamorosamente sbagliati. Che senso ha quel gomito alto sulla punizione dal limite? Figurati se Dybala sbaglia. Forza Mike! E Magic fa il miracolo! Sìììììì!!!!!! Sono una scheggia impazzita di gioia. Grazie Mike! Grazie Rafa! Grazie Strahinja! Grazie Saele! Grazie, ragazzi! Questa vittoria è importantissima. Anzi, di più! Niente voli pindarici, per carità. Testa al Parma. Recupereremo qualcuno? Jashari avrà qualche allenamento in più nelle gambe. Poca cosa, però, vista la lunghissima assenza. Rimaniamo umili e concentrati, che abbiamo i nostri problemi. Non vorrei che al Tardini la maledetta dea Eupalla mi dicesse: “ La gioia di Domenica scorsa? Posala, che non è tua.” Qua la mano, Max. Tu fai quel che puoi nella situazione in cui ti trovi, con alle spalle questa sottospecie di sottomarca di Società. Vietato illudersi, ragazzi. Questa è la realtà. Vi vengono strani pensieri? Vi solleticano la mente latinismi come “ex malo bonum’” o frasi come “eterogenesi dei fini” ? Diffidate. Non date peso una vocina che sussurra “ Dal male di questa indegna Società potrebbe venir fuori un bene, grazie ad un’area tecnica finalmente decente. A proposito, tanti complimenti al fine stratega parmense. A volte si parte con dei fini, che per i nostri capataz non sono certo le vittorie, e si arriva a raggiungere scopi diversi da quelli che questi individui si prefiggevano” Lo confesso. Queste malsane idee vogliono farsi strada nel mio cervello, ma io le scaccio. E provo una specie di nun so che sia, perché…. Je suis Paolo Maldini. Je suis Zvonimir Boban.

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.