Bombi, bicocche e cuginastri

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Dov’è quell’essere informe che non voleva si avvicinassero le partite? Quella creatura apatica e masochista che guardava il suo Milan con disincanto, frustrazione, una punta di fastidio, un’insofferenza verso se stessa per il fatto di essere lì, davanti alla Tv? Che non riusciva ad esultare per un gol, a gioire appieno per una vittoria ( esclusi i derbies, ovviamente) ? Quella malnata pensava che sperare significasse avere un’idea sbagliata su un Milan caduto in mani immonde. Be’, nella sera dell’ultima Domenica settembrina si è compiuta una metamorfosi, già iniziata un po’ prima, peraltro. Sì, mi avvicino alla gara con qualche pulsione. Con qualche pizzicorino. Credo che ce la possiamo fare. Anche se il Napoli è forte, non lo do favorito. Una partita alla pari. Da tripla, penso. I partenopei accusano pesanti assenze in difesa. Bene! L’immagine di Scaroni e Furlani in tribuna mi disturba. Ma non mi smonta. Per quelli che sono gli inestricabili meandri del cervello umano, l’odiosissima coppia mi fa pensare al calabrone. Ad Einstein, probabilmente a torto, si attribuisce la frase: “ Il calabrone, in relazione al suo peso, non è adatto al volo. Lui, però, non lo sa e vola lo stesso.” Molti pensano che ciò sia stato detto non da Einstein ma da un entomologo. E che lui non si riferisse al calabrone ma a un suo cugino più tozzo:il bombo. Embe’, direte voi. E allora? Ecco, io, a quella sgradevole visione, vengo trafitta da un pensiero analogo. La struttura mentale di certe persone non è adatta a produrre pensieri intelligenti. Loro, però, non lo sanno e parlano lo stesso. Spero che, dopo aver dato tante vomitevoli prove di sé, questi due esecrabili individui tengano la bocca chiusa. Altrimenti non rispondo più delle mie azioni. Comunque queste amorevoli considerazioni fuggono via. La mia mente è catturata dalla partita. Miracolo! Sono un fascio di nervi. Un grumo di tensione.

Sei grande, Christian.

Pronti. Via! Partiamo belli tosti. Gli approcci molli, vomitevoli a cui ero tristemente abituata sono un lontano ricordo. Pulisic fa una magia. Vola sulla fascia e poi mette una palla deliziosa sul secondo palo. Saele arriva come un treno e scarta il cioccolatino. Gooolll!!! Sììììì!!!!!!! Mamma mia! Il Napoli non ci sta. Si riorganizza. Prende in mano il pallino del gioco. Crea un paio di azioni pericolose, approfittando anche di qualche leggerezza di Saele, che perde palle velenose vicino alla nostra porta. Ti perdono, Alexis. Sono magnanima. Loro giocano. E anche bene. Noi siamo belli raccolti e pungiamo in contropiede. Fofana lanciato verso Meret! Alto! No! Ti perdono, Yussuf. Sono in completa empatia con la squadra. Estupinan vede i sorci verdi con Politano. Scusa, Max. Bisogna aiutarlo con i raddoppi. Poi il gol di Pulisic! Bravo Pavlovic sulla sinistra. Dà una bella palla a Fofana che la appoggia delicatamente su Capitan America. Il cecchino Christian fredda Meret e mi catapulta direttamente in Paradiso. Sìììì!!!!! Sono contenta anche per il ritorno della curva. Con lei lo stadio prende vita.

Immenso Luka.

Finisce il primo tempo e io sono felice. Intendiamoci, so bene che la pratica non è archiviata. Il Napoli è una grande squadra. Provo una perfida soddisfazione per il fatto che gli altri hanno tenuto tanto la palla e noi, belli tosti, abbiamo segnato. Io, decisamente, non sono una “giochista”. Però, Max, non bisogna esagerare nel ritrarsi. Altrimenti quelli, a furia di bussare, finiscono per aprire la porta. Max, te lo dico con garbo e con finezza. Tu mi piaci, al contrario degli scappati di casa che scaldavano la nostra panchina. Con loro sparavo a pallettoni, perché erano degli asini che non capivano nulla. Io sono preoccupata. I Ciucci fanno quello che vogliono sulla nostra fascia sinistra. Devi trovare un accorgimento tattico per supportare il povero, modesto Estupinan, che è in balia dei marosi. Se prendiamo un gol, poi diventa durissima. Arriva la ripresa. Sofferenza allo stato puro. Ci schiacciano. Rigore. Espulsione. Credo che non ce la faremo a vincere. Temo che finiremo per perdere. Sostituzioni. Bartesaghi per Pulisic, che esce tra una meritatissima standing ovation. Entrano Leao per Gimenez e Athekame per Saele. Si soffre! Ma si regge. Una sofferenza mostruosa, che non provavo da una vita. E io l’apprezzo. Viva la sofferenza vissuta con una squadra che vacilla ma non cade. E’ aggrappata a una feroce determinazione, alla consapevolezza di poter scrivere pagine importanti. Anni di gestione immonda, di allenatori asini avevano distrutto sia me che lei. Al fischio finale la liberazione. Sììììììì!!!!!! Come mi godo questa vittoria! Me la godo alla grande!

Grazie, Max.

Potete criticare Leao quanto volete. Le vostre parole mi scivolano addosso senza lasciare traccia. Rafa rientrava dopo 45 giorni di infortunio e con due soli allenamenti fatti in gruppo. Lasciamo che raggiunga una condizione fisica accettabile e poi ne riparliamo. Avrei dato sangue per un gol di Gimenez. Stavolta non ha avuto nemmeno l’occasione per poterlo fare. Mi è piaciuto Pavlovic. Pulisic e Modric sontuosi. Immensi. Spero non sia grave il fastidio occorso a Tomori. Squadra tosta, unita, che sa soffrire. Giocatori che cominciano a capire cosa devono fare in campo e ad acquisire fiducia ed entusiasmo. La nostra casa prima era una bicocca. Adesso con il capomastro Max stiamo tirando su dei muri portanti. La trasformazione in un’abitazione di lusso è ancora lontana, per carità. Ci mancano alcuni muratori bravi sulle fasce. Lo sapevamo e con il Napoli ne abbiamo avuto l’ennesima conferma. E’ fondamentale che architetti e ingegneri imbecilli, che hanno ridotto la nostra casa a una bicocca, rimangano chiusi nella loro torre eburnea e non continuino a fare danni. Se ripenso a Fonseca, al centrocampo dell’anno scorso, divento matta. A proposito di Bicocca. E’ stata questa Università a conferire la laurea honoris causa a Marotta. Pensavo si fosse trattato della Bocconi. Invece no. Buon per lei. Allo scempio della laurea a Furlanette ne avrebbe aggiunto un altro.

Domenica ci aspetta la Juve. Dobbiamo volare bassi, ragazzi. Ma una speranziella si fa largo nel mio cuore. Inutile negarlo. Comincio già a sentire qualche pizzicorino. Il bombo è il cugino del calabrone. Anche noi abbiamo dei cuginastri. Hanno passeggiato, more solito, in quel di Cagliari. Mi ero ripromessa di di guardare la partita fino al loro primo gol. Ho guardato pochissimo. Inizio soft per i cuginastri in campionato. Tre succursali, Il Torino di Cairo, il Sassuolo di Carnevali, il Cagliari di Giulini nelle prime 5 partite, giocate per tre volte in casa. Tre vittorie e due sconfitte. E li aspetta il confronto casalingo con la Cremonese. Va bene, dai, di Cremo non dovrei parlare. Anche in Champions prime 4 partite con squadrette. Eh, si devono riprendere dalle fatiche del Mundialito, poverini. Pio Esposito? Un fenomeno, perbacco. Sono contenta per il gol di Camarda. Grande il supercoach Pioli. Lo scienziato di Parma ha avuto un inizio al fulmicotone. Temo che lo possano esonerare durante la sosta. Mi piacerebbe affrontare la Fiorentina con un genio come lui in panchina. Tra bombi, bicocche e cuginastri in me si acuisce il rimpianto Theo. A pensarci bene, però, il ragazzo non poteva rimanere in un ambiente che lo opprimeva. Sì, quest’anno abbiamo un allenatore e la cosa gli avrebbe giovato. Ma …. Lui prova i miei stessi sentimenti, vedendo le brutte facce che circolano a Casa Milan e in tribuna. Theo è incompatibile con loro. Punto. E, anche per questo, rimarrà sempre nel mio cuore. Quindi faccio un’aggiunta alla mia solita chiosa finale. Je suis Paolo Maldini. Je suis Zvonimir Boban. Je suis Theo Hernandez.

Chiara

P. S. Buon compleanno, Silvio.

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.