Un senso

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Immagino di essere in buona compagnia, ma faccio ancora molta fatica a pensare al calcio, figuriamoci a scriverne.
Il mio lockdown è stato piuttosto difficile e la pandemia mi ha visto coinvolto direttamente negli affetti familiari, ho passato un mese abbondante d’inferno vero, dormendo sempre con un occhio aperto con il terrore che il telefono squillasse, per cui mi perdonerete l’incapacità di mettere in fila due parole che abbiano un senso compiuto.
Negli ultimi giorni ho cercato di recuperare la mia totale impreparazione sull’attualità calcistica rossonera da marzo ad oggi; sono un po’ rinfrancato nello scoprire che non mi sono perso niente.

Sono incappato nei soliti originali concetti espressi dal nostro presidentissimo, che non perde occasione per sottolineare che la cosa più importante è aumentare i ricavi, ridurre i costi, fare lo stadio, che il Milan è in crisi da anni e pensare di tornare grandi velocemente è pura utopia, e bla bla bla……..comincio a pensare che non siano neanche vere interviste o dichiarazioni, sarà lo stesso foglio di carta da formaggio che gira per le redazioni e viene pubblicato una tantum. Di questo passo tra due o tre anni, quando ‘sto cazzo di stadio sarà ancora in sospeso, leggeremo e ascolteremo le stesse cose.
In questo particolare momento, poi, con la prospettiva di vedere calcio a porte chiuse fino a data da destinarsi, potrebbe fare uno sforzo per rendersi meno ridicolo e parlare di qualcos’altro che non sia la costruzione di uno stadio nuovo, ma nulla turba il super-manager interplanetario.

Ho poi scoperto che venerdì 12 giugno si torna in campo per la Coppa Italia, sempre ammesso che Dybala risulti negativo al 120° tampone: pensando all’ultima partita del Milan, dove un paffuto Pandev ha spadroneggiato sul prato di San Siro, non ho grandi aspettative, ma la piccola speranza di metterlo nel di dietro alla Banda Cavallero non mi abbandona mai. Per alimentarla un minimo ho visto e rivisto i rigori di Manchester, e qualche giorno fa mi sono lanciato in un dibattito alcolico/calcistico con qualche amico juventino. Farli incazzare celebrando ogni anno il “Se c’era Nedved day” è una mia passione perversa, una delle poche che mi rimane; e vedere Buffon col culo per terra mentre Sheva corre ad abbracciare Dida è una terapia che aiuta sempre nei momenti difficili.

Per quanto riguarda il campionato, non ho avuto tempo di approfondire la questione “Algoritmo”, ma non mi vergogno di dire che, di quel poco che ho sentito, ci ho capito poco o un cazzo. Ho capito solo che si naviga a vista, il sistema calcio ha bisogno di finire la stagione per mettere una pezza alla voragine economica e ad oggi pare che si riparta il 20 giugno, ma i vincoli governativi sono come una spada di Damocle: basterà infatti un solo caso perché scatti la quarantena e si blocchi di nuovo tutto, e a quel punto si salvi chi può, perché poi non è che si stia parlando di un sistema che in condizioni normali brilli per efficienza.
C’è da dire che non è facile per nessuno operare in queste condizioni, e che anche organizzazioni che funzionano infinitamente meglio come le leghe professionistiche americane si stanno muovendo con estrema cautela sulla ripresa delle attività perché, e questo ormai dovremmo averlo capito tutti, con questo virus non si scherza.

Mi auguro comunque che in qualche modo il calcio riparta, anche perché francamente non se ne può più delle dirette Instagram di calciatori ed ex calciatori: ho provato a vederne qualcuna di qualche ex milanista e sono una vera fucilata negli zebedei, ma purtroppo basta vederne una che il tubo ti impesta la home page con titoli tipo “Cannavaro-Materazzi: diretta da scompisciarsi”, “Vieri-Cassano-Ventola, risate a non finire”: poi le guardi e non arrivi al secondo minuto….anche basta, proviamo a giocare che forse è meglio.

Tuco

Vedere Gullit e Donadoni fare polpette del Napoli a San Siro mi ha fatto innamorare del Milan, vedere Marco Van Basten segnare il gol più assurdo della storia mi ha fatto capire che il calcio può essere anche arte, vedere Buffon a gambe all'aria un attimo prima di trionfare in finale di Champions sui nemici di sempre ha dato un senso alla mia vita di tifoso rossonero