Un anno di Paquetà

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Si è anzitempo concluso il 2019 di Lucas Paquetà, che salterà la prossima partita di campionato a causa del giallo rimediato in Milan-Sassuolo. In questo pezzo tracceremo un bilancio del centrocampista brasiliano arrivato formalmente in rossonero ad ottobre 2018, e che ha esordito il 12 gennaio 2019 in Coppa Italia a Marassi contro la Sampdoria.
Paquetà, pagato 35 milioni dal Flamengo, è arrivato in Italia con le solite etichette stucchevoli del nuovo [inserire nome di un campione per suscitare effetto nostalgia]. Queste etichette sono e saranno sempre inutili, in primo luogo perchè denotano ignoranza e poca voglia di analizzare i precedenti del calciatore puntando su una presunta eredità, e in secondo luogo perchè supponendo di ricreare in laboratorio quel campione, esso si troverà in contesto con migliaia di mille variabili per cui si otterrano risultati sempre diversi da quelli aspettati.
Fatta questa doverosa premessa analizziamo la stagione di Paquetà senza farsi condizionare dai vari erede di Kakà o erede di Aristoteles.

Aspettative
Il centrocampista brasiliano arriva al Milan in un momento di emergenza, basti ricordare Milan-Fiorentina con Calabria impiegato come mezz’ala destra, causa squalifiche di Kessiè e Bakayoko e presunti centrocampisti impresentabili.
Paquetà poteva “limitarsi al compitino” per essere osannato, in quel momento un centrocampista serviva come la pioggia nel deserto.
Ma il pubblico di San Siro è esigente e le aspettative erano molto alte.
Il biglietto da visita era molto allettante con statistiche ottime che parlavano chiaramente: 32 partite con 10 gol nel Brasilerao, ottime prestazioni in Copa Libertadores e prima convocazione nella Selecao appena arrivata. Stonavano i cartellini 8 gialli e un rosso eccessivi per un centrocampista offensivo, ma non sufficienti ad abbassare le aspettative.

Il Primo Semestre
L’esordio in campionato alimenta facilmente l’entusiasmo dei tifosi, contro il Genoa sfoggia una sicurezza increbile e si permette anche qualche trick, che viene ampiamente gradito e applaudito, contro il Napoli non sfigura e tiene botta al ben più navigato centrocampo partenopeo. Il primo assist arriva subito dopo contro la Roma con una palla al bacio per Piatek dopo aver fatto un dribbling stretto a ridosso della linea di fondo.
Il gol la domenica successiva contro il Cagliari, con dedica ai compagni delle giovanili del Flamengo fa arrivare applausi scroscianti da San Siro e ci fa esultare per aver finalmente trovato un signor centrocampista.

Photo by Marco Luzzani/Getty Images

Fu vera gloria?
Difficile dirlo, Paqueta non mise più a referto né gol e né assist, ma forniva prestazioni solide con qualche sbavatura perdonabile. L’entusiasmo comunque non calava perchè Paquetà veniva da una stagione lunga e perchè in Serie A i difensori ti prendono le misure appena mostri colpi superiori alla media.
Tuttavia il centrocampista ha iniziato a dare segni di nervosismo beccandosi in 13 partite ben 5 gialli e un rosso. Quel rosso tuttavia grida ancora vendetta perché un arbitro non si può permettere di mettere le mani addosso ad un calciatore e fa beccare ben 3 giornate di squalifica al brasiliano nelle ultime tre partite di campionato. La stagione si conclude così ma il bilancio è positivo, i tifosi sono concordi nell’affermare che Paquetà sarà uno dei pilastri da cui ripartire per la prossima stagione.

Il Secondo Semestre
Le statistiche della seconda metà dell’anno parlano chiaro. Paquetà mette a referto un assist da fermo, che onestamente avevo rimosso dalla memoria, contro il Genoa e ben 5 cartellino gialli in 13 partite. Già cosi si potrebbe chiudere il resoconto del secondo semestre rossonero del brasiliano, ma occorre analizzare i dati.
L’inizio di preparazione è stata in salita, prove scialbe contro Cesena e il Feronikeli, ma non c’erano grosse preoccupazioni avendo visto le prestazioni del brasiliano in Nazionale. L’esordio con l’Udinese offre una prova incolore, come il resto dalla squadra, ma con il Brescia colpisce un palo e fa la differenza nei soli 25 minuti in cui è impiegato. Dopo una serie di prestazioni deludenti arriva l’unico assist stagionale, una punizione battuta velocemente che Er Nanez sfrutta per segnare l’1 a 1 contro il Genoa.
Con quella partita si chiude l’avventura del Giammaestro, con il quale era entrato in polemica per il “troppo brasiliano”. Il Giammaestro doveva essere più politicamente corretto e dire “più concreto” al posto di “troppo brasiliano”, tuttavia Paquetà poteva evitare le esternazioni sui social e chiarire il tutto con l’allenatore in separata sede. I panni sporchi vanno sempre lavati in casa.
Alla dipartita del Giammaestro si aspettava una reazione d’orgoglio di Paquetà, che purtroppo non c’è stata. Il giocatore si è limitato al compitino, facendosi scavalcare nelle gerarchie da un redivivo Bonaventura. Nelle ultime due stagionali, contro Bologna e Sassuolo, si è visto un giocatore senza voglia e senza grinta che si dedicava più ai colpi di suola ed a giocate deleterie e fini a se stesse, concludendo il semestre con un cartellino che gli è costato la squalifica.

Paquetà ha rispettato le aspettative?
Francamente no poichè le aspettative su di lui erano molto alte e quindi difficili da rispettare. Possiamo in parte giustificarlo ma il credito accumulato dai tifosi nei suoi confronti sta per esaurirsi. Il talento c’è e si è visto a sprazzi, ma adesso è richiesta maturità e concretezza perché l’investimento del club su di lui è stato oneroso e il Milan non può aspettare in eterno nessuno.
Nei prossimi sei mesi Paquetà è chiamato alla prova del 9 perché vale sempre il vecchio detto che l’impegno batte il talento se il talento non si impegna. Se il brasiliano inizierà ad allenarsi e giocare per la squadra avrà ottime possibilità di emergere in Europa con il Milan e grazie al Milan, viceversa sarà l’ennesima meteora che non ha rispettato le attese.
Tutto passa dai suoi piedi, gli applausi e gli onori vanno guadagnati sul campo.

D.Raine

Community rossonera, da sempre in prima linea contro l'AC Giannino 1986. Sempre all'attacco. Un sito di curvaioli (La Repubblica). Un buco nero del web (Mauro Suma)