
Ci siamo lasciati alle spalle le feste natalizie dove in teoria siamo tutti più buoni, e allora anche io voglio essere più buono e di conseguenza vi risparmio un post che potrebbe essere cattivo. Semplicemente lo rinvio all’anno nuovo.
In questi giorni è arrivato Fullkrug, il nostro nuovo numero nove. Non sicuramente l’attaccante che ci aspettavamo, almeno non io, ma con questa società non potevamo aspettarci nulla di diverso.
E allora spazio alla mia memoria storica e vediamo alcuni attaccanti che hanno vestito la nostra maglia senza lasciare traccia, se non solo delusioni. Io spero che Fullkrug non entri in questa categorie, perchè nella situazione attuale sarebbero dolori.
Ricardo Oliveira
L’estate 2006 è la stagione del Mondiale vinto dai ragazzi di Lippi ma è anche la stagione di calciopoli che spedisce la Juventus in serie B e relega il Milan ai preliminari di Champions League.
Ma in quella estate in casa Milan succede un qualcosa di inaspettato: Andriy Shevchenko chiede di essere ceduto al Chelsea del magnate russo Abramovich.
Il Chelsea versa 43 milioni nelle casse del Milan e l’attaccante ucraino vola a Londra.
Il Milan si fa trovate impreparato, perché non si aspettava l’addio del suo centravanti. E per sostituire Shevchenko il Milan si butta a capofitto su Ricardo Oliveira, centravanti brasiliano del Betis Siviglia.
La sua stagione con la casacca del Betis è ottima: Segna 23 gol complessivi su 38 gare.
La trattativa per portare il calciatore a Milano non è semplice perché il presidente del club spagnolo prova a guadagnare il più possibile. Alla fine l’affare si chiude per la cifra di 17 milioni di euro più il cartellino del centrocampista svizzero Johann Voge al Betis.
Ragazzo Timido ed introverso. Nella preparazione estiva l’attaccante brasiliano fa una buona impressione all’allenatore Carlo Ancelotti e ai tifosi rossoneri, che sperano che, sebbene non sia forte come Shevchenko, possa essere di aiuto alla squadra.
La.sua avventura in rossonero parte bene perché nella sua prima partita in campionato segna il gol decisivo nella vittoria contro la Lazio. Ma purtroppo è un fuoco di paglia. Bensì giochi molto per l’infortunio di Inzaghi non riesce più a ripetersi. Nell’ottobre successivo in Brasile viene rapita sia sorella e rilasciata 5 mesi più tardi. Sicuramente questo episodio può aver inciso nelle.sue prestazioni.
Però di fatto il ragazzo non convince e il suo utilizzo in campo diventa sempre più sporadico fino a diventare quasi nullo quando nel mercato invernale il Milan acquista Ronaldo il fenomeno dal Real Madrid.
Alla fine Ricardo Oliveira segna 3 goal in 26 presenze in campionato. Mentre in Champions League i suoi numeri sono ancora più disastrosi: 6 presenze e 0 goal all’attivo, e vive la cavalcata primaverile in Europa tra la panchina e la tribuna.
A fine stagione la società lo cede al Real Saragozza in prestito oneroso a 2 milioni di euro con diritto di riscatto fissato a 10 e nel 2008 il Saragozza lo acquista definitivamente.
“Quello con il Milan è stato un periodo in cui ho imparato tanto. Ho anche vinto un trofeo come la Champions League. Non sono riuscito a segnare tanti goal come in altri club in cui ho giocato, ma per la mia carriera è stata una grande esperienza. Ho potuto giocare con grandi giocatori e vincere un titolo fra i più importanti”. (Ricardo Oliveira)
Andreas Andersson
Cos’hanno in comunque Papin,, Dugarry, Kluivert e Andreas Andersson e volendo anche Dejan Savicevic oltre ad aver indossato la maglia del Milan?
Beh la risposta è semplice. Prima di venire acquistati dai rossoneri tutti questi giocatori hanno segnato al Milan quando erano avversari.
Se per qualcuno il suo acquisto è stata una scelta azzeccata per altri non si è rivelata propriamente la migliore delle idee.
Come per Andreas Andersson.
Il 30 ottobre 1996 il Milan nei gironi di Champons League incrocia gli svedesi dell’IFK Goteborg ed è la sera che cambia la storia calcistica di Andersson.
In quella serata europea il Goteborg va sotto 2-0 nel giro di un quarto d’ora con le reti di Boban ed Albertini su rigore. Ma quel Milan non è una squadra solida e si fa rimontare in cinque minuti dalla squadra svedese, prima Blomqvist, poi Andersson realizzano le le reti svedesi. Alla fine il Milan vince 4-2, di Locatelli e Baggio le altre due reti milaniste, ma i due ragazzi svedesi finiscono sul taccuino di Galliani, che nel mercato di gennaio si regala Blomqvist, altra meteora, aspettando l’estate successiva per acquistare Andersson.
L’Estate successiva, il 1997, inizia quella che deve essere la stagione del rilancio per il Milan, reduce da un impensabile undicesimo posto nell’annata precedente. Sulla panchina del Diavolo viene richiamato un allenatore che ha fatto la storia dei rossoneri, Fabio Capello, fresco vincitore della Liga con il Real Madrid. Il tecnico di Pieris è chiaro, vuole rinnovare il parco attaccanti e conferma il solo George Weah. Berlusconi e Galliani si fidano di “don Fabio” e lo accontentano con gli acquisti di Patrick Kluivert e appunto dello svedese Andreas Andersson.
Ma la stagione non è un granché, le difficoltà iniziano ad essere tante e totalmente inaspettate. Di conseguenza anche per Andersson le cose non si mettono bene, ma è proprio Lui a realizzare il gol che dà la prima vittoria rossonera in quel campionato. Ziege crossa un pallone in area, Pagotto (portiere rossonero in prestito alla squadra toscana) sbaglia completamente l’uscita e schiaffeggia il pallone che rimbalza sulla testa bionda dell’attaccante svedese del Milan e finisce in rete.
Da quel momento in poi il nulla o quasi. Andersson parte titolare solo in Coppa Italia, mentre in Serie A mette assieme la miseria di 13 presenze, evidenziando tutti i suoi limiti, come giocatore ancor più come attaccante.
“Adesso tutti hanno capito che anch’io sono da Milan” (Andreas Andersson)
Quel gol segnato ad Empoli resta l’unico di Andersson nella sua brevissima carriera in rossonero perché a gennaio viene ceduto agli inglesi del NewCastle dopo che le sue prestazioni non sono state all’altezza dei suoi proclami.
Purtroppo per Lui anche in Inghilterra le cose non andranno bene, e dopo sei mesi anche il NewCastle lo cede all’Aik Solna.
Christophe Dugarry
Quella che raccontiamo è una storia fatta di rimpianti, visioni ed errori. Una classica Sliding doors. Quello che poteva essere ed invece non è stato.
Il 19 marzo 1996, il Milan gioca la partita di ritorno contro il Bourdeaux di Coppa Uefa. I rossoneri hanno battuto i transalpini a San Siro per 2-0 con reti di Eranio e Roberto Baggio.
Quella sera al Parc Lecure di Bourdeaux il Milan arriva con i favori del pronostico e nulla faceva pensare che si stava per scatenare un inferno.
A guidare la rimonta dei girondini sono due ragazzi francesi: Christophe Dugarry e Zinedine Zidane. La dirigenza rossonera rimane folgorata dalle giocate dei due calciatori francesi. Il Bordeaux vince 3-0 ed elimina il Milan dalla coppa Uefa.
Per un momento si ipotizza la possibilità di acquistare entrambi i giocatori, poi complice il fatto che nella rosa del Milan già ci sono Savicevic e Roberto Baggio, il Milan vira con decisione su Dugarry che nel frattempo ha rifiutato la Juventus e per 6 miliardi veste il rossonero.
Dugarry è un giovane di forte personalità, capace di fare la prima e la seconda punta con grande dedizione al lavoro di squadra. Braida se ne innamora all’istante perché Cristophe è molto forte fisicamente, capace di calciare sia di destro che di sinistro e dotato di ottima tecnica. Non era un bomber, ma era uno di quei giocatori che fanno giocare bene la squadra e che si spendono, creano spazi.
L’avventura di Dugarry al Milan e’ talmente breve da essere immediatamente etichettata come uno dei più grandi flop italiani, considerata come una scelta alternativa già abortita in partenza.
L’attaccante francese arriva al Milan nell’estate 1996 assieme a Davids, Reiziger e Vierchowod in un Milan che, chiusa l’era Capello con la conquista del quarto Scudetto in cinque anni, la squadra rossonera ora è stata affidata alle sapienti mani di Oscar Tabarez.
L’inizio della stagione è difficile Dugarry trova poco spazio e quando gioca non lascia molte traccia di sé stesso. I suoi primo gol arrivano a Piacenza il 1 dicembre 1996, nel giorno dell’esonero di Tabarez. Al posto del tecnico uruguaiano arriva Arrigo Sacchi. Un’idea romantica per provare a rialzare il Diavolo.
Con il tecnico di Fusignano, Dugarry trova più spazio, timbra il cartellino nella serata infausta contro il Rosenborg cbe sancisce l’addio alla Champions League da paese dei rossoneri e poi solo altri tre gol in campionato contro Vicenza, Cagliari e Reggiana.
Arrivato per diventare uno degli uomini più importanti di un Milan in fase di ricostruzione, Dugarry chiude la sua unica stagione in Serie A con 5 reti distribuite in 21 partite e 970’ complessivi. Troppo poco per meritarsi la conferma.
L’attaccante che in quella fredda serata di marzo del 1996 si abbatte contro il Milan in Italia si è visto solo a sprazzi, tanto che oggi viene ricordato semplicemente come un ‘grave errore’. Il gioiello che andava strappato al Bordeaux e’ evidentemente Zidane, ma oggettivamente all’epoca non erano in tanti a pensarla così.
Le sliding doors.
Javi Moreno
L’estate 2001 e’ all’insegna dei grandi cambiamenti in casa rossonera. In quella calda estate arriva Terim sulla panchina del Milan e con l’Imperatore arrivano anche Rui Costa, Pippo Inzaghi e Andrea Pirlo. Un terzetto che segna la storia del Milan in maniera indelebile.
Nella stagione appena conclusa una piccola squadra spagnola l’Alaves ha perso la finale di Coppa Uefa per 5-4 contro il Liverpool al Golden Gol.
Nella squadra basca gioca una punta dal gioco vivace, che da essere sconosciuto diventa l’oggetto del desiderio di mezza Europa.
Javi Moreno soprannominato “El Raton” è un attaccante cresciuto nelle giovanili del Barcellona, senza però mai debuttare in prima squadra.
Il 2001 rappresenta il suo debutto in Liga e sarà un esordio con il botto, visto che Javi segna 22 gol nel campionato iberico. Ma è in Coppa Uefa che l’Alaves e lui lasciano il segno, perché segna 6 gol in 8 partite portando la squadra basca a giocare la finale.
Il “Condor” lo vuole portare in rossonero convinto delle potenzialità dell’attaccante e non perde tempo e con un blitz in terra basca, Galliani acquista dall’Alaves il terzino destro Cosmin Contra e proprio Javi Moreno: quest’ultimo strappato per 32 miliardi di lire, circa 16 milioni di euro e di va ad unire a Shevchenko e Pippo Inzaghi.
Ma l’impatto con le difese italiane è devastante. I gol latitano e la fiducia viene sempre
Forse tutti hanno preso un abbaglio.
Javi Moreno nelle gerarchie di Terim non parte titolare nel Milan, almeno per quello che concerne il campionato: in fondo ha davanti due cannonieri del calibro di Sheva e Inzaghi.
Con l’infortunio di Inzaghi contro il Chievo, il destino sembra aiutarlo.
L’occasione tanto attesa dallo spagnolo però, non viene sfruttata nel modo migliore.
Javi Moreno non riesce ad integrarsi, calcia poco verso la porta e quelle poche volte si divora spesso gol clamorosi. San Siro inizia a mugugnare e poi inizia a fischiare.
Nel frattempo Berlusconi ha esonerato Terim e messo Ancelotti al suo posto.
Il rendimento sempre più scadente sotto porta del centravanti spagnolo costringe lo stesso Ancelotti a delle variazioni sul tema offensivo: Rui Costa torna disponibile dopo essersi rotto il gomito alla prima giornata, Sheva resta intoccabile.
Il punto di non ritorno è a Venezia. Il Milan vince per 4-1 con doppietta di Javi Moreno, ma i tifosi non glu perdonano la sua esultanza polemica verso i loro confronti per poi chiedere scusa dopo il secondo gol.
Da lì in poi complice il ritorno di Inzaghi e l’acquisto di vecchia gloria rossonera fome Marco Simone, “El Raton” vede molto poco il campo. Nell’estate del 2002 per 25 miliardi viene ceduto al l’Atletico Madrid, ma anche lì non lascia nessun segno del suo passaggio.
Questa è la storia di Javi Moreno: il bello di notte con la maglia dell’Alaves che divenne il bersaglio di insulti del popolo di San Siro ad inizio millennio.
Mi fermo qui…vi risparmio El Nino Torres, Alessio Cerci, Vitali Kutozov, Borghi e tanti altri.
Tanti auguri di Buon Natale a tutti Voi
W Milan
Harlock
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