Stupore e rivoluzione

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Circa un mesetto fa, a ridosso del raduno, scrivevo stupitemi, un post con una critica a tratti feroce per quanto stesse accadendo, per una rivoluzione annunciata di cui non vedevo l’alba:

Sono sempre stato convinto che le rivoluzioni per essere efficaci debbano essere rapide e senza alcun tentennamento, con obiettivi ben chiari da ottenere con la sicurezza di chi è pronto per dare esternamente una sensazione di forza in grado da far svanire rapidamente dubbi e paure o quantomeno di indurre del doveroso rispetto.

Così esordivo e nel giro di brevissimo tempo la società quella rivoluzione l’ha compiuta inducendo quel doveroso rispetto di cui parlavo, oltre allo stupore del sottoscritto e non solo. Io ho un’enormità di dubbi su questa rivoluzione, forse sono uno dei più scettici a riguardo, ma non sarei onesto se non dicessi che il nuovo management ha dimostrato coi fatti di avere un’idea ben chiara, che può piacere o meno, una strada precisa e ben tracciata tale da meritare quantomeno un minimo di tempo per esprimere dei giudizi, per capire davvero quale sia il traguardo prefissato.
Non è una questione di farsi andare bene le cose o meno, ma di permettere a un gruppo sostanzialmente nuovo di trovare quei giusti meccanismi che solo il tempo (traduzione: allenamenti e partite) può dare. Proprio per questo motivo io non metto il Milan tra le favorite per lo scudetto, troppi cambiamenti per i miei gusti e concentrati tutti in una zona.

Analizzando l’undici titolare, con tutta probabilità ci presentereremo nei cinque dietro esattamente come nella passata stagione nonostante i tanti svarioni, mentre dalla cintola in su avremo solo due elementi confermati su sei: Giroud e Leao.
Con tutto il rispetto per chi ha costruito e sta costruendo questa rosa, pensare di essere da subito competitivi con un centrocampo rifatto da testa a piedi sia per uomini che per modulo è un bell’esercizio di fiducia. Non sindaco sulle qualità dei singoli, le vedremo durante la stagione, ma sull’idea che un insieme di individualità sia di per sé un buon collettivo. Per fare un esempio, il centrocampo scudetto kessié-bennacer-tonali a mio parere non aveva doti singole eccelse, ma insieme era il centrocampo meglio assortito e più forte, un bulldozer per forza e presenza sul campo.
La società ha fatto la sua rivoluzione, cambiando del tutto i connotati alla squadra perché ha deciso che quel gruppo non era valido al raggiungimento di certi traguardi o che avesse già dato il massimo. Da più parti sento dire che manca un vero regista a centrocampo da mettere tra rejinders e loftus-cheek oppure che necessitiamo di una punta stile Giroud, ma siamo sicuri che sia ciò che vogliono in società? Vista la decisione mostrata nel mese di luglio credo che il management abbia un’idea di calcio diversa in cui si può fare a meno del “regista” e il sostituto di Giroud non sia un vero 9. Nella loro idea di calcio penso non ci siano veri buchi nella rosa, ma un modo di giocare diverso da quanto molti di noi immaginano. Ripeto, io sono molto scettico su quanto fatto fino ad oggi, ma una rivoluzione è una rivoluzione e come tale va presa e analizzata senza pregiudizi e col tempo necessario.
Proprio qui entra in gioco il mister, anzi il coach. Anche in questo caso il mio giudizio non è positivo, sono uno di coloro che ha perso ogni minima fiducia nelle sue capacità dopo Lazio-Milan 4-0 giorno in cui a mio parere doveva essere esonerato senza se e senza ma. Capisco poco una rivoluzione di tale portata senza un nuovo mister, ma anche qui per giudicarlo servirà del tempo perché a differenza della passata stagione i nuovi dovranno giocare avendo disintegrato il vecchio centrocampo e avendo di fatto reso dei soprammobili pino e messias. Trovo nauseante quanto prodotto in questo 2023 (football americano), ma visto che i nuovi gli piacciono tanto gli va dato del tempo.

Dove la società non deve sbagliare è la parte delle cessioni. Tolto Tonali, fin troppo facile da vendere, i nostri non sembrano avere i giusti agganci per cessioni in premier o in arabia e questo pesa, anzi è un problema ormai cronico del Milan da diversi anni, ma cosa più grave è che le mancate cessioni potrebbero minare l’equilibrio di spogliatoio. Una rivoluzione di tale portata cambia anche l’assetto del cosiddetto gruppo squadra, con nuove gerarchie da trovare. Uno dei limiti della passata stagione credo fosse proprio quello, tanto da vedere i nuovi acquisti come un corpo estraneo, rifiutato e sputato fuori ed il tutto si è tradotto nella lista monca in champions oltre ai titolari spremuti come limoni in campionato. Quest’anno non può accadere, la rivoluzione è ampia e proprio per questo i vari messias, pino, krunic, kjaer ecc. potrebbero rappresentare un grattacapo quando dopo qualche mese si renderanno conto, sempre se già non se ne siano resi conto, di essere del tutto marginali a questo progetto, figli di una gestione passata vista non proprio in maniera positiva. Chissà che dopo stupitemi non mi stupiscano nuovamente con una serie di cessioni lampo come un vera rivoluzione necessita.

Seal

Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.