Sotto pressione

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No, non parlo del nostro Gennaro Gattuso ma della pressione in generale: mediatica, della maglia, di classifica, del tifo e sì, anche del pressing.
Partiamo della pressione mediatica. Il Milan non è vittima di chissà quale “stampa contro” anzi probabilmente i buoni uffici di Casa Milan sanno smorzare la critica ai risultati dei dirigenti su giornali e non solo, ma per converso alcuni giocatori vengono presi di mira in maniera costante. Un esempio? Leao. Non sono qui a fare il difensore d’ufficio, non me ne frega niente tanto ne conosco a memoria pregi e difetti, ma quel che mi dà fastidio e la sua rappresentazione come problema dell’attacco (non gioca nemmeno nel suo ruolo) e di un Milan che non segna. Ebbene, andatevi a vedere la classifica marcatori: dopo 9 giornate il migliore ha realizzato 4 reti.
Nonostante questi numeri generali io le critiche h24 le leggo solo su Leao, ad esempio non su Lautaro Martinez che ne ha segnati tre come il portoghese ma in 9 partite da titolare. L’argentino è solo un esempio sia chiaro. Leao veniva da un infortunio, è partito solo tre volte titolare e nonostante questo tra campionato e coppa italia ha una media di un gol ogni 97 minuti. Ci si dovrebbe chiedere perché lui viene lasciato in pasto alla critica anche più stupida mentre gli elementi che in società hanno fatto più danni della grandine stanno belli tranquilli. Strane coincidenze.
C’è poi il peso della maglia rossonera e non essendo più giovanissimo, l’ho vista su molti buoni giocatori che da noi hanno fallito miseramente per poi ritagliarsi una buona carriera altrove. Credo che Gimenez appartenga a questa categoria, incapace di scrollarsi di dosso le sue paure indipendentemente dal fatto che fare la punta nel Milan di Allegri è abbastanza mortificante.
C’è poi la pressione legata alla classifica perché tornare in vetta dopo due anni è stato bellissimo ma è durato quanto un gatto in tangenziale. Allenatore e giocatori non hanno retto alla pressione di essere i primi della classe, quasi suicidandosi col modestissimo Pisa e riuscendo a pareggiare contro juric addirittura dominati per un’ora. Va fatto un salto di qualità mentale altrimenti sarà dura reggere certe posizioni vista la concorrenza.
C’è poi la pressione dei tifosi, ormai saturi di stagioni modeste se non imbarazzanti, tifosi che giustamente chiedono un salto di qualità perché a San Siro si è fischiato anche chi ha vinto e ha fatto vincere qualsiasi cosa perché questo non è baseball, il Milan non sono gli Yankees o almeno ancora non lo è. Questa pressione bisogna saperla reggere, è da questa pressione che passa la differenza tra vincere e vivacchiare.
Infine c’è la pressione nel gioco del calcio ossia il pressing e qui entra in gioco il mister.

Nelle ultime partite si è notato fin troppo bene come il Milan una volta in vantaggio si sia rinchiuso dietro come in un fortino ma senza sparare nemmeno un colpo, rimanendo in attesa e cercando di respingere gli attacchi. Fuor di metafora, Allegri tende a consegnarsi all’avversario e a mio parere sentirlo dire che con più attenzione non si sarebbero concesse certe azioni non ha senso logico perché alla fine sarebbe accaduto perché non cambia spartito finché è in vantaggio.
Tornando al tema principale ossia il pressing, il Milan non lo fa e quelle poche volte che prova a farlo lo fa in maniera disarmonica, solo con alcuni giocatori nel timore che certe posizioni vengano saltate. Risultato? Si perde subito campo e per giunta ci si consegna alla pressione avversaria che crea un ulteriore danno: l’eccesso di lancio lungo. Già, perché basterebbe vedere l’ultima partita per accorgersi che la passività voluta dal mister si è ritorta contro generando la facile pressione avversaria. Chi provava a impostare, ossia i difensori, non avendo chissà quali doti tecniche optava spesso per lancioni verso un attacco che non ha nelle corde il gioco spalle alla porta perché non abbiamo un Lukaku in grado di portar su la squadra. Il risultato è una squadra lunga incapace di gestire il pallone. Certo le assenze pesano, ma consegnarsi all’avversario senza nemmeno una pressione di reparto organizzata non è giustificabile perché si può giocare per mantenere il risultato ma non per portarsi l’avversario in area perché l’errore prima o poi arriva che tu sia Allegri o meno e devi solo sperare che l’attaccante sbagli. Non proprio il massimo o il Max che mi aspetterei.

Seal

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Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.