Meno uno

Meno uno.
Non è un conto alla rovescia per Torino-Milan, ma il numero di trofei da cui siamo usciti perché volenti o nolenti era una delle tre competizioni su cui potevamo puntare, forse anche la più semplice. Non è un dramma catastrofico essere usciti agli ottavi, lo è il come, il non averci realmente puntato. Non è un dramma aver schierato una formazione con molte riserve, lo è non aver inserito alcuni titolari di valore per una trentina di minuti scarsi. Non dico sia stato un segnale di resa, ma sicuramente il mister con certe scelte ha fatto intendere il peso dato alla competizione e per me non è una buona cosa perché la lazio ha dimostrato davvero poco e proprio per questo non serviva tantissimo per poter passare il turno.
Sul nostro canale whatsapp vi abbiamo chiesto se l’uscita dalla Coppa Italia potesse essere un fattore positivo per un’eventuale “missione scudetto” ed il 65% ha risposto affermativamente. Io sto dall’altra parte della barricata. Premesso che per me vincere aiuta a vincere, il prossimo turno per vincere la coccarda tricolore sarebbe stato a febbraio ed in totale per arrivare in fondo sarebbero servite altre quattro partite oltre a quella con la lazio. Certo, dalle semifinali tutto cambia come intensità sia fisica che mentale, prima però bisogna arrivarci e noi siamo usciti due turni prima. La rosa è corta lo sappiamo, ma sappiamo soprattutto come siano stati buttati per l’ennesima volta soldi in acquisti che non aggiungono niente, anzi direi tolgono (Estupinan, De Winter e Nkunku su tutti) e questo per noi è una zavorra con cui è difficile non farei i conti. Il grosso del problema sta proprio lì: la rosa è corta come valori. Se i vari estupinan, nkunku, gimenez, athekame ecc. dessero un contributo accettabile nessuno vedrebbe l’uscita dalla Coppa Italia come un fatto positivo per la “missione scudetto” per il semplice fatto che la rosa sarebbe ampiamente sufficiente per due misere competizioni. Ancora una volta dobbiamo ringraziare le scelte di Moncada e Furlani, capaci di dilapidare le risorse a disposizione con giocatori di basso livello. Osserviamo la formazione titolare:

Maignan: volevano venderlo
Tomori: gestione precedente
Gabbia: primavera e anche lui in precedenza era in odore di cessione
Pavlovic: acquisto M&F
Saelemaekers: volevano cederlo, qui per insistenza di Allegri
Fofana: acquisto M&F
Modric: credo sia inutile parlarne
Rabiot: arrivato per grande insistenza di Allegri
Bartesaghi: primavera, inserito da Allegri
Leao: gestione precedente
Pulisic: acquisto M&F

Ora, se nell’undici titolare ci sono solo tre acquisti del duo Moncada & Furlanza nonostante le porte girevoli che loro hanno installato a Milanello e per giunta nessuno di questi arriva come scelta programmatica dall’ultimo mercato beh, c’è poco da aggiungere. Vedere come l’unico reparto titolare rivoltato come un calzino, ossia il centrocampo, sia più frutto dell’estemporaneità, delle imposizioni del mister e una certa dose di caso non fa che picconare l’ormai poca credibilità di M&F visto che tra l’altro è nettamente il reparto migliore della squadra.

Meno uno. Stavolta sì, parliamo di Torino-Milan. Il Toro è una squadra davvero strana che punta molto sull’estro di Vlasic e le capacità di Duvan Zapata di toglierle le castagna dal fuoco dando anche peso all’attacco, per questo il suo rientro è fondamentale per i granata. Parlo di squadra strana perché pur essendo la peggior difesa del campionato (superata ieri dalla fiorentina) ha la capacità di fare punti quasi esclusivamente con le grandi: vittoria con roma e napoli, pareggi con juventus, bologna e lazio. Il torino visto contro il lecce ha rispettato ampiamente questa descrizione con tratti di calcio agghiaccianti misti a folate di chi poteva ribaltare il risultato della partita con poco, una squadra che vive sull’estro di Vlasic e il rientro di Zapata come una sorta di messia.
E’ una partita da vincere, ma servirà molto più di quanto fatto nelle ultime partite perché altrimenti lo schifo visto in Coppa Italia non sarà servito a nulla anche in termini di forze fisiche risparmiate. Occorre una presa di coscienza: puntare al minimo per ottenere il massimo non funziona sul lungo periodo.

Seal

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Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.