L’umanità del calcio

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Non voglio fare retorica, altrimenti c’è qui qualcuno che accusa tutti di retorica, ma tornare a parlare di calcio, e quindi di Milan, dopo quanto accaduto al nostro Astori non è la cosa più facile. L’ho definito “nostro” perchè ho scoperto che questo ragazzo piaceva a tutti e questo credo sia il suo più grande merito. Le doti calcistiche erano note, giocatore di serie A che ha avuto anche esperienze in Nazionale e capitano della Fiorentina. Devo aggiungere altro? Non provochi confusione il suo carattere gentile, essere capitano a Firenze non è facile, vuol dire avere grandi capacità di leader. Uno così poteva andarsene solo in questo modo, senza disturbare nessuno. E’ una grave perdita umana, si un uomo vero che ha visto la sua giovane vita interrompersi dopo aver detto buonanotte. Inutile per me e per voi continuare su questo argomento, ma faccio mie le parole di Beccantini che, richiamandosi al commediografo greco Menandro, oggi ha scritto:”Muore giovane chi è caro agli dei“.

Di conseguenza sono stato totalmente d’accordo sulla sospensione delle partite, non era il caso di giocare, non si può andare avanti nonostante il parere contrario dei giocatori. Non sono dei gladiatori che devono per forza di cose divertire una platea; e non valgono nemmeno quegli esempi che ho sentito, molto generici, in base ai quali se muore un medico l’ospedale non chiude, un pilota di aerei e compagnia cantante. Ma che cazzo vuol dire? Un ospedale, un aeroporto sono servizi pubblici, allo stadio si va, o meglio si dovrebbe andare, per divertirsi. Punto. Ma poi, di questo cazzo di “show must go on” chi cazzo se ne frega! Ma dove sta scritto? Come ha detto Paolo Condò, è stato un atto di rispetto verso i giocatori tutti. Giustissimo.

Il derby non si è giocato e chissà quando si potrà recuperare; non faccio esercizio di cinismo dicendo che questo ci avvantaggia per mercoledì o ci svantaggia perchè l’Inter è alla frutta. E’ morto un figlio di mamma, un padre di famiglia, queste sono le cose che contano. Lo recupereremo quando sarà possibile, quando il calendario ce lo consentirà. Vedete, Gattuso ha portato umanità in questa squadra e sarebbe stato impossibile giocare, come anche gli interisti erano palesemente sconvolti. Cerchiamo di recuperarli questi valori, o finiremo come le bestie a scannarci fra noi. L’umanità tocchi questi ragazzi, tocchi chi gestisce questo calcio degli affari sempre e comunque, con l’insegnamento di questo ragazzo morto proprio quando stava per rinnovare senza aumenti, senza velleità, senza avidità. Il calcio sia quello di un commissario come Malagò che ha dato immediatamente un segnale di umanità, prescindendo dagli interessi particolari ed economici. Doveva morire questo ragazzo perchè l’umanità si ricordasse del calcio. Vorrei una gestione del calcio così, una gestione schietta e decisa. Basta con le cordate fatte di interessi economici, il calcio, il gioco, lo spettacolo prima di tutto. I calciatori e chi li governa hanno dato ieri una risposta.

Stridono in questo contesto le parole di agenti che, in barba a contratti firmati, vogliono rompere tutto in nome di un affarismo rivoltante e ributtante. Anni fa scrivevo che bisognava cacciare i mercanti dal tempio, creando ilarità nei cretini di ogni età. Stridono anche i comportamenti di presunti giornalisti faziosi, che nel giorno di un importante vittoria come quella contro la Lazio a Roma, dopo solo poche ore fanno la lista nera dei peggiori in campo. Non si trovano esempi in altri contesti in cui dopo una vittoria insperata si fanno questo tipo di liste, dettate da astio personale, da vecchio servilismo, da rincoglionimento senile e da colesterolo ormai galoppante. La colpa grave è di chi ancora oggi propone al popolo rossonero questo tipo di contenuti scadenti. Un vero direttore di redazione risparmia alla sua testata simili figuracce. Il calcio vero rigetti questi elementi contrari allo sport e alla decenza, ma sia anche fermo nella condanna di chi incita alla violenza gratuita. Il vero calcio è quello di Max Von Sidow che si alza in piedi e batte le mani a Pelè. Io inseguo quel calcio e da sempre, non insultando mai gli avversari e non parlando di arbitri, queste miserie le lascio a qualche disertore del Giannino, passato al nemico. Per ora…

Gianclint

 

Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.