Quello che non c’è più

Impossibile non partire dalla partita giocata giovedì sera contro il Napoli in Supercoppa. Una partita la cui importanza, per i nostri, si poteva intuire già alla lettura delle formazioni. Se De Winter è dovuto scendere in campo per mancanza di alternative (Gabbia infortunato, Odogu sono altri 10 milioni buttati nel cesso dal duo delle meraviglie), Estupinan invece ha giocato perchè probabilmente è meglio evitare infortuni stupidi al titolare. A parere del sottoscritto, e penso anche di altre persone, la formazione titolare era un chiaro indizio del fatto che di questo trofeo non fregasse niente a nessuno. Testa al campionato, dove non bastassero gli arbitri a metterci i bastoni tra le ruote, ci pensa anche la nostra splendida dirigenza che riesce a far giocare una partita di Serie A a un giorno di volo dall’Italia.

Questo certifica, semmai ce ne fosse bisogno, che da parte della dirigenza non c’è più la volontà di puntare al successo sportivo. Va bene un quarto posto che garantisce gli introiti della Champions e della seconda stella o della competitività chi se ne frega. Ovviamente questo dicono i fatti, perchè a parole continuiamo a sentire sia dal diversamente alto che dal resto della combriccola che il Milan deve tornare a competere con i top club europei. Quando, però, non lo dicono. Sicuramente quando arriverà gente al Milan che anteporrà gli interessi sportivi a quelli economici e personali.

E’ ormai trascorso il primo quarto della stagione, siamo quasi a Gennaio e forse è il caso di fare un primo rapido resoconto dell’impatto di Allegri su questo Milan. Tutta la squadra adesso dimostra di essere un gruppo, di voler remare tutti nella stessa direzione e di volersi giocare le partite fino alla fine; tutta farina del sacco dell’allenatore toscano, che però non è riuscito, forse a causa degli interpreti che ha a disposizione, a dare a questa squadra un gioco che sia riconoscibile e produttivo. Molti diranno chi se ne frega del gioco, l’importante è vincere. Il vero problema semmai non è tanto il gioco o il non gioco, quanto la possibilità di continuare ad incamerare punti solo contando sulla garra e su una presunta sicurezza difensiva (che nelle ultime gare ha fortemente latitato). Perchè al 90% questa filosofia basta per arrivare quarti, ma per vincere lo scudetto serve ben altro.

Non c’è più, secondo me, anche la speranza nel tifoso di poter centrare un traguardo. Saremo diventati tutti realisti, magari consci dei limiti di questa rosa, ma sono veramente pochi i tifosi con cui mi interfaccio che credono nell’exploit scudetto di questa squadra. La maggior parte risiede dalle parti di Albaro, in Liguria. Si spera nel quarto posto e soprattutto si prega che le divinità del calcio tengano integri i pochi pilastri di questa squadra (Modric, Rabiot, Maignan e Saelemakers su tutti).

Scrivo il giorno successivo all’uscita dell’intervista a Theo Hernandez da parte della Gazzetta dello Sport. Non che servisse un indovino, ma le parole del francese non fanno che rimarcare come a Milano manchi il milanismo. Come cioè manchino quei calciatori che possano trasmettere ai nuovi arrivati i valori che ci hanno resi grandi nel mondo. Valori come il sacrificio, la cura del proprio fisico e l’attaccamento alla maglia. A voler scendere più nel dettaglio, le sue parole denotano anche la mancanza di competenza nei piani alti. E come gli si può dar torto, se poi arrivano anche i fatti a dargli ragione?

Non c’è più una competenza sportiva: è sotto gli occhi di tutti che questa rosa non solo non ha gli elementi che servirebbero all’allenatore per il suo “gioco” ma è anche corta a livello di titolari. Le seconde linee o non ci sono (vedasi alla voce attaccanti) o se ci sono sono palesemente inadeguate (vedasi alla voce Odogu, Athekame, De Winter. Estupinan non lo considero una seconda linea, è arrivato per fare il titolare). La vicenza Gimenez dovrebbe anche far riflettere sull’adeguatezza dello staff medico, visto che ‘sto ragazzo ha giocato con una caviglia malconcia ed alla fine si è anche dovuto operare.

Sul capitolo rinnovi ci si è affrettati a prolungare il contratto di Saelemakers, ma perderemo quasi sicuramente a zero Mike Maignan. Penso che siano pochi a potersi fregiare del pessimo record di avere avuto due dei migliori portieri al mondo ed averli persi entrambi a zero.

A inizio stagione c’era anche stata una timida protesta contro la proprietà da parte della tifoseria organizzata, ma s’è presto spenta davanti ai primi risultati utili ottenuti dalla squadra. Ecco, in questo senso manca anche una tifoseria organizzata che si faccia sentire e che le provi tutte per contestare questa società stando, nel contempo, vicina alla squadra.

Sono conscio del fatto che sia facile scrivere dietro ad un monitor, ma continuando così ci godremo solo i porci comodi di questi signori e del Milan che conoscevamo rimarrà solo lo stemma.

Secondo voi, invece, cosa non c’è più in tutto l’ambito Milan? Cosa vorreste ritrovare sotto l’albero di Natale?

P.S.: approfitto ovviamente dell’occasione per lasciare a tutti gli utenti del Night ed a tutti gli ospiti che ci leggono senza registrarsi delle serene e felici festività Natalizie.

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Ho scoperto il calcio e il Milan forse un po' troppo tardi rispetto alla media dei miei coetanei, ma questo non mi ha impedito di vedere fior fiori di campioni indossare la nostra maglia e di godermi le vittorie, in Italia e nel Mondo, del nostro amato Milan.