Milan adesso ascolta Maldini

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Alzi la mano chi, sabato sera, era imbufalito per il risultato della partita. Penso che la maggior parte dei tifosi rossoneri abbiano sofferto molto la totale assenza di “partita” tra noi e i bergamaschi. Questo, già di per sè, è un ottimo segnale di come stiamo ambendo a ben più di buone prestazioni e qualificazioni all’Europa. La mentalità, anche dei tifosi, è fondamentale per ritornare a correre con le nostre gambe. Non dimentichiamoci che abbiamo appena ricominciato a camminare. Detto questo, è ovvio che una sconfitta così rotonda non può lasciare domande e dubbi, tutto lecito. Vediamo di approfondire un pò questo discorso.

Partiamo da un assunto fondamentale. Pioli temeva questa partita e dall’altra parte il piangina brizzolato, questa stessa partita la stava preparando dal 15 gennaio, subito dopo aver passato il turno di Coppa Italia con il Cagliari. Sul perchè il piangina metta tutto questo impegno contro di noi è difficile da spiegare, probabilmente gli rode ancora un sacco la Supercoppa Italiana che perse contro di noi nel 2011 e che apparecchiò il suo esonero sulla panchina dei cuginastri. Sicuramente, se preparasse certe partite, in Italia, con questa solerzia, probabilmente qualcosa in più avrebbe conquistato questa squadra di atleti fenomenali, che non accusano la fatica. Ritorniamo in casa nostra. Pioli, come detto, temeva l’avversario, che nel corso di queste due stagioni sulla nostra panchina non aveva mai battuto. L’umiliazione di Bergamo di oltre un anno fa e il pareggio di questa estate, avevano lasciato i segni nella testa del mister. Infatti la scelta di Meite è stata dettata da questo timore e dalla consapevolezza che la brillantezza fisica degli avversari è sempre stata il loro punto di forza. Provare ad arginare il loro “uomo su uomo” fisico a tutto campo è stato un tentativo. Purtroppo fallito. Questo perchè la squadra, e anche Ibra a fine parita l’ha confermato, si è intimidita e ha lasciato campo agli avversari. Loro non aspettavano altro, noi non siamo brillanti come qualche settimana fa, le dichiarazioni pre partita del piangina hanno messo il carico e il loro fare intimidatorio su ogni palla, ha fatto il resto.

E’ il momento anche dei leader silenziosi

Come prendere questa sconfitta? Io non mi preoccupo. Sabato sera, 17 squadre su 20 avrebbero perso malamente contro di loro. Ho detto 17 perchè si sa l’occhio di riguardo che i bergamaschi hanno con i loro cugini di Torino. Battute a parte (mica tanto), a quei ritmi e con la squadra non al 100%, è impossibile reggere l’urto. Entrando nella testa di Pioli, penso che volesse tenere in equilibrio la partita per almeno un’ora e poi giocarsi tutto nell’ultima mezz’ora, sperando di avere più fisicità. Io penso che sia stato un episodio. Troppo dominio, troppa pochezza da parte nostra per intavolare tragedie e stracciarsi le vesti. La sconfitta di sabato sera non ha nulla a che vedere con quella subita contro i gobbi. Vogliono, e faranno di tutto per collegarle, ma hanno due genesi ben diverse. Nel corso di un anno una scoppola del genere può capitare, anche se stai in quella posizione in classifica, ci sono momenti nei quali devi abbozzare. Ora va metabolizzata e analizzata ma senza viverla come un dramma, la società deve essere brava a contestualizzare il tutto. In primis Maldini deve trasmettere quella fiducia che poi si trasforma in entusiasmo. Lui sa come gestire questi momenti e, ormai è assodato, i ragazzi sono affascinati dalla sua presenza e dal suo carisma. Questa squadra non deve perdere la sua spensieratezza e il suo entusiasmo. Siamo ancora primi in classifica, calcolando che dal 23 dicembre dovevamo subire il sorpasso, non siamo messi così male. Stanno rientrando diverse pedine importanti, inoltre i neo acquisti, inizieranno a mettere su benzina e potranno dare il cambio a chi inizia a boccheggiare, quindi? Quindi, calma e gesso. Non abbiamo fatto nulla prima, non abbiamo perso nulla adesso. La più grande cosa che questa squadra e questa società possano fare in questo momento è pigiare Ctrl+Alt+Canc e riavviare. Questo sarà il vero percorso di crescita, aldilà del risultato finale.

Marchiare il territorio. Sempre

La fiducia non può e non deve mancare, anche se questa sera non dovesse arrivare un risultato positivo. In una stagione ci sono momenti difficili ed è nella reazione a questi momenti che si vedrà quanto questa squadra può ambire a tornare grande o se sarà necessario un pò più di tempo. Pochi mesi fa nessuno avrebbe immaginato un girone d’andata da 43 punti, con solo 2 sconfitte arrivate a gennaio dopo oltre 3 mesi di campionato, in testa alla classifica dall’inizio e con più della metà delle partite giocate in emergenza per infortuni, Covid e squalifiche. Insomma, anche volendo guardare il bicchiere mezzo vuoto, non siamo messi così male. Da più parti iniziano ad arrivare attacchi ed è normale, perchè, nonostante tutto, qualcuno ha paura che il banco salti, senza preavvisi. Ora, a prescindere da questa sera, vale il discorso che scrissi proprio poco prima dell’inizio del campionato. E’ fondamentale portare a casa tutti i punti a disposizione nelle prossime tre partite di campionato. Serve per riconquistare tranquillità, serve per rimanere lì davanti e mettere pressione agli altri, serve perchè darebbe un segnale forte anche a tutti i tifosi rossoneri, del tipo, “ci siamo, stateci vicino anche da lontano, ma noi non molliamo”. Serve, punto.

Stasera si giocherà un derby, già per questo non bisogna sottovalutare l’impegno ma l’ultima cosa della quale abbiamo bisogno è l’ansia da risultato. Ben più importante è la prestazione, la continuità che si è bruscamente fermata contro i bergamaschi. Loro sono i più forti e devono avere loro, l’ansia della vittoria, perchè in caso contrario si troverebbero già a gennaio fuori da tutte le coppe e secondi in campionato. In un clima che non è proprio da libro Cuore. Pertanto, pochi pensieri negativi e spazio alla voglia di rifarsi, stasera conta far capire a tutti che un pugno come quello di sabato ci ha fatto vacillare ma siamo ancora bel saldi sulle gambe a centri ring, per finire all’angolo ce ne vuole ancora.

FORZA MILAN

Johnson

p.s. Un anno fa ci lasciò Kobe Bryant, tifoso rossonero e icona della mentalità vincente. Ciao Kobe e dovunque tu sia, aiuta questi ragazzi a capire cosa sia la voglia di vincere, sempre.

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"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.