Il calcio rotto e le lacrime

4936

Faccio una premessa doverosa, questo post non deve essere inteso come una sorta di rosicamento per trattative sfumate e/o addii mal digeriti, è solo una constatazione di come si sta muovendo il mondo del pallone, in Italia ma anche in Europa, con evidenti segnali di un default che si avvicina e che sembra sempre più inevitabile. Detto questo, è notizia di queste settimane che un (ex) colosso europeo come il Barcellona, stia vendendo anche i fili d’erba del Camp Nou per provare a mantenersi in vita. Sappiamo tutti che non salterà mai con le gambe in aria ma, di certo, l’immagine che se ne ricava è di un sistema che non funziona più. Non a caso è uno dei tre club più attivi sul fronte SuperLega, alla quale io non sono conotrario, come scritto tempo fa, ma che con questa situazione e queste premesse è, di fatto, irrealizzabile.

Il gioco si è rotto, ormai da tempo, ma imperterriti la maggior parte dei club europei è andato avanti, fottendosene completamente dei rischi e delle conseguenze. Partendo dall’Italia è ormai evidente che eccezion fatta per Milan e, parzialmente, Roma, il resto del circo è concentrato solo a “smazzare” (termine usato appositamente) soldi, spesso virtuali, tra se stessi. Qualche giorno fa, un noto giornalista ex direttore del CdS, ha sottolineato come la politica del Milan sia mal vista nell’ambiente, perchè sta dimostrando che senza fare magheggi, favori, pacche sulle spalle e ponzio pilatismi si può essere sostenibili e vincenti. Eppure sembra proprio che il sistema si stia parzialmente adeguando ad una politica rossonera che in primis, noi stessi tifosi, abbiamo fatto fatica a digerire. Perchè dico così? Un paio di esempi veloci. Sono convinto che se il Milan non avesse tenuto il punto con il 99 e con il turco, liberandosene a zero. Oggi Dybala vestirebbe ancora la maglia della juve a 10M l’anno e probabilmente anche Mertens (il video bello si, ma poi dirò la mia) sarebbe rimasto a Napoli.

Il segnale che il Milan ha mandato al mondo pallonaro è stato forte, difficile da comprendere per certi personaggi del mondo italiano ma, per ora, efficace. Io in primis ho sempre criticato la posizione di Elliott e Gazidis, tuttora non la amo, ma i risultati, quando si parla di sport, sono fondamentali, quindi, ad oggi, hanno ragione loro. Qui in Italia invece si segue il metodo Marotta, che va bene quando ci sono soldi a palate ma quando ci sono problemi, può essere un boomerang. Oggi, di fatto, il buon marottone sta cercando di districare una matassa che lui stesso si è legato alle mani. Contratti monstre a gente (quasi) finita come Vidal e Sanchez, tentativi di acquistare giocatori con pagherò e ipervalenze (perchè le sue non sono plus), adesso ti mettono nella posizione di pregare che qualche pazzo in giro per l’Europa apra il portafoglio per (stra)pagare qualche tuo giocatore. Ma l’amico Leonardo non c’è più. Eppure le pagine dei giornali sono sempre belle cicciottelle di potenziali operazioni di mercato di chi non sa manco dove nascondersi a piangere, ma è proprio il filo conduttore del nostro amato Paese.

In Europa, tolta la Premier e i misteriosi movimenti di soldi in Francia, non se la passano tanto meglio, ma quanto meno provano e cercano idee per costruire la squadra. Ovvio che in tutto questo scenario, anche i giocatori hanno un ruolo importante, perchè in una situazione economica complicata, chi si taglia l’ingaggio per accasarsi, ormai, lo si conta sulle dita di una mano. Mi sorprende sempre come, ancora oggi, ci siano giovani che abbiano il coraggio di raccontare le più grosse vaccate, piuttosto che giustificare la propria scelta solo per l’aspetto economico. Evviva Oscar dos Santos che ebbe il coraggio di dire che la scelta di giocare in Cina ancora nel pieno della carriera, fu dettata dalla montagna di soldi che ogni mese lo Shangai gli versava sul conto corrente. Scelta sbagliata? Forse ma almeno sincera. Oggi sentire un ex portiere di livello mondiale, ribadire che la sua “scelta” (a fronte della disoccupazione) del PSG è stata semplice per la storia del club, beh…mio caro però anche tu, te le vai a cercare. Come la storia di Sanches che alla fine preferisce il PSG al Milan, per soldi in più. Mi fa sorridere, anche se di Sanches possiamo anche farne a meno. I tempi sono questi, inutile piangersi addosso ma il quadro futuro è sempre più opaco, perchè questa gente non ha capito bene che il Mondo è cambiato e sta cambiando.

Arrivo adesso al punto sul video di Mertens. So che genererò qualche insulto ma onestamente credo che anche i tifosi debbano fare uno step in avanti e non farsi abbindolare dalle parole che non seguono fatti. Tutto bello, il figlio, la storia di Napoli, anni stupendi, la casa eccetera eccetera però poi la storia, a detta sua, non è andata a finire come voleva lui. Lungi da me difendere ADL, ma ragazzo mio, se hai questi bellissimi e condivisibili sentimenti per la città, per la società e per i tifosi, come mai non hai rinnovato ad una cifra simbolica, che ne so, tipo di 1M per un paio di anni? Visto che, sicuramente i soldi non ti sono mancati…Stesso caso delle lacrime di Dybala a Torino o di Messi l’anno scorso all’arrivo a Parigi, manco fosse stato costretto ad andare a lavorare in una miniera di molibdeno ad Ulan-Bator. Forse perchè sono sempre rimasto segnato dall’addio di Van Basten che non accetto queste manfrine da chi ha la fortuna di poter continuare a giocare o forse perchè sto diventando vecchio e sclerotico ma queste lagne mi hanno francamente rotto.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.