Gli schiaffi morali del tifoso bostero a quello milanista

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Tira una brutta aria per il presidente del Boca Juniors, Juan Román Riquelme. Per la prima volta infatti il popolo xeneize contesta apertamente quello che per tutti è sempre stato molto familiarmente e semplicemente Román. Boca non gioca la Libertadores da due anni, non disputa nemmeno la Copa Sudamericana (l’Europa League dell’America del Sud), ha perso gli ultimi due Superclásicos, sta cambiando allenatori a raffica (otto da quando è di fatto iniziato l’era Riquelme, nel 2019) e gioca da schifo.

C’è voluto tutto questo perché il popolo bostero contestasse – apertamente e nemmeno tanto rumorosamente – Riquelme, el máximo idolo de la institución, quello che è sempre stato difeso a spada tratta anche quando litigò con il Maradona CT dell’Argentina e la Bombonera scelse di stare con Román e non con Diego.

Domenica, quando Boca ha battuto solo ai rigori il modesto Lanús agli ottavi del Torneo Apertura, dalle tribune è partito un coro ben chiaro e udibile: “La comisión, la comisión: se va a la puta que los parió” (non serve traduzione, vero?). É che Román da quando è entrato in Boca come dirigente si è circondato di ex compagni – Bermúdez, Cascini, Delgado e Serna, che costituiscono il cosiddetto Consejo de fútbol – che formano il suo cerchio ristretto (assieme al fratello minore, el Chanchi Riquelme) ma che in realtà sono una sua emanazione diretta. E così nel momento di massima disperazione la tifoseria xeneize se l’è presa indirettamente con Riquelme, attaccando i suoi uomini, il Consejo, la comisión.

Flashback. Inizio dicembre 2023. Il popolo xeneize si stringe calorosamente attorno alla figura di Juan Román Riquelme, formalmente vicepresidente ma già deus ex machina dell’institución, “minacciato” dall’opposizione interna del club, che – attraverso una serie di denunce legali – ha bloccato le elezioni. Boca, come River, è un club social y deportivo, un’associazione sportiva senza fini di lucro, e il sempre amatissimo Román è strafavorito a vincerle e a diventarne presidente. La tifoseria bostera, probabilmente non sbagliando, ritiene si tratti di una manovra d’interferenza politica, orchestrata per trasformare Boca in una sociedad anónima deportiva, sfilandola così al controllo dei soci. Ma Juan Román Riquelme reagisce: organizza una marcia a cui partecipano decine di migliaia di tifosi. È una giocosa festa dell’orgoglio xeneize e la dimostrazione provata che il popolo bostero è indiscutibilmente dalla parte del máximo ídolo.

Infatti, il 17 dicembre si svolgono le elezioni e Román vince con il 64% dei voti: è il presidente più votato nella storia del calcio argentino.

Per decenni Juan Román Riquelme è stato coccolato dal popolo xeneize, mentre attualmente è criticatissimo. Ma è una contraddizione solo in apparenza. La tifoseria del Boca sa riconoscere, amare e difendere le proprie icone – soprattutto quando sono sotto attacco esterno – ma allo stesso modo, se esasperata, sa alzare la voce e criticare. E non lo fa nemmeno in blocco: esistono infatti i riquelmisti ad oltranza, e domenica, fuori dallo stadio, sono svolate sberle in favore di telecamera fra questi ultimi e i contestatari.

E il tifoso milanista, invece, che ha fatto?

Quando Paolo Maldini – idolo del Milan non meno di quanto Riquelme lo sia del Boca – era un importante dirigente rossonero, ne contestava le campagne acquisti: dove vai con Bennacer e Krunić, due che sono retrocessi con l’Empoli? E con Messias, uno che sino a pochi anni prima giocava nei dilettanti, e Saelemaekers, di cui si fa prima a imparare a scrivere il cognome che a capire il ruolo, dove vai? A vincere lo Scudetto?!? Non dire vaccate e ringrazia che t’insegno…
Meglio stendere un velo pietoso, poi, su quei rottami di Kalulu, Adli e De Ketelaere: gente che non potrà mai interessare al calcio italiano.

Poi, quando di rossonero si sono vestiti i fenomeni internazionali Okafor, Chukwueze, Musah, Emerson Royal e Pavlović, i tifosi “studiati” hanno – giustamente – fatto notare che “un Milan che si muoveva così bene sul mercato non lo vedevamo da anni” (forse dai tempi in cui si comprava KC21: Kevin Constant), per poi chiosare, cuccioli: “la strada intrapresa non è mai stata più soddisfacente”.
In seguito sarebbe arrivato il Pargol Divin: João Félix, tanto fantasmagorico in potenza (forse) quanto fantasmatico nella sostanza (sicuro).

Però, strano: quando si è scoperto che Okafor&Co. non erano buoni nemmeno come uomini in barriera, non si sono udite le critiche mosse in precedenza a Maldini. Anzi.
L’acquiescenza come cifra stilistica: non sia mai che Scaroni&Moncada si offendano.

Il tifoso del Milan – impavido e gagliardo come nessuno mai – non ha proferito verbo quando Maldini è stato cacciato da casa sua perché non stava simpaticissimo al signor Furlani e doveva far spazio a gente che non capiva una mazza di calcio ma che millantava tonitruanti algoritmi capaci di scovare campionissimi semisconosciuti con un clic (qualcuno da quel dì ha più sentito parlare di Zelus Analytics?!? Ma è mai esistito davvero?!?).

Non si sono levati scudi in sua difesa. Anzi. Paolo, figlio di Cesare…

Con quel carattere, e poi non se ne stava mai zitto, continuava a chiedere soldi alla proprietà per il Milan: non si fa così, suvvia, un po’ di decoro, che briccone…

A Buenos Aires sono scesi in strada in quarantamila, forse più, non per far danni, ma per difendere l’idolo di casa.

Adesso però i tifosi che difendevano Riquelme sembrano avergli voltato le spalle. A Román non manca certo il carattere, ma anche un bel po’ di arroganza: per lui gli allenatori contano poco e capiscono di calcio meno di lui (Bianchi escluso): tanto vale quindi mettere sotto contratto gente che la pensa esattamente come lui, e che fa quello che vuole lui.

Errori, marchiani, oggettivamente maggiori rispetto a quelli che Paolo Maldini può aver compiuto al Milan. E infatti è iniziata la contestazione. Perfino il riquelmista DOC Davoo Xeneize – streamer e youtuber con milioni di follower – si lamenta della gestione di Román.

Ma le lamentazioni dei tifosi del Milan per gli errori – molteplici, gravissimi e conclamati – di Cardinale, Scaroni, Furlani, Moncada, Ibrahimovic, D’Ottavio – gente che letteralmente in mesi ha inanellato più idiozie di quelle fatte dal Consejo de fútbol de Boca in anni – dove stradiavolo sono?!?

La differenza sostanziale fra il tifoso rossonero e quello azul y oro sta nel fatto che quest’ultimo si sente lucidamente protagonista, e si percepisce direttamente responsabile del proprio club. Il primo, invece, è un annoiato spettatore in panciolle, più interessato a decidere quale serie Netflix guardare.
Si accennava prima al fatto che sia iniziata una faida interna al tifo del Boca Juniors.
Ovviamente, una parte degli aficionados ancora non se la sente di fischiare Riquelme – mentre quelli del Milan non vedevano l’ora di lamentarsi di Paolo: perché, dai, dove vai con Messias?!? E invece con Musah?! – e quindi si sono scontrati, purtroppo anche fisicamente, sebbene in episodi isolati, con i contestatari.
Financo la deprecabilissima mini guerriglia civile bostera è più dignitosa del silenzio-assenso apatico, anestetico, disinteressato e passivo del tifoso rossonero, ormai ingozzatosi col suo silenzio.
Il tifoso bostero – lealtà e passione costante – sa quando difendere, quando attaccare e comunque alza sempre la voce.
Quello milanista – mors tua vita mea: cugino interista – attacca quando dovrebbe difendere e difende quando dovrebbe attaccare.
E intanto io – stupido illuso che non conta, deo gratias – sogno che la Sud intoni il coro: “La comisión, la comisión: ¡se va a la puta que los parió!”.

 

Bensoniano Veneziano

 

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Community rossonera, da sempre in prima linea contro l'AC Giannino 1986. Sempre all'attacco. Un sito di curvaioli (La Repubblica). Un buco nero del web (Mauro Suma)