Dal Vangelo secondo Matteo….e Giorgio

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Dal Vangelo secondo Matteo. Godiamocela ragazzi perché è troppo bello, godiamocela perché è un altro 2-1 in casa loro e smettiamola di pensare solo ai derby persi ma iniziamo a pensare e ad apprezzare quelli vinti in casa loro dove a turno qualcuno dei nostri si è girato puntualmente sotto la nostra curva sud. I derby, quelli che contano, quelli dal peso specifico bello sostanzioso, bello corposo li abbiamo vinti e li vinciamo sempre noi, con buona pace degli statisti e degli statistici dell’etere non solo a tinte nerazzurre.
Parliamo di questa curva ragazzi, parliamone perché sono importanti quanto chi scende in campo e quanto chi sta in panchina, parliamo di questi seimilauno ragazzi che hanno cantato, spinto, incitato e applaudito per tutti i novantasei minuti giocati. Io lo so che qualcuno già si domanderà perché 6001, innanzitutto ho evitato appositamente, accuratamente, scrupolosamente di dire 6000+1 e vi spiego perché, perché in realtà quell’uno, quella persona non era presente fisicamente in curva sud ma è come se lo fosse stata, era solo spostata un po’ più centralmente e risponde al nome e cognome di Giorgio Furlani. Un Giorgio Furlani che qualcuno nella tribuna autorità avrebbe definito “gallianesco”, auspichiamo e siamo certi che il Senatore Galliani (al quale rivolgiamo le più sincere congratulazioni a lui e alla dolcissima signora Helga per un felice matrimonio) non se ne avrà a male se coniamo questo aggettivo, ma il modo di assistere al derby del nostro Amministratore Delegato Giorgio Furlani ci ha ricordato romanticamente, simpaticamente, appassionatamente il Senatore Adriano Galliani.

Se non sei unito non batti l’Inter, non ce lo nascondiamo, perché noi qui non vi nascondiamo niente e nulla, nelle partite precedenti qualche crepa si era vista e qualche dubbio nelle nostre menti si era instillato ma la squadra ha preso esempio dalla società, dalla PRO-PRIE-TA’ che fa dell’unione la propria forza. Il Presidente Paolo Scaroni, l’Amministratore Delegato GIORGIO FURLANI, il Direttore dell’Area Tecnica Geoffrey Moncada, il Direttore Sportivo Antonio D’Ottavio, ripeto e sottolineo Direttore Sportivo perché c’è anche qualcuno che pascola in questo blog e da qualche tempo si va vedere in video, roba da bollino rosso per la carità di Dio ce ne scampi, il Milan ha assolutamente, assolutissimamente un Direttore Sportivo che lavora, che si aggiorna, che opera, che tesse le vie del mercato. Poi c’è anche Zlatan Ibrahimovic, lucidissimo nel pre derby, un blocco solido e compatto del quale il proprietario Gerry Cardinale si fida ciecamente. Un Gerry Cardinale che nelle sue ultime dichiarazioni abbiamo trovato squisito e allo stesso tempo chiaro, limpido e sincero nei confronti dei nostri tifosi. La volontà è vincere ma vincere in modo pulito e quando alzeremo un trofeo, solamente quando alzeremo un trofeo tornerà a parlare. Testa bassa e lavorare insomma, fatti, non parole.
Non si è giocato solo un derby in questo weekend, ne era stato creato un altro, ad arte, nelle fogne dei social e da qualche giornalaio da strapazzo con il massimo del rispetto, mancherebbe altro, invece per la categoria dei giornalisti che fa con professionalità e coerenza il proprio mestiere. Ci riferiamo al “derby” tra Pierre Kalulu e tutti i difensori della storia del Milan, un onesto pedatore della fascia destra o all’occorrenza un mestierante utilizzato come centrale difensivo. Un paragone insensato, privo di fondamento e futile. Ma oramai ci siamo abituati, chi va via dal Milan diventa improvvisamente alto, biondo coi boccoli e chi arriva a Milanello deve subire un processo di sminuimento senza eguali. Così è e a questo dobbiamo far fronte ma dopo un derby a petto in fuori come quello di domenica sera adesso occorrerà mettersi di buzzo buono e affrontare il Lecce esattamente come abbiamo affrontato l’Inter. Umili, concentrati e sul pezzo, Anteone Rebic non farà sconti ragazzi quindi restiamo belli in cesta e belli al caldo perché venerdì sarà durissima. Dal Vangelo secondo Matteo, rendiamo grazie a Gabbia. E a Giorgio.

Gauro Puma

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