Pierino Prati – Una peste speciale

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Oggi non sono io il protagonista nel descrivere un grande campione come Pierino Prati, ma bensì una persona che lo ha conosciuto molto bene, suo figlio Cristiano. Caro Pierino, sei stato uno degli idoli di mio padre, indimenticabile campione dentro e fuori del campo. Tanti auguri Campione. Buona Lettura!

L’amico Harlock mi ha chiesto di raccontargli qualcosa su mio papà episodi, ricordi di situazioni particolari.
La sua richiesta mi ha fatto molto piacere e lo ringrazio di cuore.
Quasi ogni giorno trovo persone che lo conoscevano e vedo pubblicate sui social foto o racconti che lo vedono protagonista, con le varie maglie che ha vestito.
Come calciatore credo che i suoi trofei, il suo palmares si racconti da solo. Un conoscente mi ha detto: ”Secondo me è stato tra i primi 10 bomber in Italia di tutti i tempi e lo metto sul podio per gli attaccanti rossoneri della storia, lascio ai tifosi giudicare il calciatore.
Unica cosa mi preme sottolineare non si dica che aveva Rivera: “Facile segnavo anch’io”! Basta vedere i gol: in tutti i modi, con e senza Rivera. Comunque Gianni ha giocato quasi 20 anni nel Milan con tanti attaccanti, ma solo con Pierino Prati ha vinto tutto e hanno costituito una coppia formidabile. Lo stesso Rivera l’ha più volte confermato: “Se c’è un assist perfetto serve anche un movimento perfetto per avere un ottimo finale, cioè il GOL”. Ci tenevo a puntualizzarlo, perché mi sembra irrispettoso e riduttivo verso mio papà.
Quindi vorrei raccontarlo come PAPA’, era una persona umile, gentile, a modo, sempre disponibile con i tifosi. Di poche parole, ma con le persone giuste si apriva ed era uno spasso. Forse un po’ introverso ma credo fosse una protezione verso il mondo esterno.
Da personaggio pubblico era impossibile dare retta a tutti. Non l’ho mai sentito vantarsi di ciò che aveva vinto, avrebbe potuto fare il personaggio, ma non l’ha mai fatto. Veniva da una famiglia operaia della periferia milanese e non ha mai dimenticato le sue origini.
Con noi figli disponibile e presente. Gran giocatore di carte, disegnatore ed amante del verde, della natura, del suo giardino, del suo orto. L’immagine che ho di lui , quando arrivo ancora adesso davanti casa, è vederlo sul suo trattorino rosso nero, mentre taglia l’erba.
Amava insegnare ai bambini, spugne e curiosi nell’apprendere e puliti e genuini nei pensieri. Nei Camp estivi del Milan con il fido Otello si divertiva da morire. Stava in campo sotto il sole ore ed ore e finito il lavoro sul campo, la sera controllava e vigilava che i bimbi stessero bene. I bambini lo adoravano. Ci sono video, foto in cui dimostra questa sua umanità, questa semplicità.
Era un uomo che non accettava compromessi, onesto e pulito. Finito il calcio giocato ha frequentato il super corso allenatori (con Fabio Capello viaggiavano insieme in macchina a Coverciano): così ha iniziato la gavetta allenando diverse squadre in campionati dilettantistici. Quando vinse un campionato CND e si apprestava ad entrare nei professionisti, nell’allora C2, era convinto che con i suoi osservatori, con il suo girare a vedere giocatori, (cosa che aveva fatto fino ad allora e l’aveva portato a vincere) potesse valere anche nel calcio che conta. Si trovò invece in un mondo che non gli apparteneva. La squadra sarebbe stata fatta da un procuratore (uno che oggi è ancora in serie A) che avrebbe fornito i giocatori e anche il mister se richiesto. Il presidente con cui i rapporti erano stati ottimi fino a quel momento si adeguò. Mi ricordo cosa mi disse :”Arriva questo e mi dice per i giocatori non preoccuparti ci sono.” Io gli dico:” la squadra la faccio io, visto che ci metto la faccia.” Presidente se vuole facciamo come abbiamo sempre fatto, altrimenti questo le trova anche il Mister”. Credo che sia stata una grande delusione per lui, vedere che il suo calcio, basato sul lavoro, dedizione, sudore, meritocrazia, era stato superato da altri valori che con il rettangolo verde c’entravano poco e niente.
Meglio tutta la vita la purezza dei bambini.
Con Maurizio Mosca e Marco Civoli iniziò a partecipare a programmi televisivi calcistici e poi a commentare le partite. Si divertiva, ma anche lì poi sono subentrate altre dinamiche (sponsor e discorsi, dibattiti un po’ artefatti, preparati a tavolino, troppo per un genuino come lui) .
Per quanto mi riguarda, giocare a calcio con un cognome del genere non è stato affatto facile. In una precedente intervista già dissi che era stato complicato perché si doveva dimostrare due volte di saper giocare. Da quando ho iniziato, ed avevo 8 anni, fino a quando ho smesso a 40, ho sempre sentito la solita frase ”E’ il figlio di Pierino Prati!”. Mio padre non mi ha mai spinto a giocare né tanto meno agevolato. Sarà venuto a vedermi una decina di volte in tutto, e sempre in secondo piano. Mi sono tolto le mie soddisfazioni (con il Saronno campione italiano dilettanti under 18 ), e dopo alcuni campionati a ottimo livello nei dilettanti firmai un contratto nei professionisti in C2 con il Casale. Mio padre ne era molto fiero. Purtroppo 15 giorni prima del ritiro fu arrestato il presidente (epoca tangentopoli), la squadra non riuscì ad iscriversi al campionato e venne cancellata. Tutti i contratti furono rescissi e io tornai a giocare nei dilettanti. Non me la presi più di tanto, mi concentrai sull’università Si vede che non era destino però con il senno dei poi, mi sarebbe piaciuto vedere cosa avrei potuto fare nei professionisti. Sicuramente nulla in confronto a papà Pierino, che a 24 anni aveva già vinto tutto (manca solo il mondiale con la nazionale, con il club tutto) però Chi mi conosce sa che non mi sono mai beato del Mio cognome anzi! Assolutamente fiero ed orgoglioso ma mai presuntuoso e sbruffone. Sentirsi sempre etichettato come il figlio di Prati, anche dopo tanti anni che giocavo mi dava un po’ fastidio. Mi ricordo che dopo una partita giocata bene mi fermò un tifoso che non mi conosceva fuori dallo stadio e mi chiese in dialetto lombardo: “Ma sei il figlio di Prati ?”, io risposi ”No, sono il cugino di Pamela! (soubrette avvenente e famosa all’epoca)”. Lessi dell’imbarazzo nei suoi occhi. Lui si girò verso i suoi amici e altre persone che erano lì vicino, uno di loro disse: ”Bella ragazza” e io risposi: “Molto bella “ e me ne andai. Portai la borsa in macchina e tornai da quel signore e gli dissi: “Scherzo sono il figlio di Pierino!”, ci facemmo una risata , e mi abbracciò.
Papà non era tanto tecnologico ma vedeva sui social foto, video, i tifosi che lo contattavano erano tanti. Con Alessandro Conforti, tifosissimo della Roma, è nata una bella amicizia. Ha scritto la biografia di papà degli anni romani. Per la presentazione in occasione dei suoi 70 anni hanno organizzato una festa a Roma: vedere tanti tifosi tra i 50 e i 70 anni rendergli omaggio, ancora tanto legati, ricordare i bellissimi anni, fare foto, rilasciare autografi, intonare anche l’inno di quando giocava.
Alcuni di loro mi dissero: “Tuo padre in quegli anni era l’ottavo Re di Roma !!Vanne fiero !!!”. L’ho visto emozionato e felice! A Roma non ha vinto nulla e solo per circa due anni è stato bene fisicamente facendo vedere il suo valore. Per la Roma di quegli anni avere un nome del genere voleva dire riscattarsi e lottare per obiettivi importanti. Non fece nulla di particolare, faceva il professionista serio, e ogni suo gol era una rivincita per chi lo definiva finito. Era anche il periodo in cui inventò la famosa corsa sotto al sud ad ogni rete, sorridente con le braccia alzate (“a Milano San Siro non c’èra la pista, facevo meno fatica”diceva).
Conservo dei bellissimi ricordi di quando abitavamo a Roma. Mi portava al campo d’allenamento al Tre Fontane e c’era sempre un sacco di gente. Una passione infinita. Viscerale. A Firenze palleggiavo con Antognoni e Giovanni Galli e mi hanno “rovinato”. Avevo 8 anni ed è sbocciata la FEDE, tanto che mia figlia si chiama Viola!!! A Salerno ha esordito tra i professionisti. Arrivò con una valigia di cartone e la voglia di sfondare i difensori non erano teneri. A Torre del Greco gli ruppero una gamba; riabilitazione , e ironia della sorte rientrò proprio con la stessa squadra e lo stesso difensore doppietta!!! Salernitana promossa in B!! Oggi è ancora ricordato come forse il più forte attaccante mai avuto dalla Salernitana (così mi dice sempre il caro Amico e tifoso Ubaldo Falcone). A Savona arrivò dopo Salerno, dopo un esordio non brillante in seria A con il Milan. Venne spedito a farsi ancora le ossa e poi tornò a fine carriera con l’aiuto del presidente della Repubblica di allora, Sandro Pertini che era originario della provincia di Savona che chiese al presidente della Roma Anzalone proprietaria ancora del cartellino di dare una mano alla sua squadra. Si trovò benissimo e non fu il vecchio campione a fine carriera che fa numero 24 gol in 54 presenze. Si trovava talmente bene che si pensò tutti di trasferirci in Liguria per sempre. Ricordo la casa scelta, una bella villa vista mare sulle colline tra Celle Ligure e Albissola poi il richiamo della Brianza ebbe la meglio!!!
Aveva bei ricordi di tutte le città in cui ha giocato, e ancora oggi, tanti tifosi di tutte queste squadre e non solo, hanno per lui solo belle parole: lo ricordano non solo per il grande campione che è stato, serio professionista, ma per l’uomo onesto, pulito e disponibile.
Negli ultimi anni avevamo il rito di cenare e vedere la partita a casa dell’amico Bruno Idà con la moglie Bruna che faceva sempre degli ottimi piatti e i figli. Con Bruno aveva instaurato un rapporto speciale: si erano conosciuti ad un Camp estivo del Milan dove aveva partecipato il figlio Giuseppe. Ne nacque una bella e disinteressata amicizia da entrambe le parti. Quando presenziava a eventi o manifestazioni erano sempre insieme, e gli scherzi e i momenti di leggerezza erano la prassi.
Ecco, ho raccontato com’era mio padre e cos’ha voluto dire per me essere suo figlio. A breve sarà il mio compleanno e mi piace pensare che a metà mattinata riceverò la sua chiamata: ”Auguri Chicco (così mi chiamava) quanti sono …..stai invecchiando eh!!! Ci vediamo stasera a cena!” Purtroppo non sarà così , ma lui c’era, c’è e ci sarà per sempre per me !!!!! Ciao Papà… e Tantissimi auguri di Buon Compleanno.

Cristiano Prati

"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.